
La nuova serie di Netflix affronta il tema delle mamme influencer e degli abusi su minori
Si chiama Bad Influence e ne parleremo a lungo
01 Aprile 2025
Online, niente è monetizzabile quanto i bambini: questa è una verità universalmente riconosciuta per tutte, specialmente per le cosiddette momager (mom manager), in particolare per Tiffany Smith. La nuova docuserie Bad Influence, in uscita su Netflix il 9 aprile, esplora lo scandalo legato alla mom manager di Piper Rockelle, youtuber e influencer, accusata da un gruppo di ben 11 content creator minorenni (la Piper Squad) di aver commesso abusi sessuali, fisici ed emotivi.
L'ascesa di Piper Rockelle: da video casalinghi a star di YouTube
Tiffany Smith ha pubblicato il primo video su Youtube di sua figlia nel 2016, quando Piper aveva nove anni: nel video la vediamo illustrare come creare un fluffy slime in ottica DIY. Nonostante sia una bambina, risulta straniante come i suoi movimenti e le sue parole siano già definiti e cesellati, abituati alla creazione di contenuti: let’s get started, dice sorridendo alla camera. Il video ha ottenuto più di 5 milioni di visualizzazioni.
Grazie al successo ottenuto dallo slime do-it-yourself, Tiffany ha incoraggiato Piper a creare sempre più video tutorial, challenge varie e contenuti di danza, aiutandola a raggiungere ben 8 milioni e mezzo di iscritti al suo canale Youtube. Con il passare del tempo, la crescita del suo canale ha implicato l’ampliamento dei suoi contenuti e la collaborazione con altre e altri giovani content creator di Youtube. Tra il 2017 e il 2021, è nata la Piper Squad, un gruppo di giovani star minorenni che ha partecipato a centinaia di video nel canale di Piper.
La denuncia da parte della Piper Squad e la serie Netflix "Bad Influence"
Nel gennaio 2022, viene presentata una denuncia a carico della madre di Piper, Tiffany, in cui le viene contestata una richiesta di risarcimento danni per 11 capi d’accusa, tra cui percosse, molestie sessuali, arricchimento indebito e imposizione involontaria di stress emotivo. Da quanto è emerso dalla denuncia, le giovani star hanno lavorato per migliaia di ore per i 550 video pubblicati nel canale YouTube di Piper, e sebbene non siano mai stati pagati per il loro lavoro o per l’uso della loro immagine, il numero medio di spettatori sul canale YouTube di Piper è aumentato di quasi cinque volte dal 2018 al 2021. Lo sfruttamento minorile, per giunta non retribuito, è forse la punta dell’iceberg: i querelanti sono stati frequentemente sottoposti a un ambiente emotivamente, fisicamente e talvolta sessualmente abusivo perpetrato da Tiffany Smith, sia sul set che al di fuori.
Cosa dicono gli studi
Un articolo pubblicato recentemente sulla rivista New Media & Society sostiene come il lavoro dei kidfluencer occupi una posizione a dir poco unica e ambigua dal punto di vista etico e legale. Le piattaforme come TikTok dovrebbero essere ritenute responsabili di tale mercificazione dei bambini, ma aggirano tale problematica con politiche spesso opache o insufficienti, assumendo un ruolo di intermediario neutrale. D’altro canto, i genitori hanno un ruolo attivo in queste pratiche, gestendo la presenza online dei figli (il cosiddetto sharenting) spesso con fini di monetizzazione, trasformandoli in entità commerciali, curando il loro profilo e plasmando la loro attività online. Entrambe - piattaforme e genitori - amministrano i contenuti e traggono benefici da essi, a discapito della salute, del benessere e della privacy dei bambini coinvolti.