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Tecla Insolia è un'anima antica

L’attrice classe 2004 è il nuovo volto del panorama italiano, dalla serie tv L’arte della gioia al film L’albero

Tecla Insolia è un'anima antica    L’attrice classe 2004 è il nuovo volto del panorama italiano, dalla serie tv L’arte della gioia al film L’albero

Tecla Insolia ha un’anima antica. Sarà per questo che, tra i primi progetti che la vedono protagonista, da una parte copre il ruolo di una protagonista di una storia ambientata nei primi del Novecento e, dall’altra, una giovane ragazza amante di Giacomo Leopardi. Dalla serie tv L’arte della gioia al lungometraggio L’albero sono tanti i punti di contatto tra la Modesta creata da Goliarda Sapienza per la pagina e la Bianca dell’esordiente alla regia Sara Petraglia, su tutti un costante senso di ribellione. "È qualcosa a cui aspiro" racconta l’attrice classe 2004 nata a Varese, che comprende a fondo i sentimenti delle sue protagoniste. "Sento la sofferenza e la paura del futuro. Non per questo giustifico ogni azione di Bianca e Modesta, ma mi metto in loro ascolto e le capisco". La protagonista de L’arte della gioia attraversa la sua esistenza cercando di trovare ogni volta il proprio posto. Ne L’albero Insolia veste i panni di una ventenne innamorata della sua migliore amica e soprattutto della cocaina, in un racconto che riguarda da vicino il vissuto della sua sceneggiatrice e regista Petraglia.

Tecla Insolia racconta i suoi ruoli presenti e futuri

"Penso a Bianca come a una giovane che non riusciva a sostenere la propria realtà. E, dipendenza a parte, è un personaggio a cui mi sento molto vicina. L’ho capito fin dalla prima volta che mi mandarono l’e-mail dove veniva descritta per filo e per segno: nostalgica, pesantona, sentimentale". E pessimista, per ritornare a Leopardi. "Ho fatto il professionale, quindi Giacomo Leopardi non era nel programma. Mi portavo dietro il ricordo delle medie, quando ritrovai in lui qualcosa di me. Questo credo faccia parte della forza ancestrale di questo poeta: unisce tutti. E trovo sia incredibilmente attinente a cosa prova Bianca nel film. Mi piace che abbia degli idoli a cui aspira. Ha bisogno di trovare una maniera per esprimersi e lo fa attraverso la letteratura e la scrittura, come accade poi a Sara nella vita vera. E, pur non potendo mai permettermi di attribuirmi una qualche similitudine con Leopardi, anch’io mi riconosco una certa indole tesa verso la sensibilità e all’osservazione di ciò che mi accade. Ne Il primo amore il poeta segna giorno per giorno il suo innamoramento e come questo cambi quotidianamente, fin quando non finirà. È una maniera di analizzare le cose che sento molto simile a come vivo". Una percettività all’animo umano che ritorna anche nelle sue letture più recenti: "Ho letto Le onde di Virginia Woolf e ho adorato questa specie di vomito costante in cui tutti parlano in uno stile sperimentale. Ho finito anche V13 di Emmanuel Carrère. Ho recuperato Sally Rooney con Persone normali, invece Sara mi ha regalato di recente alcuni testi di Pajtim Statovci, mi ha colpito la maniera feroce in cui descrive i suoi personaggi".

L'albero, progetto indipendente al femminile

È un rapporto che è rimasto quello con la regista de L’albero e la sua co-protagonista Carlotta Gamba, anche oltre lo schermo. Tre persone che non si conoscevano prima di girare insieme, ma con cui è successo "qualcosa di magico". "Quando hai solo quattro settimane per girare e capisci che stai instaurando delle relazioni indissolubili percepisci una certa frenesia, come se non volessi che il set finisse perché hai paura che non possano ripetersi", racconta la giovane. "In realtà, il rapporto d’amore e amicizia creato per il film ha poi riverberato anche fuori. Sara è una persona rara, di grande talento, che porta con sé e nel proprio lavoro un senso di pace e energia". Una regista con cui Tecla Insolia ha avuto un confronto costante, vista anche la responsabilità di interpretare una storia che riguarda da vicino Petraglia. "Per preparami ho parlato molto con Sara. Non mi sono confrontata con altre persone per farmi raccontare le loro esperienze, mi sono concentrata su ciò che aveva scritto e mi ha raccontato lei", prosegue. "Anche perché ne L’albero la droga ha l’importanza che Bianca le attribuisce, credendo di non riuscire a scrivere o di perdere l’intensità del rapporto con Angelica se smette di assumerla. Per questo non c’è spettacolarizzazione del consumo di stupefacenti, è una storia il più sincera possibile". "Vorrei provare a dare più luce possibile a piccoli progetti come L’albero che, per me, è un gioiellino", afferma poi l’attrice. "È importante fare cose nuove e dare voce agli emergenti, come lo sono io in fondo. Pensiamo al successo di quest’anno di Sean Baker. Per questo narrazioni che sembrano circoscritte come L’albero devono circolare, perché mostrano l’umanità delle persone che è ciò con cui può entrare in sintonia il pubblico. Nella mia carriera spero di poter continuare ad alternare grandi produzioni con operazioni più piccole".     

E i suoi prossimi progetti

Forse è questa l’unica dipendenza di Tecla Insolia, il cercare la maniera di esprimersi con progetti artistici che possano spaziare e che riescano a raggiungere le persone, anche quando questo comporta il peso del giudizio degli altri: "Grazie al cielo non ho delle ossessioni come Bianca, seppur riconosco di aver sofferto di una certa dipendenza affettiva. Mi sento in balia delle continue conferme da parte degli altri. Mi perseguita l’idea di non bastarci da soli. Credo sia anche il motivo per cui spesso ci si ritrova a fare dei lavori artistici: il cercare di trasmettere cosa si prova. Solo, col tempo, ho paura che questa possa trasformarsi in una sorta di prigione. Provengo da un ambiente lontano dal cinema, nessuno della mia famiglia ne fa parte, perciò sento il bisogno di continuare a muovermi e non fermarni. È difficile trovare un equilibrio, ma voglio sforzarmi a raggiungerlo, gestendo con lucidità ciò che mi accade sia nel bene che nel male. So che posso farlo, ho modo di riuscirci, alla fine ora sono ancora piccola!". Tra i vari modi di esprimersi nella vita di Tecla c’è sempre stata la musica, che ha cominciato a praticare all’età di cinque anni. Nel 2019 ha anche vinto la competizione canora di Sanremo Young, arrivando seconda l’anno successivo nella sezione delle Nuove Proposte con la canzone 8 marzo. Non è un caso che prossimamente la vedremo in Primavera, altra opera prima diretta da Damiano Michieletto e scritta insieme a Ludovica Rampoldi sul romanzo Stabat Mater di Tiziano Scarpa. Si tratta di un film su una giovane musicista e allieva di Antonio Vivaldi, Cecilia, per cui l’attrice ha dovuto imparare a suonare il violino in tre mesi. "Con la musica ho un rapporto profondo, ho iniziato a suonare prima ancora di imparare a leggere. Per Primavera ho avuto a che fare con attrici e musiciste sorprendenti, una più brava dell’altra. Ho rischiato di sentirmi un pesce fuor d’acqua. Ma fa parte di questo lavoro ed è la cosa che mi piace di più: apprendere cose nuove, come in questo caso suonare il violino". 

Anche questo è un film al femminile: "Sono circondata dalle donne e le amo tutte. Sono cresciuta persuadendomi che non ci sia alcun tipo di differenza tra generi ed è così, ma mi rendo anche conto che nel mondo femminile mi sento più protetta a livello personale. Poi sono convinta che sia uomini che donne possano raccontare al meglio la complessità dell’essere umano. Mi piace esplorare queste differenze di sguardo. Mi viene anche da pensare a Francesco Costabile, persona non-binaria con cui ho collaborato per Familia, e sento che è importante avere questa varietà di maniere di guardare al mondo". Una carriera ancora agli inizi, ma con una grande voglia di spingersi oltre ed esplorare: "Non mi pongo obiettivi. Non ho fame di niente se non di vivere il più possibile esperienze e storie che mi riempiano il cuore. Il mio albero è svegliarmi ogni mattina e vivere una vita che valga la pena. Aspiro a scoprire il più possibile, anche se sapere che è infattibile mi distrugge".