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Miss Italia non deve morire, ma forse invece sì

Se il documentario di Netflix pensa di dimostrare il contrario si sbaglia di grosso

Miss Italia non deve morire, ma forse invece sì Se il documentario di Netflix pensa di dimostrare il contrario si sbaglia di grosso

Prendersela con Miss Italia non deve morire è davvero troppo facile, come sparare sulla Croce Rossa. Nuovo prodotto non fiction targato Netflix, il documentario di Pietro Daviddi e David Gallerano cerca di raccontare a grandi linee la storia del concorso di bellezza, la sua debacle e il tentativo della patrona Patrizia Mirigliani, figlia dell’Enzo che dal 1959 era alla direzione dell’evento, di riportarlo su Rai 1. Tentativo fallito nel 2023, periodo di riprese del documentario, e nel successivo 2024, con ancora il concorso fuori dai palinsesti Rai. Dopo l’uscita del prodotto Netflix, possiamo dire di aver messo la pietra finale sulla sua tomba. Rip.

Perché il documentario Miss Italia non deve morire non è efficace

Non ci sarebbe davvero nessun motivo per riportare un simile esempio di antiquariato, retrogrado e indietro nel tempo, nel servizio pubblico. E se proprio dovesse accadere, sarebbe solo per il desiderio del governo Meloni di far arrabbiare chi per anni ha lottato affinché non ci fosse più la mercificazione del corpo della donna, insistendo sulla retorica di un concorso che è linfa vitale della tradizione e del DNA del nostro paese, senza capire che sarebbe proprio una parte che sarebbe meglio per tutti sradicare. Smascherando però definitivamente i piani di un ritorno alla disparità di genere ancor più palese, visto che uno degli organizzatori non si lascia sfuggire che la vincitrice non deve essere volgare, ma rappresentare un ideale: la moglie perfetta.

Recensione di Miss Italia non deve morire su Netflix

Non sono chiari, dunque, i piani e il tono che hanno voluto dare i due registi - a cui non è venuto in mente che, forse, per parlare di Miss Italia, avrebbero avuto bisogno di una prospettiva femminile, mettendosi invece alla scrittura con Romeo Gregorio - a questo documentario. Insomma, il prodotto Netflix è una continua contraddizione in termini che sembra più distratta che voluta. Come se non bastasse, ci sarebbe molto da discutere anche sul gusto estetico del documentario. Per la messinscena, ad esempio, la sensazione è di aver voluto imitare le orme di un Matteo Garrone col suo Reality o un Paolo Sorrentino nel lato grottesco de La Grande Bellezza. Ma era voluto? La signora Mirigliani, con la sua foto incorniciata di Donald Trump sui mobili di casa, ne era consapevole? Perché non si sa bene cosa è peggio, e non si sa neanche se l'ironia è voluta oppure no, ed è la conseguenza naturale e involontaria di tutte le incongruenze di un concorso che dice di volersi adeguare ai tempi e poi però mostra un agente regionale commentare il sedere di una ragazza dicendole che è troppo grande.

In conclusione, Miss Italia non deve morire ci porta in un mondo ancora più di triste di quello che ricordavamo, artefatto e costruito come spesso sono i concorsi di bellezza. E la colpa della sua disfatta viene data a tutto e a tutti: al "femminismo terribile" citato da Patrizia Mirigliani - lo stesso che però sfrutta quando, nel suo discorso finale, fa notare come la sua strada sia stata più difficile rispetto al padre che era uomo - e ai radical chic che sono solo un piccolo gruppo contro un establishment che vorrebbe il ritorno di Miss Italia. Le contraddizioni abbondano: ad esempio, si dice di cercare la purezza e la genuinità, ma poi si fa estrarre alle partecipanti un conflitto mondiale da citare sul palco, per evitare la tiritera sulla pace nel mondo. Se già Miss Italia era diventato uno spettacolo triste, vedere come si è ridotto lo è ancora di più. È diventato simbolo e manifesto del declino di un pensiero che il documentario rende ancora più chiaro e ineluttabile. E per quanto in alcune sue parti possa fare arrabbiare o rabbrividire, sono sensazioni che passano in fretta, perché anche se in termini di rispetto della donna e della comprensione di una bellezza non oggettificante e oggettificata c’è ancora una strada lunghissima da fare, almeno su una cosa si è certi: Miss Italia deve morire.