
Il ritorno al disordine di Lady Gaga
Ribellione o nostalgia?
28 Marzo 2025
A volte, quando la storia si ripiega sul conservatorismo, anche la musica, le arti il cinema e la letteratura la seguono, riprendendo schemi precedenti, tornando al realismo, lasciando da parte fantasie di decostruzione. In quei casi si parla di ritorno all'ordine. er la Storia dell'Arte contemporanea di solito si fa riferimento al periodo dopo le avanguardie, prima e durante la nascita del Fascismo e del Nazismo. Succede anche oggi. Basti pensare al quiet luxury e alla moda femminile, alla rinascita del country nella musica. Ai Grammy, però, questo non è successo. Anzi, Lady Gaga, che ha vinto una statuetta e presentato il suo nuovo singolo Abracadabra con tanto di video musicale, ha deciso di invertire la tendenza e di tornare al disordine. O almeno così potrebbe sembrare a un primo sguardo.
Lady Gaga: Abracadabra ai Grammy 2025
Abracadabra richiama chiaramente Alejandro. Nel video, infatti, vediamo l'artista in un outfit borchiato in latex bordeaux con tanto di cappello a tesa larga che guarda dall'alto un'altra Lady Gaga in bianco ballare in maniera scatenata in mezzo a un gruppo di ballerini, anch'essi in bianco. L'ambientazione è nera. Il testo parla di diavoli e di angeli, di magia, di amore e di morte, di salvezza. Insomma: we're back. Disease aveva aperto la strada a questo ritorno, il titolo dell'album (Mayhem, in uscita il 7 marzo) fa ben sperare. Soprattutto dopo Die With a Smile, instant classic con il sempre affascinante Bruno Mars che, però, non brillava certo per decostruzione, anzi. Ma c'è un ma.
Un briciolo di malinconia: c'è qualcosa oltre la nostalgia?
Con la nostalgia, infatti, arriva anche un briciolo di malinconia. Soprattutto per chi quando Alejandro è diventata la canzone della primavera estate di quell'anno (era l'aprile del 2010) c'era e si ricorda il suo impatto, le polemiche sull'immaginario cattolico del video, sui look di Lady Gaga. Adesso, tutto questo non c'è più. Perché l'abbiamo già visto e perché l'abbiamo già fatto, perché quindici (quindici!) anni fa il pop era un'altra cosa e perché - anche se l'operazione di recupero e auto-citazione è in ogni caso interessante, anche solo da un punto di vista post postmoderno - ritirarsi nella nostalgia, a una più approfondita analisi, sembra tutto tranne che coraggioso, tutto tranne che sfidante. Anzi, sembra quasi un alzare le mani, una rinuncia a fare qualcosa di nuovo, un nascondersi nel passato. E, da un'artista che è stata il futuro per così tanto tempo, proprio non ce l'aspettavamo. Speriamo, però, nel resto dell'album.