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Quest'anno, il Miu Miu Literary Club ha sviscerato i temi dell'educazione femminile e del desiderio

Abbiamo chiesto a Lou Stoppard, Veronica Raimo e Kai Isaiah Jamal cosa ne pensano

Quest'anno, il Miu Miu Literary Club ha sviscerato i temi dell'educazione femminile e del desiderio Abbiamo chiesto a Lou Stoppard, Veronica Raimo e Kai Isaiah Jamal cosa ne pensano

Il 9 e 10 aprile 2025, presso il Circolo Filologico Milanese, Miu Miu ha ospitato la seconda edizione del Literary Club 2025 - A Woman’s Education. Sotto la direzione di Miuccia Prada, l’evento di due giorni è stato ideato quest’anno per esplorare i temi dell’educazione femminile, del desiderio e dell'adolescenza attraverso le opere di due grandi autrici internazionali: la filosofa Simone de Beauvoir, esponente dell’esistenzialismo francese, e Fumiko Enchi (pseudonimo di Fumi Ueda), tra le scrittrici più autorevoli dell’era Shōwa in Giappone.

Miu Miu Literary Club: la prima giornata

La prima giornata si è aperta con The Power of Girlhood, un’approfondita riflessione su Le inseparabili di Simone de Beauvoir. Scritto nel 1954, ma ritenuto troppo intimo per essere pubblicato in vita, il romanzo breve ha visto la luce solo nel 2020, suscitando nuovo interesse attorno a una delle più grandi pensatrici femministe del Novecento. In quest’opera, l’autrice racconta il passaggio dall’infanzia all’età adulta di una giovane donna e il ruolo cruciale dell’amicizia femminile nel percorso di autodeterminazione. A introdurre il tema l'attrice e modella Millie Brady. A discuterne l'autrice afro-americana Lauren Elkin, la romanziera Geetanjali Shree e la scrittrice Veronica Raimo. A moderare ci ha pensato la scrittrice e curatrice Lou Stoppard.

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Le vie alternative dell'educazione femminile secondo Lou Stoppard

Interrogata sul come la letteratura può illuminare la vita dell'educazione femminile, spesso considerata sotto una lente normativa e patriarcale, proprio Lou Stoppard amplia la riflessione, facendoci riflettere sull'importanza di un'educazione parallela e informale: "L’educazione di una donna è spesso definita dal sistema scolastico e istituzionale del proprio Paese o contesto locale. Tuttavia, se si parla con le donne e si chiede quali siano state le esperienze più formative della loro vita, spesso non si tratta di insegnamenti scolastici tradizionali. Piuttosto, emergono ricordi legati a conversazioni con amiche, relazioni (romantiche, platoniche o qualcosa nel mezzo) o letture significative". E poi aggiunge: "La possibilità di costruire la propria identità attraverso ciò che si sceglie di leggere è qualcosa di profondamente speciale, soprattutto durante la giovinezza. Questo tipo di educazione, personale e auto-diretta, è qualcosa di straordinario". In conclusione: "La letteratura offre modelli alternativi e può rappresentare una via di fuga dalle norme e dalle pressioni sociali. La lettura è un atto intimo, diverso dal guardare un film: coinvolge profondamente e crea un legame unico tra il lettore e la storia".

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Veronica Raimo, per un superamento delle etichette

A proposito di legami al femminile formativi, Veronica Raimo offre la sua prospettiva, augurandosi un superamento assoluto delle etichette nei rapporti: "L'amicizia in generale è formativa. I rapporti sono formativi. Io sarei proprio per eliminare la divisione tra rapporti di coppia e rapporti amicali. Si cerca sempre di più di ampliare la coppia, si parla di poliamore e di coppia aperta, ma l'amicizia rimane limitata, a parte. Forse sarebbe meglio ragionare in termini di persone che sono state formative e fondamentali nella nostra vita. Cancellare la divisione potrebbe essere un modo per evitare di trovare tutto queste etichette che sento come derivative da un mondo anglosassone, da un mondo in cui non ci si incontra più o ci si incontra tramite app, in cui bisogna descrivere il rapporto".

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La seconda giornata

La seconda giornata si è aperta con About Love, Sex and Desire, una conversazione approfondita attorno al romanzo Gli anni dell’attesa (The Waiting Years, 1957) di Fumiko Enchi: una delle prime opere pubblicate in Giappone a trattare in modo esplicito la sessualità femminile. Il libro racconta la storia di Tomo, moglie di un politico di alto rango, incaricata di trovare una concubina per il marito, finendo per sacrificare i propri desideri e bisogni a favore dell’autorità maschile. Introdotto dalla modella Cindy Bruna, il panel ha visto la partecipazione degl* scrittori Nicola Dinan e Naoise Dolan insieme alla romanziera americana Sarah Manguso. A moderare Kai Isaiah Jamal, artista e spoken word poet.

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Tra desiderio ed educazione, parola a Kai Isaiah Jamal

Oltre l'educazione, uno dei temi portanti di questa edizione - come sempre partecipatissima - del Miu Miu Literary Club è stato il desiderio, nella maniera più ampia del termine. Se Lou Stoppard ha allargato la definizione di desiderio, slegandolo dalla matrice sessuale, Kai Isaiah Jamal aggiunge: "Spesso tendiamo a considerare il desiderio in modo unidimensionale, associandolo esclusivamente al sesso e a un’interazione tra due corpi in un contesto eteronormativo. In realtà, desiderare è molto di più: è aspirare a qualcosa che manca, che si sente necessario - che sia libertà, autonomia o anche semplicemente un paio di scarpe. La società tende a incasellare il desiderio, ma la vera educazione sta proprio nella possibilità di desiderare liberamente, in tutte le sue forme". L'equilibrio, infatti, non sempre è equo: "Quando parliamo dell’educazione delle donne, troppo spesso il desiderio femminile viene raccontato attraverso lo sguardo maschile. Ed è per questo che occasioni come questo panel, che unisce donne di identità e culture diverse, sono fondamentali: danno voce a prospettive marginalizzate e permettono di allargare la comprensione di cosa significhi veramente desiderare". Chi ha, dunque, il diritto di educare chi? "Storicamente, il potere educativo è sempre stato nelle mani degli uomini bianchi. Oggi, grazie anche ai social media, ognuno ha gli strumenti per raccontare e condividere la propria verità: basta uno smartphone. Certo, ci sono anche dei rischi, ma l’impossibilità di censurare certe voci è cruciale. I veri cambiamenti spesso arrivano da chi è stato costretto al silenzio per troppo tempo. Il punto è rendere questo cambiamento costante, e non solo legato a momenti isolati. A volte significa anche lasciare spazio a qualcun altro, riconoscere quando non è il nostro turno di parlare e passare il testimone. È urgente farlo, perché quando il potere educativo resta nelle mani sbagliate il mondo ne paga le conseguenze. Soprattutto nel contesto politico attuale, penso che sempre più persone stiano iniziando a porsi domande che prima ignoravano. Fra dieci anni, potremo forse guardare a questo periodo come un momento di svolta".