Dobbiamo davvero preoccuparci della crescita del lobo frontale dopo i 25?
Su TikTok l’hashtag #frontallobe conta milioni di visualizzazioni diffondendo l’illusione che i 25 siano gli anni della maturità
18 Gennaio 2023
Nelle ultime due settimane su TikTok si è diffuso l'hashtag #frontallobe che ad oggi vanta quasi 30 milioni di visualizzazioni e racchiude video la cui narrativa è solitamete la seguente: "POV: Compi 25 anni e vedi il tuo lobo frontale completamente sviluppato e capisci davvero perchè quella persona non ha più voluto parlarti dopo quella battuta", accompagnati da una mimica facciale che passa dal dubbio alla piena consapevolezza. Secondo il "mito" o "la teoria dei 25", una teoria nata su internet e sostenuta da ricerche scientifiche obsolete, il lobo frontale del cervello umano raggiunge la sua maturità e acquisisce pieno controllo di funzioni che in adolescenza non si riconoscono come necessarie. Siamo di fronte all’ennesimo "fattoide" social? Probabilmente si, ma la scienza ha comunque delle differenze tra il cervello degli adulti e quello degli adolescenti da insegnarci.
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Ma quindi è vero oppure no?
Andiamo con ordine. I lobi frontali occupano la porzione anteriore dell’emisfero cerebrale, suddiviso in corteccia prefrontale e motoria e interconnesso con altre regioni cerebrali coinvolte nell’attività motoria, nella memoria, nel governare le funzioni sociali, la cognizione, il linguaggio, il problem-solving, nella regolazione delle emozioni e nei feedback, sia positivi che negativi, cioè delle condotte che mettiamo in atto in base alle ricompense o alle punizioni che riceviamo. Ognuna di queste parti del cervello richiede tempo per maturare, cosa che spiega perché i giovani tendano a prendere decisioni più impulsive e meno razionali, e magari dimostrino una maggiore propensione al rischio o all'istinto rispetto alle persone più adulte. Quindi, anche se il volume della materia grigia raggiunge la sua massima dimensione intorno ai 10 anni, i neuroni che lo compongono continuano a cambiare creando connessioni tra di loro che ne modificano anche l’attività. Con l'età adulta, regioni lontane iniziano ad agire e a rimuovere i percorsi in eccesso o non necessari per consentire una comunicazione più efficiente tra le aree specifiche del cervello necessarie per la cognizione. Le neuroscienze hanno sottolineato quanto sia importante questa sorta di ricablaggio che avviene nella corteccia prefrontale ad esempio nel multitasking e nella risoluzione di problemi complessi. Diverse ricerche, ad esempio quella di Jay N. Giedd, MD che ha utilizzato la risonanza magnetica per esaminare il volume del cervello di bambini e adolescenti, hanno dimostrato che il cervello non si sviluppa completamente fino ai "primi 20 anni" e, poiché il campione preso in esame da diversi studi ha reclutato solo soggetti di massimo 25 anni, quella è diventata l’età della ragione.
@iconic_spams "oh no I'm still the same idiot as before " (there is evidence suggesting your brain is still growing at 30+) #iconic_spams #frontallobe Oh Shit Oh Fuck - Belafonte Sensacional
La versione di TikTok
Tutte queste informazioni, sono arrivate alla Gen Z tramite TikTok. Sulla piattaforma i contenuti vengono banalizzati al massimo per questione di tempi e formati, e l'analisi superficiale ha contribuito a mandare un messaggio impreciso ma estremamente virale: i 25 anni sono un punto di svolta, appena li si compie si diveta tutto ad un tratto maturi e si ottiene un "esci gratis di prigione" del Monopoli per tutte le decisioni avventate prese prima di questo passaggio generazionale. Così su TikTok i 25 sono ormai i nuovi 18, un modo per riappropriarsi del diritto di sbagliare, di oziare, di rimanere giovani e liberi dagli obblighi sociali legati all’essere adulti soprattutto dopo che a causa della pandemia globale molti ventenni sono rimasti bloccati nelle loro camerette, con Zoom e i social network come uniche interfacce con il resto del mondo. D’altronde l’ossessione per restare giovani e la ricerca di una bacchetta magica per rimediare le imperfezioni a livello estetico, ma anche emotivo o comportamentale appartiene a qualsiasi generazione. Solo che la Gen Z può usare come argomento a discolpa il COVID e la scienza, dimenticando che la maturità è un processo in continuo divenire, che ha bisogno delle esperienze, delle azioni, anche degli errori e non è solo un numero di candeline sulla torta.