Vedi tutti

Anora è il film dell’anno

Dopo la Palma d’oro, l'antieroina di Sean Baker è pronta a conquistare anche i cuori degli spettatori

Anora è il film dell’anno Dopo la Palma d’oro, l'antieroina di Sean Baker è pronta a conquistare anche i cuori degli spettatori

La scena iniziale di Anora si apre con una carrellata di sederi che, da destra a sinistra, sfilano sulle note del remix di Greatest Day dei Take That fino ad arrivare a scoprire la protagonista che danza. Quello delle sex worker è un tema ricorrente nel cinema di Sean Baker: sviscerato, ripreso, analizzato fin dai primi passi della sua carriera, andando dalla natura più strettamente intesa delle produzioni indipendenti (Tangerine fu il primo film girato con un iPhone) fino a raggiungere Cannes aggiudicandosi la Palma d'oro. Già solo con la prima sequenza è possibile condensare e riflettere sullo sguardo e sull'autorità che, negli anni, ha assunto l'autore nato a Summit, New Jersey, forse l'unico cineasta il cui male gaze è andato disintegrandosi sempre di più a ogni film. Solo Baker ha il potere di poter cominciare un film con un così esplicito rimando alle forme femminili e non dare mai l'impressione di oggettificare i propri personaggi. È con affetto che il regista e sceneggiatore riprende i  personaggi femminili che hanno costellato la sua filmografia e il cui bene e il rispetto che sente nei loro confronti arriva amplificato storia dopo storia, pellicola dopo pellicola - con Anora di cui è stata organizzata una proiezione speciale per vere sex workers con tanto di Q&A insieme all’attrice Madison, evento definitivo da Teen Vogue "The very definition of a safe space".

Anora, un film crudele

Il racconto, stavolta, trae il nome dalla protagonista, il cui lavoro nel club in cui balla prende un'imprevedibile piega dal momento in cui la sua strada incrocerà quella del ricchissimo Ivan di Mark Eidelstein, già considerato il Timothée Chalamet russo. Un giovane che è più bambino che adulto e che con la frenesia di un fanciullo vive ogni cosa: il tempo libero con gli amici, i viaggi negli hotel di lusso, un rapporto cominciato con una sex worker che alla fine desidera sposare. Ma i capricci del ragazzo sono sempre dietro l’angolo e il sogno di una vita migliore per Anora (non necessariamente per allontanarsi dall’ambiente, quanto per una sicurezza economica) comincerà presto a vacillare. Una comicità spinta tra salti nelle camere da letto e la possibilità di una vita totalmente altra rispetto alle pole dance erotiche e alle prestazioni private con cui arrotondare. Un umorismo sfacciatamente ironico, caustico, crudele. La vita che ti fotte se non la fotti tu per prima, e in cui non è detto che tutto vada come avevi previsto o sperato. Nel salto ambizioso compiuto da Anora, che Sean Baker fa grazie anche alla credibilità acquisita nel tempo, il film è l'emblema dello stile e delle tematiche di un autore che ha attraversato la svolta nel proprio percorso registico, punto massimo dell'espressione narrativa e di mezzi, che fa incontrare indie e industria al suo centro. L'autore non ha abbandonato la corrente più sporca e manuale, più inventiva e sperimentale, cedendo alle lusinghe e alle opportunità della notorietà che negli anni ha conquistato, ma le ha piegate per esaltare ancora di più una categoria che ha preso a cuore e il cui amore è più puro di quanto chiunque altro ne abbia mai provato. 

Abbiamo scoperto Mikey Madison

E se per la Ani di Mikey Madison ciò che le viene offerto rischia di disilludere le aspettative - attrice di cui si percepisce a pieno la fiducia riposta nel suo regista, nonché la sicurezza che le ha restituito, tanto da non richiedere nemmeno la figura di un intimacy coordinator - per Baker il risultato della sua opera è il riconoscimento di un'autorialità limpida e generosa. Un’indagine approfondita di una categoria a cui ha deciso di dedicarsi anima e corpo, dandone a sua volta ai propri personaggi, dalla pornostar la cui migliore amica è una burbera anziana in Starlet a un divo dei film per adulti caduto in rovina in Red Rocket (e, in questo caso, ancor più alla sua ingenua ninfetta Strawberry). Anora è la summa di un argomento ripetuto e approfondito, la summa di un'estetica, all'apparenza la più canonizzata delle opere di Baker, ma in realtà la più identitaria proprio perché non scade nella promessa del cinema mainstream. Non lo fiuta nemmeno, forse ci giochicchia un poco, ma l’evoluzione della storia, l'arco narrativo della protagonista e quel finale pieno di pathos e sentimento, di dolore e malinconia, sono gli esempi di un autore che non ha mai perso la bussola della propria personalità, così come quella delle donne che ha sempre voluto raccontare. Sono loro il suo epicentro, il sodalizio umano che è diventato spunto artistico. E perciò è trasporto, tenerezza, compassione, adorazione ciò che fuoriesce e che percepiamo da un film tanto moderno, tanto sincero, tanto pop. Per nulla idealizzato, per niente compiacente o permissivo. Di una bellezza conturbante come la sua Mikey Madison. Un’opera dal carattere tutto suo che è poi quello della protagonista. Che è poi, a sua volta, quello della cinematografia di Sean Baker.