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Il Fantasanremo è sempre stato cringe

E toglie spontaneità a una baracconata bellissima

Il Fantasanremo è sempre stato cringe E toglie spontaneità a una baracconata bellissima

I Sanremo di Amadeus ha fatto anche cose buone. Il Fantasanremo non è una di queste. Opinione impopolare, mi rendo conto, ma sono qui a portare avanti le mie ragioni da appassionata della kermesse. Partiamo dalle basi. Un bel giorno un gruppo di amici direttamente dalle Marche decide di adattare le regole del Fantacalcio alla competizione canora più totalizzante d'Italia, stilando una lista di comportamenti e parole da tenere sul palco dell'Ariston abbinati a un punteggio e di bonus. Si piazza in un bar - poi diventato famoso per questo - ad analizzare la trasmissione e ad attribuire i punteggi, che vengono pubblicati il giorno dopo la puntata. Chiama Baudi (da Pippo Baudo, naturalmente) la moneta del gioco, che serve a comprare la propria squadra di concorrenti. Nasce così il Fantasanremo, che negli anni diventa un vero e proprio tormentone, un rito, un passaggio obbligato. Adesso, il format è diventato Rai, letteralmente parte integrante dell'esperienza festival. Forse era meglio rimanesse dov'era, al bar.

Il Fantasanremo era meglio quando non lo conosceva nessuno?

Intendiamoci, non c'è nulla di male a giocare. Sanremo però, se chiedete a me, è una cosa seria, una tradizione nazionalpopolare importante, una finestra sull'assurdo della società italiana con tutte le sue contraddizioni, con i suoi due passi avanti e uno indietro, che va abbracciato nella sua totalità, senza essere schizzinosi, entrando nella bolla per intero, di testa, con convinzione. Dal passaggio alla noia alla popolarità, ed è inevitabile che succedesse, ha guadagnato tantissimi fan occasionali, di quelli che lo guardano solo per tenere i numeri e per vincere la loro lega fatta con i colleghi di lavoro e con gli amici, di quelli che non sopportano (né tantomeno rispettano) i momenti di noia, i concorrenti storici, le canzoni melodiche e un po' lente, i medley dei più grandi successi degli ospiti, i protagonisti della fiction Rai che ogni anno presenziano per promuovere l'ultimo prodotto, l'imbarazzo generale. Queste persone, salite sul carro del festival da quando è diventato cool, riducono tutta la sanremesità a una questione di spettacolo, confondendosi con X Factor. E il Fantasanremo non fa altro che nutrire questa confusione, facendo gamification spiccia di un carrozzone meraviglioso lungo una settimana intera.

Una forzatura che mina la spontaneità dello spettacolo

Se non foste ancora convinti, un'altra cosa contribuisce alla generale negatività del Fantasanremo, ed è il fatto che i cantanti ne sono ormai pienamente a conoscenza. Da qualche anno, ormai, leggono in anticipo la lista di azioni, punteggi e bonus, e si ingegnano per vincere la classifica, per fa guadagnare ai loro fan - a coloro che hanno investito in loro i preziosissimi Baudi - più punti possibile. Ma allora il bello del gioco dove sta? Se tutti fanno il Fantasanremo, studiandoselo, con consapevolezza, allora tanto vale non farlo più, perché si perde il bello della casualità e della spontaneità. Tanto che Achille Lauro, appena qualche giorno fa, ha dichiarato: "Chi mi ha messo come capitano, e siete tanti, cambiatemi assolutamente", e alcuni hanno già detto che l'ha boicottato. Sarebbe così strano? Così assurdo, così da punire? Così negativo? Secondo me no, anzi.