Ci siamo stufati di dover sempre rispondere al telefono?
Come il problema dell'iper-reperibilità impatta sulle nostre vite e quando è il momento di dire basta
24 Ottobre 2024
"Eri online, non mi hai risposto ma hai avuto il tempo di mettere una storia su Instagram, è una mancanza di rispetto": avete mai ricevuto un messaggio del genere? Se la risposta è affermativa e ciò vi ha fatto sentire in difetto, possiamo aiutarvi facendo chiarezza su questo comportamento che caratterizza le relazioni di oggi e che piaga il dating contemporaneo. Quando ci si relaziona a una persona, le domande sono tante. Chi deve fare il primo passo? Quanto tempo deve passare prima di rifidanzarsi dopo una rottura? e così via. C'è però un tema in particolare che sta infiammando i social negli ultimi giorni e si tratta del fenomeno dell'iper-reperibilità o reperibilità tossica. Si tratta di quella dinamica che si innesta nel momento in cui decidiamo di sottrarci al processo comunicativo perché non abbiamo voglia di rispondere o - più semplicemente - perché non rappresenta una priorità in quel momento. Se qualcuno nella vostra vita, che sia il partner, un amico o il vostro datore di lavoro, pretende che siate sempre reperibili e che sia sbagliato decidere di rispondere quando sentite di farlo, probabilmente, siete anche voi vittime di questo meccanismo.
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L'iper-reperibilità secondo una psicologa
La psicologa e criminologa Sara Cutrale ci spiega che il termine iper-reperibilità si riferisce alla crescente aspettativa, nella società contemporanea, dell'essere costantemente disponibili e raggiungibili, specialmente in contesti lavorativi e sociali. Questo fenomeno oggi è amplificato dall'uso diffuso di smartphone, e-mail, piattaforme social e digitali, che permettono alle persone di essere contattabili in qualsiasi momento, giorno e notte. Il tema chiave dunque è quello dell'immediatezza. La continua connettività del mondo online entra nel mondo reale, rendendo sempre più sfumato e difficile da rintracciare il confine tra i due. "Gli stimoli arrivano istantaneamente, generando l'aspettativa di un feedback altrettanto rapido. Si è così sviluppata una sorta di cultura dell'urgenza, in cui si avverte la necessità di rispondere subito, compromettendo spesso la nostra tranquillità". Ci sono due attori in questo dibattito: da un lato chi prova ansia nei confronti dell'iper-reperibilità e, dall'altro, chi prova un senso di frustrazione e nervosismo nel momento in cui feedback non avviene nelle tempistiche sperate. "Si è diffusa l'idea che la disponibilità costante sia sinonimo di attenzione e impegno, tanto che chi sostiene la positività della reperibilità eccessiva continua ad affermare che 'un minuto lo si trova sempre'" aggiunge Cutrale. "Tuttavia, non si considera che rispondere immediatamente a ogni sollecitazione esterna può portare ad un impegno psicologico che per molti può essere più stressante di altri. L'aspettativa di essere sempre pronti e reattivi finisce per gravare sul nostro benessere mentale, poiché non si tiene conto del fatto che trovare 'un minuto' per ogni interazione può essere molto più oneroso di quanto sembri, sia dal punto di vista emotivo che cognitivo".
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Quello della reperibilità non è un fenomeno inscrivibile solamente a ciò che riguarda internet. L'esperta fa infatti riferimento alla teoria psicologica dello stress da ruolo (Kahn et al., 1964), secondo cui l'individuo si trova ad affrontare conflitti di ruolo in cui le aspettative derivanti dal lavoro, dalla vita personale e dalla necessità di essere sempre connessi possono sovraccaricare le risorse cognitive ed emotive. Un'altra teoria che si può citare in proposito è quella che riprende il fenomeno del burnout (Maslach & Jackson, 1981) che è strettamente legato all'iper-reperibilità che, a sua volta, rimanda ai concetti di iper-connessione e di pressione sociale, che sono amplificati dalla tecnologia moderna e possono indurre stress cronico e ansia. Il burnout, infatti, descrive uno stato di esaurimento emotivo, de-personalizzazione e ridotta realizzazione personale, in questo caso dovuta a uno stress lavorativo/sociale prolungato e dato dall'aspettativa altrui.
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Offline o online? La onlife e la network society
Il concetto di "onlife" sottolinea l'interconnessione sempre più profonda tra la nostra esistenza digitale e quella fisica, rendendo obsolete le distinzioni tra online e offline. Le teorie sociologiche che cercano di comprendere questa nuova realtà sono numerose e in continua evoluzione. Possiamo citare ad esempio il concetto di "network society" elaborato da Manuel Castells. Il sociologo descrive la società contemporanea come una "società in rete" dove le relazioni sociali, economiche e culturali sono sempre più mediate dalle tecnologie digitali. Le reti informatiche, secondo lo studioso, non sono solo infrastrutture tecniche ma anche spazi sociali dove si costruiscono identità, si scambiano informazioni e si generano nuove forme di potere. Sembrerebbe dunque che lo spazio fisico e materiale si sia fuso con quello immateriale portandoci a credere che non esista più nessun grado di separazione tra il nostro "io" digitale ed il nostro "io" reale. Secondo il parere della psicologa: "Oggi i giovani della Gen Z vivono gran parte delle loro attività con il pensiero costante di come e quando condividerle sui social, preoccupandosi di mostrare agli altri la propria vita più che di viverla autenticamente. Molti ragazzi, infatti, partecipano a viaggi, concerti o feste con un approccio quasi interamente online, concentrati sull'aspetto social dell'evento piuttosto che sul momento stesso. A volte, l'entusiasmo per queste esperienze non nasce da un interesse genuino, ma dal desiderio di dimostrare agli altri che stanno facendo qualcosa di importante o interessante. In questo modo, il piacere personale lascia spazio alla ricerca di approvazione esterna. Questa confusione tra vita reale e virtuale rischia di alienare i giovani dalla realtà stessa, facendogli perdere il contatto con il presente e portando potenzialmente a fenomeni di derealizzazione. Infatti, quando la vita vissuta diventa sempre più subordinata alla sua rappresentazione online, si rischia di smarrire il significato autentico dell’esperienza e il legame con la realtà concreta".
Aspetti positivi della reperibilità eccessiva
Dietro il fenomeno della reperibilità eccessiva potrebbero celarsi anche degli aspetti positivi. Cutrale ne ha individuati alcuni come l'efficienza e la rapidità nelle comunicazioni, perché essere sempre disponibili consente di rispondere prontamente a richieste, risolvere problemi rapidamente e mantenere flussi di lavoro costanti, migliorando potenzialmente la produttività. Allo stesso modo tale fenomeno può favorire il miglioramento delle relazioni professionali e sociali, poiché la disponibilità continua può rafforzare la fiducia e la collaborazione tra colleghi o con la propria utenza, dimostrando affidabilità. Tuttavia, realisticamente, un fenomeno così stressante difficilmente può essere davvero produttivo e utile sul lungo termine.
Aspetti negativi della reperibilità eccessiva
Passando agli aspetti negativi, emergono problematiche significative come il sovraccarico mentale e lo stress. Essere costantemente reperibili crea una forte pressione psicologica che alimenta ansia, stress e una difficoltà crescente a disconnettersi. Inoltre, fa chiarezza la dottoressa, questa condizione porta a una riduzione della qualità del tempo libero, poiché le continue interruzioni da notifiche e messaggi impediscono di vivere appieno i momenti di rigenerazione mentale, influenzando negativamente il riposo e le relazioni personali. L'iper-reperibilità può anche generare una dipendenza digitale, rendendo difficile staccarsi da smartphone o computer e alimentando il bisogno di rispondere immediatamente a ogni stimolo. Un altro effetto negativo potrebbe essere la perdita di confini tra vita personale e professionale, quando il fenomeno si manifesta in ambito lavorativo, perché fa sentire le persone obbligate a essere disponibili anche fuori dall'orario di lavoro, con gravi ripercussioni sul benessere psicofisico. Insomma, l'eccessiva reperibilità può offrire alcuni vantaggi in termini di connessione e opportunità, ma solo se gestita con equilibrio.
@psicologaia_ 5 CONSIGLI BASATI SULLA SCIENZA PER GESTIRE LO STRESS Fonti: American Psychological Association (APA) Per domande o curiosità lascia un commento #psicologia #psicologa #stress #scienza #gestionestress suono originale - Dott.ssa Gaia Cavalleri
Consigli su come migliorare l'educazione nel mondo digitale
Nessuno di noi ha delle regole o degli schemi precisi per essere un perfetto "cittadino digitale" e far parte di una comunità online risulta essere sempre più complesso. Come ci spiega la psicologa, migliorare il proprio comportamento - sia nella vita quotidiana che come membri della comunità digitale - richiede consapevolezza e rispetto verso gli altri. "Sicuramente ciò che mi sento di consigliare vale per la vita digitale come reale e riguarda l'ascoltare attivamente gli altri, dando attenzione sincera a chi parla, evitando di interrompere e mostrando interesse genuino. Insomma, praticando il più possibile l'ascolto attivo empatico. Questo favorisce il rafforzarsi delle relazioni e fa sentire gli altri valorizzati. Oltre questo è importante usare un linguaggio rispettoso, perché le parole hanno un forte impatto. Ricordiamoci anche che essendo ogni giorno esposti all'uso dei social bisogna evitare di partecipare in qualsiasi modo ad attività di cyberbullismo, non alimentando dinamiche negative, come insulti o umiliazioni pubbliche, ma al contrario, essere promotori di un dialogo positivo e costruttivo".