Vedi tutti

Quella subita da Tony Effe è davvero censura?

Non esattamente, ma c'è da parlarne

Quella subita da Tony Effe è davvero censura? Non esattamente, ma c'è da parlarne

Tony Effe è sulla bocca di tutti. E non, questa volta almeno, per il dissing con Fedez o per la storia con Taylor Mega, ma per la misoginia nelle sue canzoni, che gli ha fatto perdere il posto sul palco del concerto di Capodanno di Roma, al Circo Massimo. La decisione è stata presa dagli organizzatori a seguito delle proteste da parte del Campidoglio e dell'associazione Differenza Donna. Molti i suoi colleghi che sono corsi in sua difesa, compresi Mahmood e Mara Sattei, che hanno deciso di rinunciare all'ingaggio in solidarietà. Non sono stati gli unici, tanto che adesso pare che l'evento sia rimasto senza cantanti. Le opinioni degli utenti, però, si spaccano a metà. C'è chi trova inaccettabile quella che viene definita come una vera e propria censura di un artista e chi, invece, si augura che questo sia un passo verso l'epurazione della musica italiana da temi e stilemi misogini ripetuti e nocivi per gli ascoltatori, soprattutto quando si tratta di ragazzi molto giovani e facilmente influenzabili.

Tony Effe e il Capodanno romano: si tratta davvero di censura?

In questo caso si può davvero parlare di censura? Non tutti ne sono sicuri. Da definizione, infatti, la censura è: "Il controllo della comunicazione da parte di un'autorità che limita la libertà di espressione e l'accesso all'informazione con l'intento dichiarato di tutelare l'ordine sociale e politico". Le domande da farsi, dunque, potrebbero essere: esiste libertà di espressione quando si parla di misoginia da parte di uomini famosi e privilegiati che - immersi in un sistema patriarcale - cantano di donne in maniera poco lusinghiera normalizzando comportamenti di slutshaming e oggettificazione? E ancora: si può davvero parlare di censura se Tony Effe vince premi, sta in cima alle classifiche e partecipa al Festival di Sanremo appoggiato e difeso da Carlo Conti in persona e organizza in piena libertà un concerto alternativo? E infine: che tutela all'ordine sociale e politico potrebbe sconvolgere un trapper che fa esattamente il trapper vestito da trapper? 

Rap e trap sono cause o conseguenze?

Il dibattito sui tropos caratteristici di alcuni generi musicali è acceso dalla loro stessa popolarizzazione, e non saremo certo noi in questa sede a risolverlo. Non è chiaro se è venuto prima l'uovo o la gallina, o se la misoginia nelle canzoni è causa o conseguenza diretta di un certo tipo di atteggiamento nei confronti delle donne. La risposta potrebbe essere entrambe le cose. Se, infatti, sembra assurdo affermare che il patriarcato l'ha causato il trapper di torno, meno assurdo sembra ipotizzare che Tony Effe sia diventato così famoso e di successo anche perché si confà a una serie di modalità che stanno già vincendo e che vinceranno, purtroppo, ancora per un po'. Allo stesso modo, stabilire che il modo in cui trap e rap parlano delle donne vada a corroborare un certo rapporto di potere, che attraverso le stesse canzoni viene validato ulteriormente, non suonerà certo censorio, quanto realistico e verosimile. Avete mai letto i commenti lasciati dai ragazzi adolescenti e preadolescenti sotto i video di ragazze famose e, magari, anche prosperose o sensuali? Osserverete un fiorire linguistico e lessicale che non ha niente da invidiare a Tony Effe e compari. Coincidenze?

La verità, come sempre, è che la realtà è molto più complessa e stratificata delle fazioni sui social network e dei messaggini bianco su nero delle storie Instagram, che la censura è una cosa seria (e le parole hanno dei significati ben precisi, che è meglio non ignorare) e che, anche se Tony Effe ci sta simpatico, a volte anche le canzoni hanno delle implicazioni, delle influenze e un portato da non sottovalutare proprio perché e quando sono tutto tranne che impegnate. E questo non vuole per forza dire che tutti i rappresentanti di un certo genere musicale debbano essere estromessi da ogni manifestazione musicale o di spettacolo, anzi, ma che riflettere sui rapporti tra le cose potrebbe essere un buon modo per sciogliere certi nodi. E quando e se il patriarcato sarà stato svuotato e depotenziato, allora potremo capire a fondo cosa ha creato e da cosa è stato creato, e fare un certosino lavoro di pulizia.