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Cosa vuol dire essere una WAG oggi

Il mondo delle mogli e delle fidanzate dei calciatori sta cambiando

Cosa vuol dire essere una WAG oggi Il mondo delle mogli e delle fidanzate dei calciatori sta cambiando

Gli Europei 2024 stanno per giungere al termine. Anche quest’anno, l’attenzione si divide. C’è chi pensa a formazioni e schemi di gioco, risultati e performance e chi invece si concentra sul gossip. Con chi dividono la loro vita questi bei calciatori? Per l’Italia l’attenzione (non per forza positiva) si è concentrata su Benedetta, la fidanzata di Riccardo Calafiori, che - forse prevedendo tutta l’attenzione che il giocatore del Bologna classe 2002 avrebbe attirato con le sue doti sportive e non - si era premurato di baciarlo in diretta, per mettere i puntini sulle i. Non è l’unica. Insieme a lei, nel novero delle WAG italiane anche Chiara Nasti, Alessia Elefante, Camilla Bresciani e Clarissa Franchi.

La nascita delle WAG nella cultura pop

L’acronimo WAG (Wives and Girlfriend) è diventato popolare nel Regno Unito negli anni 2000, in particolare durante la Coppa del Mondo di calcio del 2006, quando le compagne dei calciatori inglesi attiravano molta attenzione mediatica per il loro stile di vita glamour e le loro apparizioni pubbliche, sugli spalti e non solo. Tra le WAG più in vista di quegli anni c'erano Victoria Beckham, moglie di David Beckham ed ex cantante delle Spice Girls, Cheryl Cole, all'epoca moglie di Ashley Cole e membro delle Girls Aloud, e Coleen Rooney, moglie di Wayne Rooney, nota per il suo stile e le sue apparizioni sui media. Anche Alex Curran, moglie di Steven Gerrard e modella, Abbey Clancy, fidanzata (ora moglie) di Peter Crouch e presentatrice televisiva, ed Elen Rives, allora fidanzata di Frank Lampard, rientravano in questo gruppo. In Italia, potrebbero essere definite WAG anche Elisabetta Canalis e Ilary Blasi ieri e Alice Campello oggi, per esempio.

In che modo la sigla veniva utilizzata in maniera negativa?

WAG non significava solo moglie o fidanzata dei calciatori più ammirati del momento, ma portava (e porta anche oggi, in maniera meno evidente) con sé degli schemi estetici molto precisi e uno stile di vita lussuoso. Abbronzature potenti, orecchini vistosi, maglie del partner portate annodate in vita, come crop top o canottiere per mettere in vista le forme e suddette abbronzature, occhiali da sole enormi, gloss catarifrangenti e meches bionde, viaggi su yacht chilometrici, acquisti di lusso, aerei privati e vacanze esotiche. Una sorta di esagerazione Y2K del fenomeno velina-e-calciatore che negli stessi anni si registrava da noi. In questa dicotomia WAG-footballer o velina-calciatore, però, non è difficile rilevare una serie di stereotipi. Le donne sono definite in base alle loro relazioni con gli uomini, in funzione della loro fama, ricchezza, prestanza fisica. Vengono considerate superficiali e oche anche se hanno una carriera reale e autonoma, e non vengono quasi mai discussi i loro meriti quanto i loro look e i loro fisici, la loro funzione di WAG. Basti pensare al trattamento ricevuto da Wanda Nara, che ha "osato" essere oltre che discinta anche procuratrice sportiva del marito Mauro Icardi, e per questo ha subito anni di messaggi d'odio e insinuazioni sulla sua competenza.

Le WAG oggi rompono davvero gli stereotipi?

Tra le WAG sugli spalti degli stadi in cui si giocano le partite degli Europei, possiamo individuare: Dani Dyer, Katie Bio, Aine May Kennedy, Tolami Benson. Proprio quest’ultima, compagna di vita del giocatore dell’Inghilterra Bukayo Saka​​, spesso viene presa come esempio della moderna fidanzata di sportivo, emancipata e che sfugge a ogni pregiudizio e stereotipo, che lavora e che esiste in maniera autonoma rispetto ai successi del fidanzato, ma che lo sostiene da vicino. Non è guardata dall’alto in basso, giudicata, al contrario è ammirata. Pur essendo sempre sugli spalti, poi, non sfoggia la sua storia d’amore sul suo profilo Instagram in maniera esplicita, anzi sembra quasi una "semplice" tifosa. I suoi follower sono ignari del suo legame con il calcio internazionale, perché lei ci tiene a mantenere la sua autonomia, sia come donna che come influencer, personaggio e celebrità. Anche se il termine non è mai stato esclusivo della sfera calcistica, in Europa quando si parlava di WAG si parlava soprattutto di pallone. Adesso, da noi ma anche oltreoceano, non è più così. Il football americano, ad esempio, produce un gran numero di WAG. Questo vuol dire che Taylor Swift è una di loro? Sicuramente, lo sono Brittany Mahomes, Kylie Kelce, Olivia Culpo. Quanto sono diverse, queste donne sempre sugli spalti nei colori della squadra del loro marito, dalle WAG degli anni duemila? Purtroppo, ci tocca rilevare, non tantissimo. O perlomeno, il trattamento che subiscono dalla stampa scandalistica (e troppo spesso dai tifosi) non è poi così diverso. Il problema, forse, non sta tanto nella loro presenza nei luoghi dello sport, nel loro lavoro, nel loro modo di porsi, quanto nella sigla stessa, che non esiste se non in relazione a un uomo, considerato più famoso o di maggiore spicco. Che sia il momento di abbandonarla?