Le donne del Sónar Festival
Catnapp e KÁRYYN hanno portato un po' di girl power sul palco del festival di Barcellona
30 Luglio 2019
Cosa significa essere una donna in un'industria a forte dominanza maschile? Cosa serve per diventare l'artista che si è sempre immaginato, lasciando il proprio Paese d'origine alla ricerca di una carriera di successo, non senza mille ostacoli? Di questo e molto altro abbiamo parlato con due delle protagoniste femminili del Sónar Festival, Catnapp e KÁRYYN, subito dopo le loro performance esplosive sul palco del festival spagnolo.
Originaria di Buenos Aires ma ormai based a Berlino, Catnapp ha iniziato a produrre musica nel 2010, trovando una sintesi unica di genere diversi, risultando in un sound distintivo fatto di bassi pesanti, percussioni sperimentali e synth. Nel 2017 ha fondato la sua etichetta discografica, la 'NAPP Records’, mentre l'anno successivo ha firmato con la Monkeytown. Quest'anno ha pubblicato l'album BREAK, il quale include inoltre la collaborazione con i Modeselektor per il brano The Mover.
#1 Raccontaci qualcosa di te e delle tue origini.
Sono per un quarto italiana (il mio cognome è Battaglia), per un quarto irlandese, per un quarto ungherese e per un quarto spagnola. Sono nata a Buenos Aires, in Argentina, dove i miei nonni si sono trasferiti anni fa. A casa si parlava spagnolo. Sono cresciuta in una casa piena di musicisti, mio nonno era un musicista jazz, i miei genitori si sono conosciuti in una band, quindi la musica è sempre stata qualcosa di molto naturale per me. A diciotto anni ho deciso di studiare musica elettronica, e da lì non mi sono più fermata, non ho mai voluto fare nient'altro nella vita, ed è questo il lavoro che farò per sempre.
#2 Perché hai deciso di trasferirti a Berlino?
In Argentina è molto difficile riuscire a vivere di musica, anche se hai successo risparmiare è impossibile, viaggiare all'estero è abbastanza proibitivo, se non fai musica pop, trap, o rock fino a qualche anno fa, non vieni minimamente considerato. So di aver fatto il massimo che potevo in Argentina, ma sentivo il bisogno di incontrare persone con una mentalità diversa, non sapevo bene cosa stessi cercando, ma quello che ho trovato è fantastico. Credevo di voler vivere a Londra, sono stata lì 10 giorni prima di dirmi 'Assolutamente no' e di spostarmi a Berlino, dove ho sentito subito di aver trovato il posto per me. Le persone a Berlino sono molto più gentili e amichevoli, è meno costosa come città rispetto a Londra e mi sono sentita accettata fin dal primo giorno.
#3 Come hai conosciuto i Modeselektor?
E' una storia piuttosto assurda. Lavoravo in un club di Berlino chiamato OHM e i Modeselektor erano soliti organizzare delle feste lì. Un giorno stavo lavorando al guardaroba, ma avendo finito il turno in anticipo ho deciso di andare a dare un'occhiata al party. Sulla pista da ballo ho conosciuto Leo, il loro manager, abbiamo iniziato a chiaccherare e gli ho raccontato che anche io facevo musica. Leo mi disse di mandargli la mia musica, e così ho fatto. A loro è piaciuta e mi hanno chiesto di unirmi alla loro etichetta: ovviamente ho accettato subito. Sembra quasi troppo bello per essere vero, loro sono delle persone fantastiche, mi sento molto fortunata, andare in tour con loro è divertente, si scherza e si ride tutto il tempo, anche se c'è un problema lo affrontano sempre con il sorriso sulle labbra.
#4 Ti senti mai sotto pressione in un ambiente così maschile?
Ormai ci sono abituata, solitamente comunque frequento più uomini che donne. Non mi viene in mente un episodio particolare che definirei spiacevole, ho avuto spesso a che fare con delle teste di c***o, ma possono esserlo sia donne che uomini. Forse sono stata fortunata, non lo so, ma non mi sono mai sentita in obbligo di giustificarmi per essere una ragazza in questo ambiente.
#5 I tuoi fan si mettono mai in contatto con te per dirti che sei un'ispirazione?
Ricevo dei messaggi molti carini di ragazze che mi dicono che grazie a me hanno avuto il coraggio di scoprire se stesse, di iniziare a fare musica ecc, ma perché dubitare? Essere una donna non è certo un limite, ma sono contenta di essere una fonte di ispirazione per le persone, che grazie a me decidono di provare a fare musica.
#6 Sei in tour da molto tempo, hai suonato anche in Asia.
Sono in tour da febbrario! Sono stata in Asia: durante il mio primo live lì, davanti ad una folla di teenager, ho gridato 'Fuck' e loro sono impazziti e hanno iniziato a ripeterlo, è stata un'esperienza liberatoria. In Cina ho dovuto firmare un contratto in cui dichiaravo che non avrei detto parolacce. Mi trovavo all'ambasciata tedesca a Pechino e hanno aspettato che l'ambasciatore se ne andasse prima di farmi suonare.
#7 Dev'essere bellissimo sapere di poter vivere grazie al proprio talento così come dev'essere bello poter viaggiare alla scoperta di altre culture.
Devi continuare a ripeterti quanto sei fortunato, ogni tanto devi fermarti un momento e apprezzare quello che stai facendo e dove ti trovi. E' troppo bello.
#8 Qual era il tuo cantante preferito quando eri una ragazzina?
Quando ero una teenager volevo essere Britney Spears, ma mi piacevano anche i Limp Bizkit, in particolare il loro frontman, Fred Durst! Avevo 13 anni e vedevo Britney cantare e ballare con quel suo fisico così atletico. Quando ha avuto l'esaurimento nervoso, per poi rasarsi a zero, ha dimostrato di essere la popstar che era veramente, quando è impazzita ha smesso di ascoltare quello che gli altri le dicevano che doveva essere.
#9 In effetti tu sei una via di mezzo tra Britney Spears e Fred Durst.
Eccomi, sono Freddy Spears ehehe! Sono andata ad un concerto dei Limp Bizkit lo scorso anno e sono stati fantastici. Sarebbe bello se tornassero davvero sulla scena musicale, dopo tutta questa trap. Abbiamo sicuramente bisogno dei Limp Bizkit!
Nel suo album di debutto The Quanta Series, la voce della produttrice americana di origini siriane KÁRYYN non risulta un elemento estraneo in un ambiente di suoni, ma diventa tutto quell'ambiente. L'artista ha composto le musiche per l'opera sperimentale Of Light, mentre studiava sotto l'ala di Marina Abramović. KÁRYYN sa quello che fa, grazie alla sua capacità unica di raccontare una storia, anche quando i suoi limiti sembrano sul punto di sparire.
#1 Sono molto curiosa di saperne di più sulla tua storia e sulle tue origini. Ho letto che vieni dalla Siria.
I miei genitori sono originari della Siria. Io non ci vado dal 2010, i miei genitori si sono trasferiti negli Stati Uniti dopo un matrimonio combinato. Mio padre andò inizialmente negli USA grazie alla Croce Rossa perché studiava medicina, mia madre l'ha raggiunto più tardi, e io sono nata negli Stati Uniti.
#2 La tua musica ha mille sfaccettature e diversi livelli di lettura, la tua stessa voce diventa uno strumento. Si intravede il tuo passato nel tuo lavoro, così come il tuo presente, e sono curiosa di scoprire cosa ti riserva il futuro.
Il tema dell'identità è molto complesso. Come mi identifico? E' un argomento enorme. Dovremmo essere liberi di fare la musica che vogliamo. Scrivo prendendo ispirazione solo da ciò che conosco, non mi spingo verso territori inesplorati. Faccio riferimento solo ad argomenti di cui ho avuto un'esperienza diretta nella mia vita.
#3 Quando hai capito che saresti diventata una musicista?
Vengo da una famiglia molto musicale. Mio padre suona la chitarra, mentre nella famiglia di mia madre sono artisti, burattinai, cantavamo sempre. Oltre alla passione per la musica creo anche gli abiti che indosso. Hai un'idea, un'immaginazione e sai come realizzarla. Contengo moltitudini. Non importa da dove veniamo, non importa chi siamo, dipende tutto dalla nostra consapevolezza, viviamo e respiriamo. Sapevo solo che volevo condividere quello che sono con il resto del mondo attraverso la mia arte.
#4 Che cosa ti ispira?
Io sono buddista. Io stessa sono il percorso che voglio intraprendere, non posso controllare il mio effetto sulle persone o quello che vedono ascoltando la mia musica, ma il disco sono io e le persone non dovrebbero aspettarsi niente di diverso da me. Inizia tutto da noi stessi, dobbiamo essere compassionevoli. E' di questo che parla la mia musica, passare dall'io al noi.
#5 Com'è il rapporto con i tuoi fan?
Ancora non l'ho capito del tutto. Ho passato gli ultimi 10 anni seduta su un cuscino a meditare, cercando il modo di esere una persona migliore, di migliorarmi sempre, ci provo, sono sul mio cammino. Quando cerchi a tutti i costi la perfezione finisci fuori dal sentiero. Puoi decidere di usare le tue idee per fare musica pop, diventando mainstream. Crescendo mi sono presa la libertà di dire qualcosa di universale con la mia musica, e sono certa che presto quei suoni saranno considerati pop. La mia canzone preferita è E.T. di Katy Perry e Kanye West, perché contiene dei suoni veramente meravigliosi. Non mi sento in obbligo di diventare pop, ma so che succederà, cambiando però la definizione di pop per come lo conosciamo oggi.
#6 C'è qualcosa che vorresti dire in quanto produttrice donna?
Non abbiamo bisogno di dire che siamo donne, ma la portata di questa affermazione fa la differenza. Sicuramente ci sono ancora tantissimi pregiudizi. Qualche tempo fa leggevo un articolo che riportava una lista di compositori, e tra questi c'era solo una donna, gli altri quattro erano uomini, per di più defunti. Le persone non lo fanno intenzionalmente, è possibile commettere degli errori. Io mi ritengo una persona cazzuta, quello che faccio lo faccio molto bene, non ho bisogno di dimostrare niente a nessuno, se non a me stessa. Se ho un'idea per un progetto o per una canzone, cerco un produttore e ci lavoriamo insieme, finché non otteniamo ciò che abbiamo in mente. Voglio valorizzare le persone, se lasciamo che siano le nostre insicurezze a guidarci non otterremo mai nulla di buono. C'è abbastanza spazio per tutte le musiciste donne, non c'è bisogno di essere Ariana Grande per essere presa in considerazione.
#7 Quali artisti consideri i tuoi preferiti?
Ho ascoltato moltissimo Ani di Franco e Tori Amos. Ascoltavo i loro album in continuazione. Ani in particolare raccontava dei suoi desideri e delle sue esigenze, che variavano dal voler essere considerata una diva, a voler avere una vita normale. Mi capita spesso di andare sul set per degli shooting, e puntalmente non hanno la mia taglia, quindi esigo che la trovino. Perché dovrei adattarmi a degli standard se questi standard non hanno il minimo senso? The Black Madonna ha scritto su Twitter: Essere grassi in fondo significa amare il proprio piacere, nutrirsi solo per se stessi e per desiderio, senza rinnegare i propri bisogni, semplicemente prendendosi lo spazio che la cultura vorrebbe negarci. Fantastico. Che emozione amare se stessi, e poterlo fare in questo modo per giunta. Voglio essere la mia ispirazione, così come The Black Madonna lo è per sé e per gli altri.