La violenza di genere è un problema culturale
Numeri e riflessioni in occasione della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne
25 Novembre 2022
Poco più di vent’anni fa, nel 1999, l’ONU istituiva ufficialmente la Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza sulle Donne (International Day for the Elimination of Violence against Women), una ricorrenza, fissata per il 25 novembre, volta a promuovere l’uguaglianza e la parità di diritti tra uomo e donna, il rispetto, l’emancipazione femminile e di conseguenza per mettere fine a maltrattamenti, violenze, molestie e femminicidi - un’impresa tutt'altro che semplice. La data scelta per questo appuntamento non fu casuale. Il 25 novembre del 1960 tre sorelle, Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal, tre donne in aperto contrasto con il regime del dittatore Rafael Leónidas Trujillo nell’odierna Repubblica Dominicana, vennero rapite mentre si recavano in carcere per far visita ai loro coniugi - anch’essi oppositori del regime - per poi essere torturate e uccise. Fu grazie alla quarta sorella che la verità venne a galla e fu questo tragico evento ad essere scelto dalle Nazioni Unite come simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.
I dati
Il femminicidio è la più estrema forma di violenza contro le donne. Vengono registrati 137 femminicidi nel mondo ogni giorno. Uno studio delle Nazioni Unite pubblicato a novembre 2022 rende noto che tra le 81.100 vittime totali di omicidi del 2021 in tutto il mondo, 45.000 donne, più della metà (56%), sono donne. Secondo la stima,lo scorso anno sono state cinque ogni ora quelle uccise dal partner, da un ex partner o da un famigliare. Rientrano in queste modalità anche le 104 vittime donne su 273 omicidi registrati tra l’1 gennaio e il 20 novembre 2022 secondo il Ministero dell'Interno. 88 di queste sono state uccise in ambito familiare/affettivo e 52 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Prendendo in considerazione invece episodi meno gravi, ma non per questo da dimenticare, a livello globale circa 15 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni hanno subito violenza sessuale. In Italia, il 31,5% delle donne dai 16 ai 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, parliamo di 6,78 milioni di donne (secondo i dati ISTAT del 2019). Nel 2020, complice la pandemia e lo stato sono state 43.467 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza in Italia. Secondo la Convenzione di Istanbul dovrebbe esistere un centro ogni 10mila abitanti. Al 31 dicembre 2017 in Italia sono attivi 281 centri antiviolenza, pari a 0,05 centri per 10mila abitanti. Oltre a dati frammentari e non sempre univoci, che dipendono dai diversi criteri che gli enti utilizzano per classificare reati e omicidi, sono proprio i centri, luoghi sicuri in cui denunciare e cercare aiuto, un asset indispensabile per la risoluzione del problema, nonostante il loro numero esiguo sul territorio. Secondo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, le misure adottate in Italia per prevenire, gestire e punire violenza domestica e femminicidi non sono adeguate.
Le cause
La definizione “violenza di genere” è un contenitore ampio che raccoglie molti fenomeni diversi che nonostante la differenti manifestazioni sono tutti il risultato di una struttura sociale e culturale ancora patriarcale e antiquata. È la stessa Dichiarazione adottata dall’Assemblea Generale Onu a parlare di violenza contro le donne come di “uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”. I casi di violenza, indipendentemente dalla loro gravità, riflettono la persistente discriminazione contro le donne, sia dal punto legale che pratico, e delle disuguaglianze che ancora persistono tra uomo e donna. Combattere la violenza di genere, quindi, non significa eliminare uomini violenti, uomini innamorati che hanno perso la testa dopo essere lasciati - in una narrazione purtroppo ricorrente quando si parla di femminicidio - ma si tratta di estirpare e cambiare radicalmente una mentalità misogina che fino a non molto tempo fa era riflessa anche nel Codice Penale italiano.
Non è facile trovare un pattern comune tra le diverse situazioni che rientrano nella definizione di violenza di genere, che si verifica indipendentemente da fattori economici, famigliari, di background sociale, di età, ed è proprio per questo che diventa difficile da combattere. “La violenza sulle donne è un fenomeno trasversale come denunciano da moltissimi anni i Centri Antiviolenza. La violenza è prima di tutto un problema culturale. Interventi di sensibilizzazione e formazione sul tema della violenza e sugli stereotipi di genere permettono di promuovere un cambiamento culturale attraverso il rispetto di sé, dell’altro e della differenza”, ha raccontato a nss G-Club il Centro Antiviolenza Cerchi d’Acqua, centro nato vent’anni fa a Milano che si occupa di contrastare la violenza alla donne e delle conseguenze che questa comporta sul benessere psicofisico degli attori coinvolti e delle loro relazioni. L’approccio del centro, che ha continuato a restare attivo e operativo anche nei mesi più duri della pandemia con il suo staff costituito da consulenti, psicologhe-psicoterapeute, avvocate, orientatrici e formatrici, si basa sulla convinzione che ogni donna abbia in sé la forza e le risorse per uscire dalla violenza.
Quello della violenza di genere è un fenomeno stratificato, così come sono molteplici e radicate la cause che ne stanno alla base e di conseguenza la sua possibile soluzione. Dall’atto stesso che viene commesso, alle vittime che devono trovare la forza e il coraggio di denunciare, alle istituzioni pubbliche che devono ascoltare e soprattutto credere alle survivor, alla giustizia che deve fare il suo corso, trovando e condannando i colpevoli di questi atti, la rete che porta alla soluzione della questione è intricatissima, ma fondamentale.
L'importanza del linguaggio
Nella narrazione che di questi fatti viene fatta gioca un ruolo fondamentale il linguaggio che viene usato, tanto nei media tradizionali e mainstream quanto sui social. Sono gli ultimi recentissimi fatti di cronaca a ricordarci quanto il tono e il ricorso a certi termini possano essere fuorvianti e fuori luogo, portando spesso al victim shaming. "Bisogna chiamare le cose con il giusto nome e il corretto utilizzo del linguaggio è fondamentale. Sentiamo ancora parlare di “delitto passionale” quando in realtà di passionale non c’è nulla. Gli episodi che conosciamo quando ormai è troppo tardi sono solo il culmine di rapporti dove la violenza andava avanti da molto tempo", ha dichiarato a nss G-Club SVS Donna Aiuta Donna, onlus di Milano che con il suo Soccorso Violenza Sessuale è stato il primo centro pubblico italiano per l’assistenza alle vittime di reati sessuali, diventando la prima realtà italiana a offrire assistenza sanitaria e psicosociale alle persone che avevano subito violenza e ad accoglierle con un approccio dedicato, basato sull’ascolto non giudicante e su linee guida studiate ad hoc da un’equipe specializzata.
"Il lavoro sulla comunicazione è uno degli ambiti fondamentali dell’attività della Cooperativa, i media sono, ovviamente, i principali destinatari dei nostri messaggi. E’ soprattutto attraverso i giornali, la radio e la televisione che informiamo e sensibilizziamo l’opinione pubblica sul tema della violenza di genere. Il rapporto con gli organi di informazione è assai complesso. Da un lato la nostra esigenza di comunicare il tema della violenza in modo approfondito e corretto, nel rispetto e nella tutela delle donne che si sono rivolte a noi. Il messaggio forte e positivo che vogliamo comunicare è che esiste sempre una via di uscita dalla violenza. Dall’altro le regole del giornalismo che spesso contrastano con tutto ciò: i giornali e le trasmissioni televisive vogliono le “storie”, cercano il sensazionalismo. Mentre i media tendono a rappresentare le donne che subiscono violenza come vittime segnate da un destino che non lascia loro nessuna speranza, noi lavoriamo con le donne per valorizzare la loro forza e le loro risorse”, ha continuato il Centro Antiviolenza Cerchi d'Acqua nell'intervista rilasciata l'anno scorso.
Cosa è cambiato dopo il lockdown
Nel mese di marzo 2019 la Polizia di Stato ha registrato, in media, ogni 15 minuti una vittima di violenza di genere di sesso femminile. Maltrattamenti, stalking, abusi sessuali, fino alla forma più estrema di violenza: il femminicidio, commesso nella maggior parte dei casi in ambito familiare. Dopo le manifestazioni Non una di Meno che nel 2019 hanno riempito le strade di Milano e tante altre città italiane la sensibilizzazione sul tema è cresciuta a dismisura. Nel 2020, le chiamate al 1522 sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019. Secondo gli ultimi dati Istat, rispetto al primo trimestre 2021, il primo trimestre 2022 registra un lieve calo delle chiamate che passano da 7.974 a 7.814. Il boom di chiamate al numero antiviolenza e stalking 1522 si registra soprattutto in occasione del 25 novembre, la giornata in cui si ricorda la violenza contro le donne, anche per effetto della campagna mediatica.
Le possibili soluzioni
Nonostante la complessità del fenomeno urge trovare delle soluzioni, specialmente alla radice, partendo quindi dalle nuove generazioni. "Senza dubbio la violenza si combatte con la prevenzione. L’informazione e la sensibilizzazione dei giovani è fondamentale affinché in futuro i rapporti nella coppia possano essere diversi, liberi, da stereotipi e pregiudizi, che sono alla base della violenza", ha spiegato SVS Donna Aiuta Donna.
Se invece ci dovessimo trovare in situazioni di pericolo e di violenza, o nel caso conoscessimo qualcuno che vive questo disagio, è importante rivolgersi immediatamente ai centri antiviolenza. "Il primo passo per una donna coinvolta direttamente è contattare un Centro Antiviolenza. Questo permette di riconoscere la violenza come tale e avviare un progetto d’uscita dal disagio. A Cerchi d’Acqua i percorsi sono gratuiti e svolti nel rispetto dell’anonimato e del non giudizio. Se conosciamo una donna che si trova in queste situazioni possiamo darle il riferimento di uno dei Centri presenti sul territorio nazionale. Cerchi d’Acqua in particolare offre supporto anche alle persone che vivono accanto alle donne che che subiscono abusi perché la violenza produce effetti indiretti anche sulle persone della rete relazionale", queste le parole della cooperativa. A cui fa eco anche SVS DAD: "Non è semplice per una donna che si trova in una situazione del genere chiedere aiuto, ma bisogna sapere che si può essere sostenute da operatrici e professioniste e insieme si può trovare la strada verso l’autonomia, lontano dalla violenza".
Sono tante le associazioni dislocate sul territorio italiano che lavorano per combattere la violenza di genere, educando sull'argomento e fornendo supporto alle vittime, come DONNEXSTRADA, una no profit che si adopera per la sensibilizzazione contro la violenza di genere sulle strade, per far in modo che camminare da sole nella propria città non sia più un atto di coraggio; e come @violawalkhome, un profilo IG che offre videochiamate registrate e geolocalizzate con gli amici e con i nostri volontari Viola appositamente formati (con accesso diretto alla polizia in caso di emergenza) che ti accompagnata per tutto il tempo di cui avrai bisogno, in modo che ogni donna possa sentirsi libera si essere al sicuro in qualsiasi luogo, in ogni momento.
Con la speranza che un giorno non servirà più celebrare il 25 novembre.