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L'educazione sessuo-affettiva nelle scuole è ancora un sogno

L'Italia è l'unico paese dell'Unione Europea a non prevederla

L'educazione sessuo-affettiva nelle scuole è ancora un sogno L'Italia è l'unico paese dell'Unione Europea a non prevederla

Lo sapevate che l’Italia è uno dei pochi paesi nell’Unione Europea a non prevedere l’insegnamento dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole? Personalmente, lo ripeto almeno cinque volte al giorno, eppure non sono mai sorpresa o incredula, e non lo sono neanche le persone a cui lo dico. Non stupisce: in fondo, siamo il Paese in cui fino al 1981 esisteva ancora il delitto d’onore. Purtroppo.

Educazione sessuo-affettiva nelle scuole: cosa è successo

Ultimamente, qualcosa sembrava essersi messa in movimento. Il partito +Europa aveva fatto approvare un emendamento da 500.00 euro che avrebbe dovuto inserire alcuni corsi sporadici per l’introduzione sessuo-affettiva nelle scuole. Mossa pericolosa e probabilmente poco sufficiente, ma meglio di nulla, in tante ci siamo dette. Qualche giorno fa arriva la batosta: i fondi previsti dalla Legge di Bilancio per la salute sessuale e riproduttiva non saranno impiegati per introdurre questo tipo di educazione nelle scuole italiane. A chiarirlo è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, durante un question time alla Camera. 

I fondi hanno cambiato destinazione

Ebbene sì, tali fondi verranno utilizzati per la formazione degli insegnanti delle scuole secondarie sul tema della fertilità maschile e femminile con particolare attenzione alla prevenzione dell'infertilità. Un cambiamento di rotta che ha suscitato forti critiche.  Le associazioni pro vita, come il Family Day, hanno ovviamente tirato un sospiro di sollievo, ma non noi. Le speranze di avere finalmente una possibilità reale di vittoria nell’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva, in realtà, non ci sono mai state. L’emendamento proposto da +Europa non prevedeva infatti comunque (al contrario di quello che è stato fatto apparire dai social network), l’inserimento dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole italiane, ma solo corsi da attivare temporaneamente e in maniera disordinata. Nonostante l’occasione apparentemente mancata di fatto - anche se fosse stato implementato lo stanziamento di fondi originario - si trattava di briciole e nient’altro; il che risulta problematico e quanto mai pericoloso per una pluralità di motivazioni. 

I temi tabù del governo Meloni e perché l'idea di +Europa non era sufficiente

In primo luogo risulta impossibile provare a trovare una collaborazione all’interno di un governo in cui non possono essere affrontati temi come l’aborto e la pluralità dei generi. Il risultato che probabilmente si potrebbe ottenere a queste (insufficienti) condizioni è quello di fornire a studenti e studentesse poche informazioni e sbagliate. Inoltre, è da sottolineare l’importanza dell’omogeneità. Attivare dei corsi di educazione sessuo-affettiva totalmente sporadici e casuali rischia di lasciare indietro molti istituti che si trovano con grande probabilità in luoghi svantaggiati del paese, come nel caso dei piccoli centri. Per questo motivo è importante che questo insegnamento - come qualsiasi tipo di educazione - possa essere realmente democratico e quindi gratuito ed egualmente diffuso a prescindere dal contesto sociale. Inoltre, si continua a fare l’errore di pensare che l’educazione sessuo-affettiva debba essere svolta dagli insegnanti mentre chi se ne dovrebbe occupare è il personale esterno professionalizzato e specializzato nei temi della sessuologia e psicologia. Insomma, la politica è ancora molto confusa sul da farsi riguardo l’educazione sessuo-affettiva, ma noi sempre meno. Cosa stiamo aspettando?