Maria Callas, Angelina Jolie e la magrezza come ossessione (degli altri)
Mentre in sala arriva il film sulla soprano diretto da Pablo Larraín, tra le due dive un legame dentro e fuori il grande schermo
01 Gennaio 2025
Siamo ossessionati dal corpo delle donne. Non è la prima volta che si dice, non sarà l’ultima e continueremo ancora per anni e anni a scrivere e riflettere sulla perversione morbosa del dover giudicare il fisico delle persone, soprattutto se appartenenti a una specifica categoria. C’è un modo in cui, però, il cinema ha saputo inquadrare e contestualizzare il corpo femminile, utilizzando nel corso del tempo anche delle icone, riportando dei pattern che nel particolare di una determinata persona e della sua determinata storia mostrano come ci sia un’universalità che ci lega tutti. O, almeno, a qualcuno di simile. Un esempio? Maria di Pablo Larraín, con Angelina Jolie.
Le cose in comune tra Maria Callas e Angelina Jolie
Nel fare lavoro di ricerca per Maria, Pablo Larraín e l’head of casting Maurilio Mangano - insieme alle colleghe di quest’ultimo Mathilde Snodgrass, Sofia Dimopoulou e Katalin Baranyi - hanno trovato nel passato di Callas, protagonista dell’ultimo film del regista cileno, un’assonanza che riecheggia tutt’oggi quando sentiamo, parliamo o leggiamo di Angelina Jolie. La magrezza è stata un cruccio nella vita della soprano greca di cui vediamo rivivere gli ultimi giorni nella pellicola presentata in anteprima a Venezia81. E lo è a suo modo per una “divina” del cinema a cui non è mai stato concesso di prendersi cura del proprio corpo in maniera personale e privata, con altri a rendere spesso pubbliche teorie e considerazioni sui chili persi o meno dall’attrice, per una narrazione che l’ha accompagnata nella sua vita e carriera.
In questo caso, chiamare Jolie per parlare dell’esistenza di Maria Callas e di come si presentava al mondo amplifica il messaggio di un’opera e l’immagine della protagonista che si vogliono restituire. Nell’opera di Larraín i giorni finali della vita della cantante vengono punteggiati dalle considerazioni sul suo fisico e sull’eccessiva magrezza che l’aveva seguita anche nella morte. Ed è ironico pensare che, prima ancora della première che si sarebbe svolta all’interno del Palazzo del Casinò al Lido, fuori sul red carpet i fotografi mandavano di fretta e furia le foto dell’attrice, avvolta nella sua stola di pelliccia sull’abito realizzato su misura di Tamara Ralph, così da poter far urlare ai quattro venti quanto ancora una volta Angelina Jolie era troppo magra.
Maria Callas e il rapporto con il corpo
Un’assonanza che, mentre scorre nel film, crea un filo diretto tra la maniera in cui è sempre stata recepita la figura di Callas, caduta vittima dell’ideale femmineo di un corpo che doveva essere slanciato e longilineo, e degli standard che per decenni hanno dettato le regole dell’industria di Hollywood e contribuivano ad esasperare una certa ricerca della bellezza. Per la cantante l’idea di dover essere magra fu una convinzione che portò con sé fino alla fine, facendo della fragilità del suo corpo il contralto della potenza della sua voce. Per Maria Callas la decisione di dimagrire arrivò dopo l’incontro con la sarta milanese Elvira Leonardi Bouyeurein, detta Biki, che dichiarò: “Se dovessi mettermi a vestire una donna come lei diventerei pazza. È talmente e spropositamente grassa che qualunque cosa indossi non può donarle. Non potremmo rendere onore al protagonismo di una donna talmente affascinante se prima la signora non perdesse qualche chilo”.
Ripercussioni? Cinquanta chili persi, una dieta ferrea che condizionò tutta la sua esistenza e l’idea di doversi mantenere magra per il resto dei suoi giorni. È difficile credere nella versione di una Maria Callas motivata dal voler raggiungere un fisico a misura delle proprie ambizioni in una sorta di equazione che vorrebbe magrezza uguale a successo. Anche perché la fama per Callas era arrivata proprio mentre pesava intorno ai cento chili. Poi l'ossessione e la documentazione dei "progressi". Durante la Gioconda alla Scala nel 1952 pesava 92 chili, per la Norma di Trieste del 1953 la bilancia ne segnava 80. Nel 1954 per il Don Carlo, sempre nel Tempio del Piermarini, arriva a 64, ma non le bastano i 36 chili persi in un lasso di tempo di due anni, la soprano ha un numero in mente da rispettare: 54 chili. È nel biennio 1955-1957 che Maria Callas sfiora ciò che considerava il proprio ideale di bellezza, stessi anni in cui diventò amica e musa di Luchino Visconti e Pier Paolo Pasolini.
La storia di Angelina Jolie: una privacy non rispettata
Per Angelina Jolie il procedimento non fu diverso ma paragonabile. A quindici anni sembrerebbe aver dovuto affrontare i primi problemi alimentari, soffrendo di un’anoressia che ha portato la famiglia a farla seguire in un centro specializzato. Nel 2007, con la morte della madre, sembrano ripresentarsi gli stessi problemi. Appunto sembrano, però, perché a differenza di quanto certificato dalla stessa Callas, Jolie non ha mai reso partecipe gli altri del rapporto col proprio fisico. Ma questo non ha fermato il gossip.
È, infatti, sempre da terzi che arriva qualche informazione. Dal padre Jon Voight o dell’ex marito Brad Pitt che nel 2016 vennero tirati in ballo come coloro preoccupati e impegnati nella riabilitazione della figlia e moglie. Ancora, in occasione del tour del sequel Maleficent - Signora del male, la notizia sui presunti 35 chili di Jolie era stata lanciata dal sito Radar Online prendendo come metro di giudizio soltanto delle foto attraverso cui alcuni nutrizionisti avevano fatto un consulto. Non proprio una tipica visita da un medico specialista. Gli stessi che Jolie aveva dovuto incontrare per sottoporsi a una mastectomia per prevenire il rischio di sviluppare un cancro al seno, vista la sua mutazione del gene BRCA1 e causa della morte della madre, oltre alla ovariectomia del 2015 per ridurre il rischio anche del tumore alle ovaie. Questioni anch’esse private di cui, in questo caso, fu l’attrice stessa a parlare, scrivendo nel 2013 un articolo per il New York Times dopo il primo intervento, e che non si è mancato di usare come ulteriori speculazioni sul motivo della sua magrezza.
Due dive che diventano una in Maria
Così, in un casting che va oltre la performance, ma cerca un’attinenza con la realtà che Pablo Larraín riporta lucidissima, il personaggio di Maria si sdoppia in due “divine” allo specchio, spesso alla mercé degli altri, più grandi di quanto sia una forma fisica a contenerle. Due che diventano una sotto la lente rispettosa ed elegante dell’autore, secondo cui il talento libra al di sopra di tutto, di qualsiasi peso e qualsiasi convenzione.