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The Substance centra il punto (con l'aiuto di Demi Moore)

Cosa c'è di più disgustoso e terribile del male gaze?

The Substance centra il punto (con l'aiuto di Demi Moore) Cosa c'è di più disgustoso e terribile del male gaze?

Demi Moore è stata la prima donna a posare, nuda e incinta allo stesso tempo, sulla copertina di un magazine. Aveva i capelli corti, era il 1991, la copertina era quella di Vanity Fair e la fotografa Annie Leibovitz. La bambina in grembo Rumer, primogenita avuta con Bruce Willis. Lo scatto, inizialmente considerato scandaloso, fu negli anni imitato e parodiato in egual modo, fino a diventare normale, storico, un pezzo di cultura pop. Adesso sono moltissime le celebrity che annunciano così la loro gravidanza, e nessuno batte ciglio. Perché le cose normali, prima di essere normali, erano nuove e shoccanti, anche e soprattutto quando si parla di corpo femminile e della sua libertà di esistere.

Il trattamento riservato al corpo femminile (e a Demi Moore)

La foto della gravidanza di Moore scatenarono due reazioni, opposte: c'è chi parlò di empowerment femminile, chi di sfruttamento di un momento sacro e intimo. In ogni caso, l'immagine subì il male gaze, lo sguardo del desiderio maschile, che sessualizza e avvilisce allo stesso tempo, che sottomette al potere violento dell'uomo, che passivizza e che è prodotto diretto del patriarcato. Questo male gaze sarà, purtroppo, una costante della carriera di Demi Moore (e di tutte le sue colleghe), sia nei periodi di fama massima sia in quelli in cui la donna si allontanerà dai riflettori. Indimenticato - in negativo - il polverone scatenato dal suo look sulla passerella di Fendi nel gennaio del 2021 per la collezione SS21. Troppa chirurgia estetica, specularono allora i tabloid, troppo diversa, troppo artificiale, quasi sfigurata. E anche quando l'attrice mostrò un volto normale su Instagram le insinuazioni non si fermarono. Si era "sgonfiata"? Erano foto scattate precedentemente? Per non parlare delle chiacchiere sul suo corpo, costanti e sempre fatte tirando in ballo l'età, nel bene e nel male. 

The Substance racconta proprio questo 

In The Substance, film presentato al Festival del Cinema di Cannes diretto da Coralie Fargeat e nei cinema italiani a partire dal 30 ottobre, Demi Moore interpreta Elizabeth Sparkle, attrice da premio Oscar e sogno erotico del mondo, che decide di sottoporsi a un procedimento rischioso ed estremo quando viene licenziata dal suo show di fitness. A causa di questa sostanza Elizabeth si sdoppia in una versione più bella e giovane di lei, Sue, interpretata da Margaret Qualley. Il problema sorge quando Sue, ammirata da tutti e iniziata a una carriera splendente e inarrestabile proprio in virtù della sua bellezza, pretende più vita, meno interruzioni. Nel film, in uno stile patinato, preciso, clinico e con uno splatter e un'insistenza sul corpo femminile che è da macelleria più che da film erotico, vengono dunque indagati in maniera spregiudicata i temi dell'odio per se stessi, della disperazione totale e annientante che sta nel vedersi invecchiare e nel veder, di conseguenza, venire meno il potere del risultare attraenti agli uomini, potere utile quanto negativo, che consuma.

La violenza di odiarsi e di perdere desiderabilità agli occhi degli uomini

E Demi Moore decide di annullarsi, di sacrificarsi a un solo altro momento di ammirazione, letteralmente si consuma nel dispiacere di percepirsi vecchia, fuori forma, non più sexy e voluta dagli uomini più disgustosi che forse abbiamo mai visto sul grande schermo. Non c'è, nella visione di Fargeat e in tutta la pellicola, un uomo che non sia infatti respingente, vigliacco, troppo spaccone. In questa visione volutamente e convintamente distorta e violenta, che non nasconde niente anzi si impone sullo spettatore, il messaggio non potrebbe essere più chiaro, ripetuto, esasperato ma sempre vero e vicino, preoccupantemente relatable nonostante tutto il sangue e l'inverosimiglianza. Il male gaze, insieme alle nostre idee su sesso e sessualità, l'ageismo, la disparità di potere tra i sessi, ci erode, ci rosicchia, ci porta al malessere e alla follia in maniera a volte sottile e a volte meno, ma lo fa sempre.