Vedi tutti

I diamanti da laboratorio sono destinati a rimanere

Le scintillanti pietre coltivate in laboratorio sono il futuro dell'alta gioielleria

I diamanti da laboratorio sono destinati a rimanere Le scintillanti pietre coltivate in laboratorio sono il futuro dell'alta gioielleria

I diamanti coltivati in laboratorio, negli ultimi anni, si stanno ritagliando un ruolo sempre più rilevante nel panorama dell’alta gioielleria: complici il design accattivante e i prezzi accessibili, le pietre artificiali risultano essere una valida alternativa per i consumatori della Gen Z e Millennial. Il trend affonda le proprie origini negli anni ’50, quando la multinazionale americana General Electric ottenne il primo diamante prodotto in laboratorio attraverso il metodo HTHP (high temperature high pressure)

L'ascesa dei diamanti sintetici nel settore del lusso

Per decenni finiti nel dimenticatoio, i lab–diamonds sono stati testimoni di un boom recente, favoriti da costi di produzione vantaggiosi, il cui risparmio si aggira intorno al 60 - 80% rispetto alle pietre estratte. Swarovski, Tiffany e Prada: ad oggi sono diversi i nomi nel panorama del lusso che creano in laboratorio milioni di carati di diamanti sintetici. Ma chi sono le inesauribili "macchine produttive" in questo contesto e quale sarà il futuro della produzione e della distribuzione dei lab-diamonds? 

India: leader mondiale nei diamanti artificiali

Secondo un’indagine condotta da Precedence Research, la dimensione del mercato globale dei diamanti artificiali è attestata intorno ai 30 miliardi di dollari nel 2024 con previsioni di circa 98 miliardi entro il 2034. E l’India, top player con il diamante artificiale più grande mai prodotto - 34,59 carati - domina lo scenario mondiale: un recente rapporto di Kotak Institutional Equities ha evidenziato che la curiosità e le preferenze dei consumatori si stanno spostando dall’oro, che rappresenta un’importante riserva di valore della cultura indiana, ai lab-grown diamonds: infatti, se da una parte la "corsa all’oro" continua ad essere costante, dato il legame simbolico e profondamente radicato del paese, dall’altra, le pietre artificiali giocano su un altro territorio che, all’accessibilità dei prezzi, affianca una scelta estetica al passo con le tendenze dell’alta gioielleria occidentale. E tra le realtà che fanno perno sulla democratizzazione dei diamanti spicca la società Senco Gold & Diamonds che ha avviato una trattativa con Melorra, una nota azienda asiatica di produzione di LGD.

Regolamentazioni e sostenibilità dei lab diamonds

Sembra chiaro che il fenomeno si stia allargando a macchia d’olio: negli scorsi giorni, è corso ai ripari il Responsible Jewellery Council, stabilendo delle linee guida sociali e ambientali per le industrie specializzate nella produzione di diamanti sintetici. Attraverso il RJC Laboratory Growth Material Standard, l’obiettivo è evitare che si sfoci nel Far West: la normativa comprende tematiche che vanno dalla conformità legale e la gestione ambientale fino ai diritti sulle condizioni di lavoro, oltre a ricorrere ad un’attenta valutazione e classificazione dei diamanti stessi. "La nostra missione al RJC è promuovere pratiche aziendali responsabili, dal laboratorio o dalla miniera al punto vendita", ha dichiarato Dave Meleski, presidente dell’organizzazione, in un comunicato. "Con l’LGMS, non stiamo solo stabilendo uno standard; stiamo creando una visione per un futuro in cui eleganza ed etica vanno di pari passo. Crediamo che ogni diamante, sia esso estratto o cresciuto in laboratorio, possa essere celebrato senza compromettere i nostri valori".

La reazione di De Beers, il dispositivo DiamondProof e l'innovazione nella produzione di diamanti

La decisione fa seguito alla manovra del gigante dell’industria De Beers che recentemente ha lanciato un dispositivo di verifica per distinguere i diamanti naturali dai loro concorrenti coltivati in laboratorio. DiamondProof è progettato per confermare l’autenticità delle pietre preziose "formate in profondità nella Terra miliardi di anni fa", ha dichiarato De Beers in un comunicato stampa, in un momento in cui l'industria affronta una forte concorrenza e prezzi in caduta libera. Il lancio "fa parte di uno sforzo più ampio nell’industria dei diamanti per risollevarsi tramite marketing, prezzi ed educazione dei consumatori", ha affermato l’analista della società Edahn Golan. E se si tratta di futuro, l’IA non si tira indietro: lo sviluppo di algoritmi avanzati per migliorare il processo di produzione dei diamanti aumenta la precisione e l’efficienza nella valutazione della qualità, riducendo l’errore dell’essere umano, in modo da ottimizzarli per il mercato finale: una valutazione rapida e migliorata di taglio, purezza, colore e peso.  È degli ultimi giorni la notizia che in Cina è stato riprodotto un diamante perfetto dalla forma esagonale, più duro e resistente rispetto alle alternative naturali.

Lab-grown diamonds e sostenibilità: una questione aperta

Da non tralasciare la questione della sostenibilità che cammina su un terreno incerto: se da una parte l’estrazione comporta grosse problematiche ambientali, dall’altra, secondo il Natural Diamond Council, organizzazione senza scopo di lucro, creata per promuovere l'impatto positivo globale dell'industria, i lab-diamonds non sembrano essere la risposta, come dichiara l’AD David Kellie in un’intervista a BBC: "La maggior parte dei diamanti cresciuti in laboratorio viene prodotta in India e in Cina, e l'elettricità utilizzata proviene dalla rete elettrica." Che ci vogliano miliardi di anni o pochi giorni, quando un elemento disruptor subentra nel mercato, la tendenza è di guardarlo con circospezione: in un campo in cui c’è ancora molto da esplorare e imparare, ad oggi coesistere sembra essere la soluzione più lungimirante.