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Ci sentiamo obbligati a goderci la bella stagione?

Sunshine guilt e FOMO: forse è un problema di aspettative

Ci sentiamo obbligati a goderci la bella stagione? Sunshine guilt e FOMO: forse è un problema di aspettative

Passiamo mesi a coprirci, a controllare il meteo, a perdere e dimenticare ombrelli, a imprecare contro il cielo grigio, contro le temperature glaciali. Ci alziamo presto per andare in ufficio, a lavoro o a scuola, veniamo strappati dai nostri caldi letti da una sveglia implacabile. Sogniamo la bella stagione, i cieli tersi e il sole, i pomeriggi sulle panchine assolate, preghiamo la vitamina D di risolvere tutti i nostri problemi, di curare i nostri patimenti di cuore e anche quelli fisici, già che ci siamo. Poi il caldo arriva, il sole pure e... non sappiamo più cosa fare. Vediamo gli altri sempre in giro, i parchi pieni di gente che gioca a pallavolo, che si riunisce attorno a un telo mare sul prato e... ci sentiamo in colpa perché non sentiamo lo stesso impulso, perché dopo mesi a pregare per il caldo, la luce e il sole vogliamo solo stare a casa.

Sunshine guilt: un problema generazionale?

Secondo Nadia Teymoorian, psicologa del Moment of Clarity Mental Health Center, il sunshine guilt è esattamente questo: un sentimento di rimpianto e generale dispiacere che sentiamo ogni volta che rimaniamo in casa durante una bella giornata. A peggiorarlo contribuisce la consapevolezza strisciante (ma non per questo per forza veritiera) che gli altri, invece, sono fuori, a godersi al meglio la loro vita. Non importa che tu stia bene o male, che tu sia stanco, che semplicemente abbia senso per te rimanere a casa a riposarti: il tuo cervello è fuori, il tuo corpo invece per qualche motivo proprio non vuole partecipare alla primavera. Secondo Teymoorian, come se non bastasse, il senso di colpa peggiora quando ci si trova in luoghi in cui i giorni di sole sono di meno. Una sorta di FOMO stagionale, insomma, che può durare anche tutto il periodo della primavera estate e che non esiste in un vuoto. Sembra infatti che questi sentimenti di senso di colpa, vergogna o paura di starsi perdendo qualcosa siano particolarmente forti tra i millennial e la generazione Z, tanto che vengono usati anche nel marketing, per spingerli all'acquisto o all'investimento

La FOMO e le aspettative social e sociali

Pensandoci, è impossibile non attribuire un po' di queste sensazioni negative ai social network, o meglio al modo in cui vengono utilizzati. Grazie (o per colpa) loro, quando non stiamo bene (fisicamente o mentalmente) non facciamo altro che scrollare i nostri feed, venendo colpiti dalle attività all'aria aperta di tutti quanti. Attività che, in un mondo senza social, non avremmo mai neanche sospettato. Ancora, forse, senza social non saremmo neanche mai arrivati alla definizione di sunshine guilt che, pur essendo utile a identificare un problema esistente, si inserisce perfettamente nella tendenza (estremamente social) a patologizzare, spezzettare e isolare qualsiasi sentimento o spinta negativa, slegandola da un contesto più ampio che è quello a cui, in realtà, dovremmo imparare a guardare per poi porvi dentro la nostra interiorità. È molto difficile.

@user173937320

im sorry

original sound - Q | professional overthinker

Come navigare la primavera-estate (e noi stessi)

Lontano dagli occhi lontano dal cuore? Certo, ma il problema è più profondo. Capire cosa vogliamo davvero, cosa ci aspettiamo da noi stessi e dalla nostra vita, anche nelle più mondane attività quotidiane, è sempre più complesso. Abbiamo aspettative altissime montateci in testa dal nostro contesto, da cosa ci sembra di dover fare. Non ci ascoltiamo abbastanza, pensiamo di voler fare esattamente quello che fanno gli altri, o forse un po' di più, per vincere una gara immaginaria e conquistare una vittoria immaginaria che speriamo intensamente possa renderci felici. Liberarci da questi pensieri ingannevoli presuppone una riflessione ulteriore, un distacco dall'invidia, dalla vergogna, dalla gelosia e dal senso di colpa, una conoscenza di noi stessi che, a volte, fa davvero paura. È anche, però, l'unico modo per liberarci di sunshine guilt e compagnia cantante, per vivere una vita che è davvero come la vogliamo. Anche nei giorni in cui fuori cantano gli uccellini e noi vogliamo solo riposare un po'