
I commenti social sugli appuntamenti romantici sono sempre più spietati
Abbiamo perso la capacità di essere empatici?
09 Aprile 2025
Avete mai visto C’è posta per te? Nella rom-com anni ’90 la proprietaria di una libreria per bambini e un imprenditore che sta aprendo un megastore di libri chattano in modo anonimo online. Si piacciono e decidono di incontrarsi. Quando lui si accorge che la sua cotta è la rivale in affare, lui finge di averla incontrata per caso e si siede con lei in caffetteria a chiacchierare. Non sapendo che l’uomo è la persona con cui chatta, pensa di essere stata bidonata e lo racconta agli amici. Loro le dicono che probabilmente lui era rimasto bloccato in ascensore senza telefono e senza poterla avvertire della sua assenza, arrivando perfino a supporre che fosse stato arrestato. Nessuno suggerisce di chiudere la relazione e dimenticarlo per sempre né si azzarda a incolpare lei per essersi fidata troppo e aver sperato che ci fosse un coinvolgimento reciproco. Se, invece del 1998, la vicenda si fosse svolta nel 2025, gli amici avrebbero evidenziato tutte le red flag, sciorinato una serie di epiteti irripetibili verso lui e fatto una predica a lei sul fatto che deve essere ferma, risoluta, smettere di credere alle favole e, per amor proprio, cancellare il nome di lui da ogni account social.
L’evoluzione spietata dei commenti social sugli appuntamenti romantici
Un tempo, le conversazioni su amore e corteggiamento erano dominate da consigli gentili, qualche suggerimento un po’ impacciato e molta empatia. C’erano i manuali di auto-aiuto, le rubriche di consigli amorosi, le chiacchiere tra amiche davanti a un caffè. Ora? Scendi nei commenti di qualsiasi video o post che parli di relazioni e ti ritroverai in una giungla di sentenze feroci. "Se non ti cerca, non gli piaci abbastanza", "Mai accontentarsi del minimo sindacale!", "Rispetta te stessa e bloccalo subito", "Lascialo, è ovvio che non ti rispetta e non ti trova attraente". I commenti social sugli appuntamenti sono diventati più duri, meno compassionevoli. Ma com’è che siamo passati da un sano confronto emotivo a un’arena di giudizi spietati?
Da supporto a tribunale: il declino dell’empatia
Negli ultimi anni il dating è diventato uno dei nostri topic preferiti online. Gli appuntamenti sono diventati dei reality show che seguiamo con morbosa attenzione. Lo scambio di esperienze e opinioni ci aiuta a superare rotture, appuntamenti imbarazzanti e le paranoie di condividere qualche ora con uno sconosciuto che troviamo attraente e speriamo ricambi il nostro interesse. Su TikTok le ragazze si filmano mentre si preparano per il primo appuntamento, scelgono con cura outfit e make-up e poi raccontano nel dettaglio come è andato, di cosa hanno parlato, i lunghi silenzi e le reazioni del possibile partner fino ad arrivare a condividere accurati Dating Wrapped, veri e propri PowerPoint in cui analizzare l’andamento della vita sentimentale. Questa continua narrazione di sesso, regole amorose, tradimenti o altre esperienze personali ha creato un ambiente fertile per commenti e osservazioni da parte di sconosciuti che si sentono autorizzati a sparare sentenze feroci e diktat da seguire per conquistare il partner perfetto, ignorando che l’argomento dating è troppo soggettivo per essere codificato come fosse uguale per tutti.
Il dating come gioco delle colpe: di chi è la colpa?
Ogni esperienza viene scomposta in colpe e responsabilità, riducendo le difficoltà relazionali al semplice concetto di mancanza di valore personale o alla scarsa autostima. Se sei single, evidentemente hai standard troppo bassi. Se soffri per una rottura, non c’è spazio per la vulnerabilità. Frasi come "se non ti richiama, semplicemente non gli piaci abbastanza" sono ormai all’ordine del giorno, semplificando eccessivamente dinamiche complesse e scaricando tutta la responsabilità su una delle parti, quasi sempre la donna, almeno nelle lovestory eterosessuali. Anche Jenny van Hooff, docente senior di sociologia alla Manchester Metropolitan University, sostiene che una relazione può terminare a causa del comportamento dell’uomo, ma le donne verranno comunque incolpate per non essere riuscite a prevenire le mancanze del partner: "Purtroppo, si pensa spesso che il mantenimento delle relazioni sia un compito delle donne, che in genere si impegnano molto di più per gestire le emozioni dei loro partner e di loro stesse. Di conseguenza, le donne sono spesso tenute a standard più elevati, spesso l'una dall'altra, rispetto agli uomini, per quanto riguarda il lavoro che mettono nelle relazioni. Questo è ingiusto e può portare le donne a sentirsi esaurite, poco apprezzate e insicure".
L'influenza dell’industria del dating coach 2.0 e dei trend digitali
I social media hanno dato vita a una nuova ondata di guru delle relazioni, spesso senza alcuna formazione in psicologia o terapia, che dispensano consigli amorosi e regole da seguire in forma di video virali. Si moltiplicano ipotesi su come il partner ideale dovrebbe agire nel modo più corretto, su come riconoscere le red flag e le relazioni tossiche. Su TikTok, Instagram e Twitter, i consigli amorosi sono spesso ridotti a frasi provocatorie e polarizzanti, che favoriscono l’engagement ma non sempre aiutano chi cerca risposte sincere. Questi sedicenti esperti sciorinano solo slogan, battute pungenti e frasi ad effetto per collezionare views e like, ma sono spesso vuoti come, ad esempio, l’assurdo messaggio: "Se non ti manda il buongiorno, non è quello giusto". In questo contesto, termini come bare minimum man, high value woman, ghosting, fating e malessere sono diventati onnipresenti, portando gli utenti a giudicare le relazioni con parametri rigidi e talvolta irrealistici. Peccato che l’amore non segua alcuna logica, che non sia un’equazione matematica, e che dietro ogni storia ci siano persone, non numeri.
Quando gli appuntamenti diventano un campo di battaglia
Piuttosto che incoraggiare la comprensione reciproca, molti di questi contenuti spingono a una visione cinica degli appuntamenti, facendo leva sulla paura di essere feriti o manipolati. Chi condivide le proprie esperienze amorose sui social si trova spesso a dover affrontare ondate di commenti umilianti in cui viene accusato di essere ingenuo, disperato o di avere standard troppo bassi. E, se poi, ha il coraggio di raccontare un’esperienza sentimentale negativa, spesso non riceve sostegno, ma una raffica di commenti sarcastici e giudicanti. Quante volte abbiamo sentito frasi come "Ma davvero ti sei ridotta così?" o "Non ti sai far rispettare", che, mascherandosi da invito all’empowerment, hanno in realtà un effetto giudicante, umiliante? Tutto ciò contribuisce a creare un clima di vergogna che scoraggia il dialogo autentico.
È ora di cambiare la narrazione
Questo approccio aggressivo e giudicante trasforma gli appuntamenti in una partita a scacchi e i partner in pedine da muovere con strategia. Anche se i social lo fanno sembrare tale, però, l’amore non è un campo di battaglia dove tutto è ridotto a vittorie e sconfitte. E così, sempre più persone entrano nel mondo degli appuntamenti con il terrore di essere fregate, e temendo di mostrarsi vulnerabili o di esprimere i propri sentimenti costruiscono muri emotivi. Il risultato? Un panorama relazionale sempre più freddo, dove la paura del rifiuto e la paura del giudizio esterno pesano più del desiderio di connessione genuina, generando rapporti che sembrano più negoziazioni aziendali che storie d’amore. Forse è il momento di cambiare rotta. Essere diretti non significa essere crudeli, e avere consapevolezza di sé non vuol dire guardare l’altro con disprezzo. Si può parlare di appuntamenti in modo onesto senza trasformare ogni conversazione in un tribunale. Perché alla fine, l’amore non è una questione di vincere o perdere, ma di capire, imparare, crescere. Ed è qualcosa che, almeno ogni tanto, merita un po’ di gentilezza.