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Lettera aperta agli uomini

Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Lettera aperta agli uomini Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Sembra contro-intuitivo, ma non lo è. Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la nostra attenzione si rivolge agli uomini, ai ragazzi, ai giovani della gen Z, che sono sempre più suscettibili alla radicalizzazione. Le donne, queste cose, le sanno. Se le dicono sui social, per strada, in chat, davanti a un caffè. Si scambiano dati e informazioni, riflessioni e consigli. Le ascoltano dalle istituzioni, dai brand, dagli attivisti e dagli influencer. Tutti i giorni e a tutte le ore, ma quando si avvicina questa ricorrenza di più. Ne parlano con i familiari, con i compagni di classe, con i colleghi, litigano con gli amici che sembrano non rendersi conto, si arrabbiano. E con gli uomini, chi ci parla?

Essere femministi non significa essere deboli, significa diventare persone migliori

A volte, gli uomini fanno fatica a parlare con gli altri. Non riescono ad esprimere le proprie emozioni e i propri pensieri, pensano che sia prova di debolezza, qualcosa di cui vergognarsi. Sono stati educati a reprimere, a stringere i pugni. Sono vittime loro stessi di questa tensione. Violenze e molestie, in realtà, dimostrano molta più insicurezza e debolezza di quanto si possa pensare a un primo sguardo. Se per avere un rapporto di qualsiasi tipo con una donna occorre utilizzare la forza, forse c'è qualcosa che non va, non si è stati resi capaci a utilizzare altri strumenti. Da cosa deriva? Dal gruppo che fomenta? Dall'isolamento che porta dritti nelle braccia di Andrew Tate e di altri misogini e violenti che hanno fatto dell'odio la loro missione di vita? Della voglia di ribellione, che li spinge a inneggiare a Turetta e a sentirsi in pericolo ogni volta che le donne rivendicano qualcosa? Della società che li pretende forti? Tutto questo e anche di più. Essere fautori di uguaglianza e di femminismo richiede tantissima forza, nella solitudine della propria stanza, nell'anonimato del proprio profilo TikTok e anche nel mondo di fuori, nel gruppo, con gli amici. 

@sexualityscholar Men deserve access to the full range of human emotions. Living in the liminal space between anger, fear and neutrality just isn’t living #feminismisforeveryone #mentalhealthmatters #mendeservebetter #mendeserve #emotionaldamage #patriarchyproblems Feminism is for Men - Katie

Esiste il rischio di perdere il gruppo, ma è nel gruppo possono essere impiantati i semi di un futuro migliore

Cosa succederebbe se, da uomini, si iniziasse a riflettere su questi punti? A trattare le donne come persone e non come oggetti su cui sfogare i propri naturali istinti sessuali che loro lo vogliano o meno? Se si andasse contro la propria stessa educazione e si contestassero, anzi, i comportamenti violenti altrui? Probabilmente qualcosa di molto bello che non solo renderebbe più sicure le donne, ma che si rivelerebbe utile anche agli uomini stessi, alle relazioni tra di loro e con gli altri sessi. Probabilmente alcune persone si allontanerebbero, ma se ne avvicinerebbero di altre, che non deridono l'espressione di dubbi o perplessità, ma che abbracciano lo sforzo al cambiamento, che perdonano gli errori e che discutono delle ricadute, dell'uso delle parole giuste, dell'abolizione degli atteggiamenti sbagliati. Insieme e senza giudicare, ma sempre in buona fede

L'isolamento dà spazio alla radicalizzazione è alla violenza

In quest'ottica di avvicinamento, è bello pensare a un gruppo di ragazzi che non fa paura, che non si spalleggia nell'espressione di sentimenti molesti, ma che fa da nucleo a un cambiamento auspicato e auspicabile. Una buona idea, inoltre, potrebbe essere chiedere aiuto a figure di autorità, a professori e professoresse, capi e mentori, genitori e nonni. Se sono donne, possono aiutare a capire un punto di vista che non è il nostro e a darci feedback costruttivi. Se sono uomini, possono guidare in un percorso di presa di consapevolezza fornendo un esempio vivente. La parola chiave qui è decostruzione, certo, ma anche semplicemente compagnia. La solitudine esacerba la violenza, l'aggressività, rende più spaventosi i pensieri di possesso. Insieme, come i Flowerboys della canzone dei Saint Ivory, bisognerebbe darsi il permesso di essere dolci.

Le aspettative dei padri

Non è facile, per niente. Tutto rema contro. La società, la famiglia, l'eteronormatività. Il femminismo è ancora visto come un nemico, il patriarcato messo in dubbio. Pendono sui ragazzi giovani le aspettative dei padri, dei nonni, di chiunque sia venuto prima di loro, della società che mette su di loro delle pressioni, che li costringe, anche quando non vogliono, a essere forti e prepotenti. E se non riesci a realizzarti e a conquistare neanche quando dovresti essere sul tetto del mondo, quando la società ti porta in cima, come dovresti sentirti? Per disimparare il sistema ci vuole appoggio, dolcezza, terapia, sostegno, comunità. Come al solito, l'approccio deve essere comunitario, promuovere un'educazione emotiva, emozionale, sessuale e all'affettività che insegni alle donne a riconoscere gli effetti del patriarcato sulle loro vite e a sfuggire agli schemi imposti, ma faccia lo stesso anche con gli uomini, che vengono sistematicamente distaccati dalla loro sfera interiore e per questo disumanizzati.