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L’arte può ancora cambiarci la vita?

Parola a Sonya Akulshina, artista eclettica e piena di speranza

L’arte può ancora cambiarci la vita?  Parola a Sonya Akulshina, artista eclettica e piena di speranza
Sofia Kulianu

Avete mai pensato che le parole di uno sconosciuto potessero essere quelle di cui avevate più bisogno? La regista e video artista russa Sonya Akulshina ci fa raggiungere nuove consapevolezze: su di noi, sugli altri e sul potere della condivisione. La donna si impegna a creare una documentazione poetica del mondo che la circonda grazie alla sua passione per la narrazione cinematografica. Alla sua community su Instagram, regala ogni giorno contenuti nuovi sui luoghi che visita, catturando i dettagli e le sfumature delle piccole cose che spesso passano inosservate. Sonya assorbe con la sua videocamera le vite della gente, i colori meravigliosi dei paesaggi e li accosta a dei suoni o alla sua voce che racconta una storia.

"Per un po' ho messo da parte la mia passione per i video e le immagini. Nel 2023 ho ripreso in mano la macchina fotografica e tutto è cambiato. Ho cominciato a documentare il mondo che mi circonda, e mi è sembrato giusto. Quello che era iniziato come un modo per affrontare le incertezze della vita ha finito per significare qualcosa anche con gli altri. Sono passati quasi due anni da quando ho deciso di espormi, e quella scelta ha cambiato completamente la mia vita, portandomi dove sono oggi" ci racconta, e le parole della regista suonano come un invito carico di speranza, che ci aiuta a credere nei nostri sogni, anche se il percorso può sembrarci difficile. 

 L'arte di Sonya Akulshina su Instagram

"L'immobilità di una fotografia, il modo in cui cattura un momento, un'emozione o una storia in un singolo fotogramma… mi ispira profondamente" ci ha spiegato Sonya. "Questa stessa sensazione di osservazione silenziosa influenza gran parte del mio modo di fare cinema: in molti dei miei video, la telecamera rimane immobile, quasi come un osservatore silenzioso, permettendo alla scena di svilupparsi naturalmente davanti all'obiettivo. Sono affascinata da come questo approccio crei spazio per lo spettatore per riflettere e immergersi nel momento". Il suo segreto? "Quando giro per strada, cerco sempre di lasciare la telecamera accesa per qualche secondo in più. C'è qualcosa di magico nell'imprevedibilità della vita reale, non sai mai cosa potrebbe succedere in quei momenti".

Non solo una registrazione oggettiva dunque, anzi un manifesto programmatico quasi hopecore: "La vita è spesso difficile, e mentre c'è molta sofferenza e oscurità nel mondo, scelgo di rimanere ottimista. Cerco attivamente la gentilezza, l'amore e la bellezza, anche nelle piccole cose, in tutto ciò che vedo. Sono costantemente alla ricerca di quei momenti da film che si trovano nella quotidianità". Senza filtri, Sonya condivide con noi i suoi obiettivi: "Sto diventando più coraggiosa nell'esplorare argomenti che sono spesso difficili o scomodi, ma che devono essere affrontati. Che si tratti di solitudine, lutto o speranza, voglio creare spazi in cui queste emozioni possano essere condivise senza vergogna o paura. Alla fine, i miei soggetti sono guidati dalle mie esperienze, domande e dalle storie che sento debbano essere raccontate". E conclude: "C'è qualcosa di molto potente nel condividere le complessità dell'essere umani, e spero che il mio lavoro possa aiutare le persone a sentirsi viste, ascoltate e comprese. Sto ancora cercando di capire chi sono come regista, ma il mio sogno è di creare sia film narrativi che documentari, opere che risuonino profondamente, suscitino riflessioni e colleghino le persone".

Il progetto Letters from strangers

Il suo ultimo progetto artistico che riguarda lo scambio di lettere tra persone sconosciute. "All'inizio del 2023, ho creato un format chiamato Questions of my 20s, un viaggio personale in cui condividevo le domande che mi turbavano di più. Quando la serie ha ottenuto un riscontro dagli altri, ho invitato degli sconosciuti a inviare le loro domande, e centinaia hanno risposto" confessa. "Attraverso quel progetto, ho sperimentato il potere di co-creare con sconosciuti e dare voce ad altre persone. È stato incredibilmente commovente vedere quanto siamo tutti profondamente connessi, anche nelle nostre lotte più intime. Quella esperienza mi ha ispirato a creare Letters from Strangers—uno spazio separato dove le persone possono connettersi attraverso lettere". Come funziona? "L'idea è semplice: chiunque può scrivere una lettera a uno sconosciuto, riflettere sulle proprie esperienze e condividerle con il mondo. Penso che molti di noi vivano esperienze simili ma spesso ci sentiamo isolati. Con questo progetto, volevo rendere internet un po' meno solitario".

Come prendere parte al format e mandare la propria lettera?

Partecipare è molto facile. Chiunque può scrivere una lettera e inviarla a Sonya. Lei integrerà queste lettere in video e opere miste. In questo modo, le parole di uno sconosciuto possono toccare la vita di un altro, creando una catena di connessione ed empatia. La chiave dell’iniziativa è proprio questa: annullare le distanze, eliminare ogni grado di separazione tra noi e gli altri. Quando leggiamo le parole della lettera, non conosciamo il suo artefice, non sappiamo nulla sulla sua cultura, sul suo genere, sulla sua religione, sulla sua età, eppure, potrebbe lo stesso dirci qualcosa, farci compagnia.

L'arte sui social network

"Da un lato, è incredibile che ora abbiamo accesso a tanta creatività proveniente da tutto il mondo, ma dall'altro, internet è diventato saturo di contenuti. Stiamo consumando più che mai, e può essere travolgente. C'è così tanto rumore che spesso è difficile trovare le opere e gli artisti che davvero ci risuonano" afferma Sonya Akulshina, quando cambiamo discorso e le chiediamo il rapporto tra arte contemporanea e social network. La sua risposta è sfumata e ricca di punti di vista: "Mi rattrista vedere come alcuni artisti sentano la necessità di sacrificare la loro voce unica o la loro visione creativa per piacere all'algoritmo. Il focus si sposta dalla creazione di qualcosa di significativo alla performance per le metriche, e questo può essere davvero demoralizzante". Lei non è un'eccezione, anzi spesso cade nello stesso errore: "Il mio lavoro è strettamente legato ai social e spesso mi ritrovo a pensare a come performerà. È un equilibrio difficile perché, mentre voglio che il mio lavoro raggiunga le persone, non voglio comprometterne l'integrità". Senza parlare del problema dell'imitazione o della copia, punto doloroso: "Credo anche che le tendenze sui social abbiano normalizzato il copiare il lavoro degli altri senza dare il giusto credito. Questo svaluta lo sforzo e la creatività di chi ha avuto per primo l'idea. Forse non dobbiamo trasformare ogni cosa in una moda". Questo non le impedisce di immaginare (e sperare) in qualcosa di diverso: "Spero in un cambiamento in cui il pubblico e le piattaforme diano più valore all'autenticità e alla riflessione piuttosto che alla viralità. È importante uscire dal mondo online e vivere l'arte nella vita reale. Andare nelle gallerie, vedere film nei cinema e consumare l'arte in spazi fisici ci permette di connetterci con essa a un livello più profondo. C'è qualcosa di insostituibile nel trovarsi davanti a un'opera d'arte, sentire la sua presenza e interagire con essa senza distrazioni".

Cosa significa, dunque, essere artisti nel XXI secolo?

"Essere un'artista nel XXI secolo significa navigare in un mondo frenetico e in continuo cambiamento" riflette la ragazza. "È difficile emergere. Essere un'artista oggi significa anche assumere molti altri ruoli oltre alla semplice creazione. Devi essere un'esperta di marketing, un video editor, una copywriter, e spesso anche una businesswoman, tutto per promuovere e condividere il tuo lavoro. Può essere opprimente". Di conseguenza, il suo consiglio per un aspirante artista è: "Essere il più autentico possibile. In un mondo dominato dall'Intelligenza Artificiale, abbiamo bisogno più che mai di voci umane sincere, di lavori che siano vulnerabili e reali. Abbiamo bisogno di arte che spinga i confini e avvii conversazioni, arte che non segua le tendenze o il paesaggio in continuo cambiamento della cultura pop. Il mio consiglio sarebbe di trovare la propria voce autentica e fidarsi del proprio istinto".