Noémie Merlant: "Il cinema al femminile deve essere universale"
Abbiamo intervistato l'attrice e regista alla Festa del Cinema di Roma con il film The Balconettes
29 Ottobre 2024
Noémie Merlant ha quasi trentasei anni, un premio César vinto come miglior attrice non protagonista per L’innocente di Louis Garrel e due film all’attivo come regista. Cominciata la carriera da modella, ha presto virato verso la recitazione studiando alla Cours Florent, per finire poi dietro la macchina da presa prima nel 2021 con Mi iubita, mon amour e, nel 2024, col comico e surreale The Balconettes, in anteprima fuori concorso alla 77esima edizione del festival di Cannes e di passaggio in Italia alla 19esima Festa del Cinema di Roma.
Noémie Merlant, regista per caso (o quasi)
"Ho capito di voler fare cinema molto presto, poi è successa una tragedia: mio padre ha avuto un incidente e mi sono ritrovata in ospedale con lui", racconta Merlant, il cui debutto cinematografico risale al 2011 con La permission de minuit di Delphine Gleize. "È stato allora che ho cominciato a guardare le cose con un punto di vista diverso, da osservatrice. Forse è stato proprio questo cambio di prospettiva a farmi superare quel momento, a catechizzare certe cose troppo dure, a iniziare a pensare per immagini e restituirle agli altri". Di tempo però ne è passato prima che prendesse in mano la regia. “Avevo vent’anni, tutto è andato avanti. Mi sono detta: chissà, un giorno potrei avere l’opportunità di diventare regista. Nel frattempo ho fatto l’attrice e sapevo che doveva andare così, una cosa alla volta”.
Tra Tár e Ritratto della giovane in fiamme
Di risultati ne ha di certo raggiunti: sempre dai César, gli Oscar francesi, viene individuata come giovane promessa femminile per Le ciel attendra nel 2017 (sebbene riceverà il riconoscimento Oulaya Amamra per Divines) e arriverà ad affacciarsi sul terreno statunitense diventando l’assistente della direttrice d’orchestra iconica e spietata del gioiellino Tár, recitando accanto a Cate Blanchett. Ma è merito di Céline Sciamma se il pubblico internazionale ha cominciato ad amarla, dirigendola nella folgorante storia d’amore di Ritratto della giovane in fiamme del 2019 accanto a Adèle Haenel, il cui portato culturale e l’importanza dell’opera per la comunità LGBTQIA+ (e non solo) continuano a risuonare negli anni.
E il processo di scrittura dell'ultima opera, The Balconettes
“Inizialmente avevo cominciato a scrivere The Balconettes da sola, poi ho girato le bozze a Céline. Siamo rimaste grandi amiche dai tempi di Ritratto della giovane in fiamme e poi, un giorno, ho osato chiederle aiuto”, si lancia Noémie, approfondendo la stesura del suo secondo lungometraggio, scritto proprio insieme a Sciamma. “Così mi ha chiesto di leggere cosa avevo e, anche se non rientrava propriamente nel suo stile, era molto eccitata di prendere parte al progetto. È un’appassionata dei film di genere ed ero al settimo cielo quando ha accettato di partecipare. Per me è una delle più grandi cineasti viventi, se non la più grande in assoluto. Abbiamo capito che eravamo in grado di collaborare perché sapeva esattamente cosa avessi in mente. Conosce le mie inclinazioni, il mio linguaggio. Si è messa al servizio della mia espressività per realizzare il film, contribuendo con alcune idee assolutamente sublimi”.
Di cosa parla The Balconettes?
Così si arriva alla storia di The Balconettes: tre amiche e coinquiline che, dopo una serata fuori controllo, si ritrovano ad affrontare una morte improvvisa e un oscuro segreto, tutto a causa di un bel vicino che vedono direttamente dal balcone della loro casa a Marsiglia. Tre donne - un’attrice, una scrittrice e una camgirl - che devono affrontare l’ignoto, sotto il segno della sorellanza, interpretate da Souheila Yacoub, Sanda Codreanu e Merlant stessa, con in più il Lucas Bravo di Emily in Paris. Ma non chiamate The Balconettes un film femminista. “È solo cinema”, spiega Merlant. “Fin dalla notte dei tempi, quando esistevano praticamente solamente film di uomini che parlavano di uomini, non abbiamo mai detto fossero film maschilisti. Sono film e possiamo trovare o meno cose che, di quelle storie, ci colpiscono. Come donne noi stesse abbiamo visto pellicole dirette da uomini sugli uomini e ne siamo rimaste impressionate. Succede quando un’opera riesce ad essere universale. Ci sono film che ne sono capaci, altri no”.
Una quotidianità di donne
La pellicola di Merlant vortica proprio attorno a una quotidianità di donne, pur punteggiata da elementi legati all’ignoto. “Ci sono film che parlano di vite e mondi femminili. È inevitabile, perché si rifanno alle nostre esperienze, al rapporto col corpo, alla violenza sessista e sessuale, perché è ciò che sperimentiamo tutti i giorni”, prosegue. “Se chiedessimo quante donne hanno subito almeno un’aggressione nella propria vita, il numero sarebbe enorme. Ovviamente questo fa parte del tessuto del nostro racconto, ma proprio in quanto specchio di una società patriarcale a cui ci rifacciamo costantemente. Credo che sia per questo che quando arriva un titolo come The Balconettes lo si tratti come un’opera femminista, ma l’intenzione è di renderlo ancora più ampio, più esteso per il pubblico. È anche un film che parla di amicizia. Il problema è che tendiamo a credere che il femminile sia particolarizzato e il maschile qualcosa di generale. Questo è altrettanto pericoloso nella nostra lotta femminista, perché anche il femminile deve diventare universale”.
Il film di genere al femminile in Francia
E se il femminile deve diventare universale lo è anche uno sguardo smaccatamente di genere che, per tanti anni, è stato appannaggio di un cinema d’autori uomini. Tendenza che proprio in Francia sta cambiando sempre più la propria direzione, a cominciare dalla bestialità adolescenziale di Julia Ducournau col suo esordio Raw (2016) fino alla Palma d’oro raggiunta col metallico Titane (2021) e che, nel 2024, vede trionfare la connazionale Coralie Fargeat col body horror The Substance con protagoniste Demi Moore e Margaret Qualley, dopo l’altrettanto cruento debutto Revenge del 2017. “Il genere è qualcosa di più vicino alla nostra vita di quanto possa sembrare”, commenta la regista, che non manca di inserirne un pizzico proprio in The Balconettes. “In un solo giorno si può passare da qualcosa di completamente assurdo a completamente divertente, fino anche a qualcosa di orribile e spaventoso. È ciò che sento più affine, sia nel lavoro che nella mia esistenza. Al cinema, poi, mi piace venir sorpresa. Mi piace trovare paura, poesia, provare un trasporto fisico che mi faccia ridere o sognare. È come quando sei sulle montagne russe. Volevo che il mio film fosse proprio così”.