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Come levarsi quella canzone - proprio quella - dalla testa

Earworm, istruzioni per l'uso

Come levarsi quella canzone - proprio quella - dalla testa Earworm, istruzioni per l'uso

Avete presente quelle canzoni, tormentoni o jingle che ci entrano nella testa senza volerlo e non riusciamo a scacciare per giorni o settimane? Secondo una ricerca Plos One l’earworm, letteralmente tradotto come "tarlo dell’orecchio", si infila nella nostra mente e intrappola circa il 90% delle persone almeno una volta alla settimana per 15 – 30 secondi. In particolare, secondo James Kellaris, professore di marketing all’Università di Cincinnati, sembra che questa sensazione intrusiva colpisca maggiormente il genere femminile, che si dimostra anche più irritato dalla sua presenza.

Quali sono le caratteristiche dell'earworm e perché succede

Passaggi musicali a ritmo sostenuto e veloce, una melodia comune, intervalli insoliti, con salti o ripetizioni e note lunghe che ci rincorrono: un frammento breve, catchy, che a volte nemmeno ci piace, spesso accompagnato da un testo poco impegnativo. Sono questi gli ingredienti perfetti per trasformare l’ultima hit del nostro Daily Mix di Spotify in un vero e proprio tarlo. "Alcune persone si ritrovano a girare con della musica nella testa quasi costantemente" ha detto Ira Hyman, psicologo che studia il fenomeno all'Università del Western Washington. Da un punto di vista neurologico, sembra che gli earworm attivino la corteccia primaria sinistra del cervello, la parte direttamente connessa al senso dell’udito. In aggiunta, se alla canzone leghiamo un significato sentimentale, le probabilità che il tormentone rimarrà intrappolato sono ancora più alte.

I due protagonisti del processo di elaborazione uditiva sono l’amigdala (parte del sistema limbico volta alla gestione delle emozioni) e l’ippocampo, coinvolto nell’elaborazione del processo mnemonico: a concorrere nel progresso dell’ostinazione ripetitiva si aggiunge il rilascio di dopamina che deriva dall’ascolto di un brano che ci emoziona. Secondo il dottor Hyman è in concomitanza ai momenti di maggior relax che le canzoni ci inseguono, provocando la "sindrome della canzone bloccata". Sembrerebbe, infatti, che durante attività individuali come camminare, fare un puzzle o lavare i piatti ci sia più spazio nel cervello: è nel il lasso di tempo in cui non siamo completamente concentrati su un compito da svolgere che la nostra mente vaga, come conferma uno studio fatto su un gruppo di studenti universitari.

Come levarsi una canzone dalla testa?

"A restare impressi, in genere, sono i frammenti di un brano, non un intero pezzo" spiega Elizabeth Hellmuth Margulis, a capo del Music Cognition Lab dell'Università di Princeton. Sembra strizzare l’occhio al consiglio dell’amica in campo sentimentale il metodo del "chiodo schiaccia chiodo": ascoltare un’altra canzone sarebbe utile per liberarsi dall’invadenza della melodia che abbiamo in testa. La d.ssa Waters è sostenitrice della ripetizione: in un video condiviso su TikTok, afferma che ascoltare un jingle o una canzone più volte per intero permetterebbe una risoluzione armonica del finale, comportando così lo sbloccarsi del pezzo rimasto irrisolto. Nel dettaglio, secondo alcuni esperti, quando la mente non ricorda come prosegue una canzone, "riavvolge il nastro" fino alla parte che conosce, continuando a ripetersi. Ascoltare il pezzo per intero, dunque, porterebbe a termine l’attività.

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Un ulteriore studio del 2015, condotto dall’Università di Reading afferma che tra i metodi migliori per togliersi una canzone dalla testa ci sia masticare un chewing gum: i ricercatori hanno fatto ascoltare una canzone a 18 studenti universitari, poi gli hanno chiesto di non pensare alla melodia per tre minuti. A metà dei partecipanti è stata data una gomma durante i tre minuti, mentre agli altri no: sembra che l’azione della masticazione tenga impegnate aree del cervello coinvolte nell’elaborazione di informazioni uditive, come conferma Emery Schubert, psicologo all’Università del New South Wales. È di carattere più conviviale la soluzione di parlare con qualcuno che conosciamo poco: in questo modo lo sforzo sociale costringe la nostra attenzione a spostarsi.

Possiamo utilizzarlo a nostro vantaggio?

Secondo alcune ricerche l’earworm può essere sfruttato nell’apprendimento linguistico o per scandire to-do list, sostituendo ad esempio le parole di una canzone con ciò che si vuole ricordare: quello che rimarrà in testa avrà così un’utilità. Infatti quando una parola o una breve frase è accompagnata da una melodia, sarà più facile che venga assorbita. E perché non sfruttare questa naturale predisposizione del nostro orecchio per imparare una nuova lingua?