La Gen Z non usa più la protezione solare?
Fake news e suncare skepticism mettono a rischio la nostra salute
27 Giugno 2024
La protezione solare? Non serve. Anzi fa male. Peggio, è un tranello inventato dalle corporation farmaceutiche per arricchirsi. È questo che sempre più persone sembrano pensare, almeno scrollando TikTok, dove il Suncare Skepticism dilaga, alimentandosi di fake news e di video di sedicenti esperti che ridicolizzano l'uso della SPF. Il passaggio dal virtuale al reale è rapido. Così la Gen Z sta lentamente abbandonando l’utilizzo della protezione solare, vanificando anni di discussioni sul corretto uso della crema solare come prevenzione a scottature, invecchiamento cutaneo e ad alcune forme di tumore.
L'uso della protezione solare, i dati
A confermare che applicare l'SPF sia ormai un optional, soprattutto negli Stati Uniti, sono i dati. Secondo un sondaggio online su oltre 1.000 persone pubblicato dall'American Academy of Dermatology (AAD), il 28% dei giovani tra i 18 e i 26 anni è convinto non ci sia alcun legame tra l'eccessiva esposizione ai raggi del sole e il cancro alla pelle e ben il 52% non è consapevole dei gravi rischi delle scottature. Questo mix tra ignoranza e scetticismo che porta a sottovalutare i rischi dell'esposizione diretta al sole si traduce in comportamenti potenzialmente rischiosi. Il 37% della Gen Z ammette di usare la protezione solare solo quando viene incitato da qualcuno a farlo. Non stupisce, quindi, che ben il 58% degli intervistati riferisca di essersi scottato nel 2023. Il dato ancora più inquietante è che il 28% ritiene che abbronzarsi sia più importante che prevenire il cancro della pelle. Una credenza condivisa anche da un recente sondaggio pubblicato dall'Orlando Health Cancer Institute: per il 14% degli under 35 americani indossare la protezione solare ogni giorno è potenzialmente più pericoloso che scottarsi. Peccato che, in realtà, scottarsi non sia per nulla cool.
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Perché la Gen Z non crede nella protezione solare?
Le origini dello scetticismo verso l'SPF sono legate agli States, dove le creme solari sono classificate come farmaci e non rientrano - come invece accade in Europa - nella categoria dei cosmetici. L'immissione in commercio di nuovi prodotti è, quindi, soggetta alle lunghissime e rigorose procedure di approvazione dell'U.S. Food and Drug Administration (FDA). L'iter può richiedere anche anni. Per questo, negli Stati Uniti il mercato delle protezioni solari è fermo al 1999, ultimo anno in cui sono stati immessi nuovi solari sul mercato. Il che significa che gli americani utilizzano ancora solari obsoleti, ben lontani dalle formulazioni innovative, protettive, efficienti, eco sostenibili e piacevoli da utilizzare dei prodotti europei. Questa arretratezza ha fatto da terreno fertile per chi crede che la protezione solare faccia più male che bene, per fake news e teorie del complotto sull'argomento.
Il Suncare Skepticism
Il movimento no sunscreen invita a non proteggersi durante l’esposizione al sole. I motivi? Sono più di uno, vediamoli. Il più diffuso è che i filtri solari impediscono l’assorbimento della vitamina D, la quale, secondo gli influencer anti-crema, è da sola in grado di neutralizzare qualunque eventuale rischio derivato dai raggi del sole. La seconda ragione si basa su una teoria discutibile: se la protezione solare è stata inventata negli anni '30, perché prima di allora non si registra un numero sorprendentemente alto di casi di cancro della pelle? La connessione col cancro e tutti gli effetti negativi del non usare protezioni solari allora deve essere una macchinazione di Big Sunscreen che facendoci spaventare, ci costringe a spendere soldi e a stare più in casa.
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Protezione solare: a cosa serve e quando metterla
Gli esperti, e noi con loro, non smetteranno mai di ripetere che esporsi al sole senza proteggersi rappresenta un rischio certo, mentre i possibili effetti negativi delle creme sarebbero tutti da verificare. Per questo, la protezione solare va indossata tutto l'anno, in ogni condizione meteorologica e in ogni luogo. L'esposizione al sole senza permette ai raggi UV di penetrare nel derma aumentando le possibilità di danni seri alla pelle come scottature, arrossamenti, eritemi, invecchiamento precoce, macchie scure. Soprattutto è comprovata la correlazione tra le scottature solari e il rischio di tumori della cute tanto che secondo la Skin Cancer Foundation, "anche una sola scottatura solare presa da bambini o da adolescenti raddoppia le possibilità di sviluppare in età adulta il melanoma". Anche i dati attuali non mentono. Negli Stati Uniti si diagnosticano ogni anno circa 5 milioni di tumori maligni della pelle e il 90% è causato da un'esposizione non corretta al sole.
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La diffusione del melanoma in Italia e come prevenirlo
Il Rapporto Aiom-Airtum 2023 svela "I numeri del cancro in Italia": il melanoma è il terzo tumore più frequente prima dei 50 anni, in entrambi i sessi. Purtroppo, negli ultimi decenni l'età media della diagnosi si è abbassata al punto che oggi è uno dei tumori più comuni tra gli adulti al di sotto dei 30 anni. Colpisce un uomo su 55 e una donna su 73. L'anno scorso sono state stimate circa 12.700 nuove diagnosi, di cui 7mila tra gli uomini e 5.700 tra le donne. La sopravvivenza a 5 anni è arrivata all’88% tra i maschi e al 91% tra le femmine. Considerando questi dati allarmanti e l’inizio dell’estate, la Fondazione per la ricerca sul cancro (Airc) ricorda di proteggersi sotto il sole: "Fra i principali fattori di rischio c’è l’esposizione eccessiva ai raggi ultravioletti". La parola d'ordine è prevenzione, ma anche un comportamento corretto. L’Airc ricorda alcuni consigli pratici:
- Evitare le ore più calde e la lunga esposizione al sole;
- Applicare più volte una crema solare con fattore di protezione non inferiore a 30;
- Indossare occhiali da sole, cappello e maglietta;
- Non esporre direttamente al sole neonati e bimbi piccoli;
- Fare attenzione ai nei, verificando periodicamente se ci sono nuove formazioni sulla pelle o se nei preesistenti hanno cambiato aspetto, seguendo la regola dell’ABCDE.