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Guida agile ai simboli e agli oggetti di Babygirl

Cosa sapere prima di andare a vedere il thriller con Nicole Kidman e Harris Dickinson

Guida agile ai simboli e agli oggetti di Babygirl Cosa sapere prima di andare a vedere il thriller con Nicole Kidman e Harris Dickinson

Babygirl, thriller erotico di Halina Reijn, è uno di quei film che diventano ben presto riconoscibili grazie ad oggetti, situazioni, canzoni o frasi destinati ad entrare nell’immaginario comune. Opera con Nicole Kidman e Harris Dickinson, la storia si concentra su una CEO di una grande azienda che inizia una relazione con un giovane stagista, mettendo a rischio la sua posizione al lavoro e il ruolo di madre e moglie adorata all’interno della propria famiglia. La pellicola, presentata in anteprima a Venezia81, ha subito fatto parlare di sé per l’esplorazione di una sessualità femminile e adulta che cerca di liberarsi dalle catene dei pregiudizi, con sequenze e riferimenti iconici con cui vogliamo preparavi alla visione nella nostra Guida a Babygirl

Babygirl arriva al cinema, ecco cosa sapere e come prepararsi alla visione

Bicchiere di latte

Tovagliette, fazzoletti, bavaglini: portate quello che volete per pulirvi dal lungo sorso di latte che vi verrà voglia di bere dopo aver visto Babygirl. In una delle sequenze chiave del film, usata anche come promozione dallo studio A24, vediamo la protagonista Romy, interpretata da Kidman, ricevere un bicchiere di latte al tavolo mentre siede in un locale. Fa finta di non sapere chi lo ha mandato e, nonostante i suoi colleghi la invitino a non berlo, lei lo manda giù in un sorso. Ad aver offerto l’inaspettato drink alla donna è il personaggio di Samuel, l’attore Harris Dickinson, che quando lascia il locale passando di fianco a Romy le sussurra: "Good girl". Insomma, il bicchiere di latte è il simbolo della relazione che i due protagonisti instaurano: un rapporto di potere dove a dominare è il ragazzo.

Cane 

Sebbene la retorica della "brava bambina" aleggia per l’intera visione di Babygirl, c’è un altro aspetto sotto cui la regista e sceneggiatrice Reijn ci fa vedere Romy. Nel momento in cui, finalmente, si abbandona al proprio desiderio è come se la donna assumesse la forma di un cane. In fondo è ciò da cui tutto ha inizio: la prima volta che la donna vede Samuel sta per essere aggredita da un pastore tedesco in mezzo alla strada il quale, al fischio del ragazzo, si gira e gli va incontro dimenticandosi della donna. Da quel momento è come se la protagonista proiettasse il suo desiderio e volesse replicare ciò che è successo. Non la possibile aggressione in sé, ma l’essere "addomesticata" da Samuel stando ai suoi ordini. Che la cineasta abbia poi scelto proprio il cane come animale non è un caso, visto che spesso nella sua traduzione al femminile in inglese è proprio bitch. Parola utilizzata anche in senso dispregiativo verso le donne e che contiene in sé una marea di sfumature, nel film usata col cane come allegoria e riappropriazione di un termine spesso offensivo che diventa invece, in questo caso, empowering.

Cravatta

Un po’ come lo è stato il costume da bagno di Oliver per Elio in Chiamami col tuo nome, così Romy viene attirata da una cravatta di Samuel caduta a terra durante una festa aziendale che decide di raccogliere e tenere per sé. Un primo oggetto dell’avvicinamento progressivo allo stagista, nonché già indizio del desiderio e dell’attrazione che prova nei suoi confronti. In una sequenza in cui la donna è sola, chiusa e lontana da occhi indiscreti nel suo ufficio, tira quindi fuori l’indumento e comincia ad assaporarlo.

Botulino 

Pur riguardando una parentesi in particolare all’interno del film, il botulino e il suo uso da parte della protagonista in Babygirl serve a caratterizzare il personaggio e, insieme, elencare una serie di insicurezze femminili che l’età si porta dietro. Anche se sappiamo benissimo che ricorrere a qualche ritocchino non è più una pratica stigmatizzata. Ci sta che, per sentirsi meglio con se stessi (e con lo specchio) si ricorra a qualche intervento. Nel film, però, mostrare l’uso del botulino di Romy serve a svelare un suo lato, quello che si nasconde dietro alla facciata di donna al potere sul luogo di lavoro e di madre presente a casa. Ma il risultato delle punture al viso viene sbeffeggiato dalla figlia maggiore e lo stesso Samuel le assicura che non ne ha bisogno. Un modo per dirci che Romy non è in pace col proprio viso e col proprio corpo, come diventerà più evidente nel corso della pellicola.

Father Figure di George Michael 

Se avete anche voi un profilo su qualche social, vi sarete sicuramente imbattuti nei video in cui le persone riproducono il ballo di Harris Dickinson sulle note di Father Figure di George Michael. Persino Pedro Pascal non ha resistito. Il balletto privato che Samuel riserva a Romy nel film dà il via a una lunga sequenza in cui i personaggi trascorrono alcuni momenti di intimità in una stanza di un hotel, in cui finalmente la donna riesce a liberarsi completamente dalle sue ultime rimostranze, dedicandosi completamente al rapporto col ragazzo.

Setta

Nonostante venga lasciata come una sotto-trama aperta e poco esplorata durante la storia, Romy spiega alla sua collega Esme, interpretata dalla Sophie Wilde di Talk to Me, che il suo nome le venne dato da un guru durante l’infanzia trascorsa in una setta. Un argomento che il film richiama solo a tratti ma che è interessare tenere a mente perché restituisce un’altra prospettiva sui motivi per cui Romy si sente costantemente oppressa e in preda ai sensi di colpa a causa di alcuni pensieri che lei stessa ritiene cattivi, ma che rappresentano insoddisfazione e disagio.

Hedda Gabler 

Nell’equazione Romy e Samuel c’è da considerare anche la variante Jacob, marito della protagonista interpretato da Antonio Banderas. I due hanno una vita felice, due figlie che amano e trascorrono regolarmente del tempo insieme, fuori e dentro la camera da letto. Peccato che, stando alle parole della donna, il partner non è riuscito mai a farle raggiungere l’orgasmo. Regista teatrale e padre devoto, nel film Jacob sta mettendo in scena la sua versione di Hedda Gabler, eroina tragica di Henrik Ibsen che, seppur in dinamiche completamente differenti, riverbera la complessità amorosa dei protagonisti di Babygirl.

Rave 

La danza nel film ha un ruolo marginale, ma che a sua volta si accompagna con l’introduzione alla sperimentazione nel sesso della protagonista. Da prima, quando nell’opera parte il brano Dancing on my own di Robyn, Romy rimane sulle sue, costretta a mantenere un certo ritegno trovandosi ad una festa di lavoro. Una rigidità che perderà nella camera da letto in cui si unirà con Samuel sulle note di Father Figure, ma che si dissolverà completamente in una sequenza in cui la protagonista raggiunge il ragazzo ad un rave, con la perdita di ogni inibizione.