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Di luoghi d’arte, a Milano, ce ne sono parecchi. C’è la Pinacoteca di Brera, con le sue sale che mozzano il fiato e i suoi quadri che raccontano la storia della città e dell’Italia intera. Il Castello Sforzesco, monumentale e bellissimo, simbolo del capoluogo lombardo e delle sue tradizioni. Per gli animi contemporanei c’è la Fondazione Prada, con i suoi colori acidi e le sue provocazioni. Come sfondo alla nostra conversazione con Levante, però, serviva qualcosa di vivo e artigianale, uno spazio di lavoro che richiamasse al passato e alla bellezza classica ma che lo facesse dalla materia, dal gesso, dall’artigianato, insomma da qualcosa che si può toccare, anzi che ti finisce sulle scarpe e sui vestiti solo camminandoci attraverso. Proprio come fa l’arte di Levante, che dalla musica si allarga ed esplora altri campi, che passa dalla pittura e dalla poesia e che trova compimento nella sua nuova avventura cartacea, Opera Quotidiana, libro di poesia e immagini in libreria dal 19 Novembre. Opera Quotidiana” ci racconta Levante, statuaria su un cubo tra due riproduzioni antiche che torreggiano su di lei e su di noi, “è stato un lavoro quotidiano e artigianale in cui ho deciso di modificare tutte le notizie che mi stavano arrivando dal mondo attraverso i quotidiani, ritagliando i titoli e ricomponendoli in poesie e pensieri su altro e altrove”. Questo lavoro nasce da una necessità personale: “Volevo scappare da una realtà che mi stava molto spaventando e che continua a farlo, volevo canalizzare la creatività in un modo che mai avevo affrontato prima, lontano da qualsiasi tipo di attrezzo o mezzo digitale. Così, anche se avessero staccato la luce al mondo, io avrei continuato indisturbata”.

Tra scrivere una canzone e scrivere una poesia non c’è differenza” prosegue, quando le chiediamo in cosa è stato diverso questo lavoro rispetto a quello suo solito di cantautrice. “La differenza sta nella modalità in cui io creo le canzoni e con cui invece ho approcciato questo nuovo lavoro. Con Opera Quotidiana, con questa montagna di parole (che ho ritagliato per due anni), sono andata a rompere delle regole creative alle quali ero abituata per crearne di nuove. Era una possibilità che mi si stava creando davanti agli occhi, accostamenti di parole che mai avrei accostato. È stata veramente una novità, un darmi la possibilità di creare una nuova creatività”. E per Levante non c’è nessuna incoerenza, perché tutte queste creatività vengono dalla stessa fonte, che è lei stessa: “Non c’è diversità tra musica, poesia, pittura se non nei loro utensili, nei loro materiali, nelle loro forme. Il contenuto sono sempre io, è la mia linfa vitale. Sono tutte imparentate queste forme di creatività”.
Opera Quotidiana” ci racconta Levante, statuaria su un cubo tra due riproduzioni antiche che torreggiano su di lei e su di noi, “è stato un lavoro quotidiano e artigianale in cui ho deciso di modificare tutte le notizie che mi stavano arrivando dal mondo attraverso i quotidiani, ritagliando i titoli e ricomponendoli in poesie e pensieri su altro e altrove”. Questo lavoro nasce da una necessità personale: “Volevo scappare da una realtà che mi stava molto spaventando e che continua a farlo, volevo canalizzare la creatività in un modo che mai avevo affrontato prima, lontano da qualsiasi tipo di attrezzo o mezzo digitale. Così, anche se avessero staccato la luce al mondo, io avrei continuato indisturbata”.

Tra scrivere una canzone e scrivere una poesia non c’è differenza” prosegue, quando le chiediamo in cosa è stato diverso questo lavoro rispetto a quello suo solito di cantautrice. “La differenza sta nella modalità in cui io creo le canzoni e con cui invece ho approcciato questo nuovo lavoro. Con Opera Quotidiana, con questa montagna di parole (che ho ritagliato per due anni), sono andata a rompere delle regole creative alle quali ero abituata per crearne di nuove. Era una possibilità che mi si stava creando davanti agli occhi, accostamenti di parole che mai avrei accostato. È stata veramente una novità, un darmi la possibilità di creare una nuova creatività”. E per Levante non c’è nessuna incoerenza, perché tutte queste creatività vengono dalla stessa fonte, che è lei stessa: “Non c’è diversità tra musica, poesia, pittura se non nei loro utensili, nei loro materiali, nelle loro forme. Il contenuto sono sempre io, è la mia linfa vitale. Sono tutte imparentate queste forme di creatività”.
hero hero “Non c’è diversità tra musica, poesia, pittura. Il contenuto sono sempre io, è la mia linfa vitale. Sono tutte imparentate, queste forme di creatività.”
Il suo pubblico ha accolto la notizia del libro con gioia e supporto: “Penso e spero che il pubblico che mi segue, che mi conosce da più di dieci anni, riesca a seguirmi anche in questa piccola follia. Anche se non ho pensato al pubblico quando ho iniziato questa avventura”, confessa. “Quando ho iniziato a ritagliare e a creare pensieri e poesie mai avrei immaginato di poterne fare un libro. Opera Quotidiana è nata come forma di evasione personale. Ad ogni modo, quello che penso possa arrivare alla gente è che puoi sempre trovare una via creativa per salvarti da quello che ti fa male, che ti ferisce”. Che è esattamente quello che ha fatto lei. “Io uso l’arte per sciogliere i nodi, per cercare di capirmi ma soprattutto per evadere. Così è stato anche per i dipinti. La parentesi della pittura in questo lavoro è stata meditazione allo stato puro. Tu entri in laboratorio, inizi a dipingere e non sai quando finirai. Il tempo vola”.

Anche se Opera Quotidiana si approccia all’attualità per contrasto, trasformandola in altro, la sua autrice non sempre evade e trasforma, anzi. Levante usa i suoi profili social, la sua voce e le sue canzoni per dire la sua sui temi che le stanno più a cuore, e lo fa da sempre. “La prima volta che mi sono espressa pubblicamente su un fatto di attualità è stato il 15 novembre 2015. Era appena successo l’attentato al Bataclan. Ricordo di aver utilizzato Facebook per dissentire sul modo in cui la gente stava reagendo, secondo me in maniera molto superficiale, a una cosa estremamente dolorosa e per la quale avremmo dovuto mostrare più di una vicinanza di facciata senza mai scendere in piazza. Su questo tema ho scritto anche un brano, Non me ne frega niente. Ho attirato fazioni politiche distanti dalla mia, ricordo delle reazioni estreme. Mi ha un po’ ferita ma non mi ha mai intimorita. Crescendo è stato inevitabile attenzionare lo sguardo su quello che mi accadeva intorno. È importante perché siamo esseri politici. Ho continuato a far sentire la mia voce. La conseguenza spesso è la solitudine, in certi ambienti si preferisce rimanere fuori dai contesti politici. Ma noi siamo politici, tutto quello che facciamo è politico, anche il nostro silenzio è politico. Dunque io preferisco dissentire, verbalizzare”.
Più la nostra conversazione va avanti, più diventa chiaro che la priorità, per Levante, è esprimere. Esprimere se stessa in maniera onesta e profonda, regalare la sua visione del mondo, dare degli spunti di riflessione. E lo fa anche con l’abbigliamento, oltre che con la poesia, con la musica e con la pittura, con i dischi, i libri e i post: “La superficie è importante come la profondità” esordisce. “Gli abiti sono una parte importante della mia vita. Io nasco e cresco in una famiglia di donne sarte, che lo facevano per mestiere e per passione. Per me l’abito fa il monaco, perché racconta tanto di noi. Lanciamo dei messaggi, anche quando pensiamo di non volerci acconciare o di non voler essere notati. Quello è un messaggio”. E si ritorna alla politica. “Mi piace la moda che esprime un pensiero, la moda politica. Non mi piacciono le tendenze, cerco di sfuggirle. A volte ci riesco, a volte ci casco. Però cerco di ascoltare me stessa più che il rumore di fondo. Ad esempio, non riesco a fare a meno dei calzettoni. Anche con i tacchi vertiginosi. È il mio modo di sentire il ragazzo che mi abita”.
L’ultima battuta, come nostro solito, verte sui consigli che darebbe, di cuore, a chi vuole intraprendere un percorso creativo. “Bisogna essere creativi” risponde Levante, e dietro a questa risposta apparentemente forse un po’ scontata si nascondono delle sfumature per niente ovvie. “Creativi nel vero senso del termine. Si deve fare e creare tentando di essere il più originali possibile. È stato fatto tutto, ma penso che ascoltare se stessi e, come detto prima, non il rumore di fondo possa essere un buon modo per tracciare una strada personale. Io oggi mi sento di dire che in un mondo così tanto collegato c’è una tendenza a somigliarsi. Ecco, tentiamo di somigliarci un po’ meno e proteggiamo la nostra diversità”.
hero hero “La superficie è importante come la profondità. Gli abiti sono una parte importante della mia vita. Io nasco e cresco in una famiglia di donne sarte, che lo facevano per mestiere e per passione. Per me l’abito fa il monaco, perché racconta tanto di noi.”

1st Look:
Full look PRADA. 

2nd Look:
Full look VALENTINO. 

3rd Look:
Full look FERRAGAMO. 

4th Look:
Full look DSQUARED2. 

5th Look:
Full look GUCCI.

6th Look:
Full look N21.

7th Look:
Full look LOUIS VUITTON. 

Credits:

Photographer Giuseppe Triscari 
Stylist Lorenzo Oddo 
Videomaker Sofia Atzori 
Ph. Assistant Beatrice Spagnoli 
Stylist Assistant Paolo Sbaraglia