
Abbiamo intervistato i Finley
Per esaudire il nostro sogno di bambine e per prepararci al loro tour estivo, tra nostalgia e futuro

04 Aprile 2025
Sofia Atzori
C'era un tempo in cui a lanciare nel mainstream le nuove band ci pensavano MTV e TRL. C'era un tempo in cui non c'era nulla di più ribelle di un polsino con le borchie, i capelli lunghi davanti agli occhi e un po' di matita nera nella rima interna e inferiore degli occhi. In quel tempo io avevo 14 anni e la mia migliore amica e compagna di banco, Roberta, aveva una cotta per Pedro dei Finley. Abbiamo scambiato due chiacchiere con loro, tra nostalgia e futuro. Perché la band è tornata in grande stile e non si limiterà a fare un tour nei ricordi, anzi. Ecco cosa ci hanno raccontato Pedro (Marco Pedretti) e Dani (Danilo Calvio), alla vigilia del loro tour.
I Finley oggi: intervista a Pedro e Dani
Partiamo dal presente, gli chiediamo del nuovo singolo, che si intitola Bomber e segna il loro ritorno. "È un manifesto della provincia, è quello che ha rappresentato la nostra adolescenza e che tutt'ora rappresenta le nostre vite. Abbiamo costruito questa metafora per raccontare la nostra storia, che è anche quella di migliaia di ragazzi che sono cresciuti lontani dai centri nevralgici della musica e del lavoro e che hanno sempre vissuto questa distanza incolmabile". Che però incolmabile non era. Bomber infatti la provincia la celebra come forza motivatrice, non la demonizza: "Noi la provincia non l'abbiamo mai vissuta come un limite ma come qualcosa che accresceva il desiderio. Più la distanza ci divideva dal nostro sogno più il desiderio e la voglia di raggiungerlo aumentava. Quindi forse è stata la molla e la scintilla".
Impossibile non tornare a quasi 20 anni fa, nel 2006, quando i Finley esplosero, diventando una delle band più famose e seguite. Ci facciamo raccontare da loro come è stato: "Non ce ne siamo accorti istantaneamente" ammettono Pedro e Dani. "È stato un flusso continuo di cose che succedevano. Non c'erano i social, eravamo in tour, poi le ospitate a MTV, Festivalbar, Top of the Pops. Vedevi crescere la gente sotto al palco, ti fermavano per strada. Ce ne siamo accorti davvero solo quando andare in giro tutti insieme in Duomo a Milano ha smesso di essere fattibile perché venivamo fermati ogni 5 minuti. Il feedback però non era immediato, però piano piano lo vedevamo, vedevamo che c'era una risposta e che aumentava la nostra popolarità".
Anche per questo i ricordi si perdono, ma non tutti: "Sono stati anni intensi, vissuti alla velocità della luce. Avevamo 20 anni e tutto l'entusiasmo del mondo per goderceli appieno". Qualcosa, in particolare, è rimasto più nitido del resto: "Era l'estate del 2006, quella di Diventerai una star, del featuring con Mondo Marcio e della vittoria dell'Italia ai Mondiali. Si era creato qualcosa di mistico. Un'esaltazione, un'estasi che difficilmente potremo mai raggiungere di nuovo nella nostra vita. In generale la cosa bella era il modo acerbo in cui prendevamo le cose, con poca consapevolezza, godendoci il momento". Non sempre era un bene, naturalmente: "Probabilmente questa stessa cosa è quella che non ci ha permesso di essere pronti in determinate situazioni, abbiamo fatto cose inimmaginabili, abbiamo suonato prima dei Depeche Mode, eravamo allo stesso festival dei Metallica. Adesso siamo più pronti, anche a fermarci e pensare alle cose incredibili che siamo riusciti a fare".
In quel turbine di cose pazzesche anche un Festival di Sanremo, nel 2008. Ma erano altri tempi: "In quel periodo vedere dei ventenni a Sanremo era stranissimo. Adesso è popolato di giovani artisti, prima non era così, eravamo degli outsider. Chiunque dica, oggi, che non vuole fare Sanremo secondo me mente. Tutti vorrebbero andarci". Insomma, i Finley, a Sanremo, ci tornerebbero di corsa. Prima di pensare all'Ariston, però, c'è da pensare al tour, che partirà il 29 giugno a Bra, passerà da Roma, Bologna, Este, Zafferana Etnea e Brescia per concludersi il 13 settembre a Milano, al Carroponte.
"Non vediamo l'ora di tornare in tour" ci confessano. "Il 2024 è stato un anno straordinario per noi, con la pubblicazione di Pogo Mixtape Volume Uno. Abbiamo fatto alcune date in estate, quasi date preparatorie in ottica del Forum di Assago, che abbiamo riempito lo scorso ottobre, e quindi abbiamo da smaltire ancora un sacco di energia. Siamo abituati a fare magari 15, 20, 30 date in un anno. Non basta una serata, non è sufficiente". E non manca un'anticipazione emozionante: "Stiamo continuando a scrivere, però dopo un po' stare in studio ti fa stare un po' stretto. Vuoi uscire e suonare, quindi siamo abbastanza elettrici, sperando che giugno arrivi presto".
Non si tratta solo e soltanto di nostalgia, come si potrebbe erroneamente pensare, ma di essere proiettati nel futuro con la consapevolezza che, per alcuni, i Finley rappresenteranno sempre l'adolescenza: "Abbiamo visto un ritorno di interesse nei nostri confronti da parte di chi è cresciuto con le nostre canzoni ma poi ci ha perso di vista, chi ci ha riscoperto perché le nostre canzoni hanno rappresentato un momento importante della loro vita, chi ci si rifugia come fossero appunto un bomber, perché sono rassicuranti". "In questo momento in cui la nostalgia dei primi 2000 va fortissimo abbiamo cercato non solo di farci trovare pronti" ammettono, "ma di proporre anche nuova musica, perché il nostro progetto è contemporaneo anche se affonda le sue radici in quella maniera di fare musica, suonata".
Se fino a ora abbiamo parlato di passato, l'ultima domanda verte - come sempre - sul futuro. "Nel nostro futuro c'è tanta nuova musica. Non ci fermiamo ai vecchi dischi, pubblicheremo nuova musica e ci piacerebbe continuare l'esperienza del Mixtape, quindi contaminare la nostra musica con altri artisti e altri generi. Dopo vent'anni di carriera, questo modo di sperimentare attraverso i featuring è molto stimolante. Poi chi lo sa: a volte prendi una strada e il futuro prende altre decisioni. E date a valanga, anche. Sul palco stiamo bene, è il posto che ci piace di più in assoluto".