Giorgia Soleri e l’importanza di normalizzare la salute mentale
"Le malattie mentali si curano come le altre" e il "bonus psicologo" è un primo passo
25 Luglio 2022
Giorgia Soleri è libera. Libera di non depilarsi, libera di essere più che la ragazza di una famosa rockstar, libera di lottare per quello in cui crede e di farsi portavoce di tutti quelli che quotidianamente vivono il dolore nell’ombra. Scrittrice, fotografa, attivista e portavoce delle battaglie per il riconoscimento delle patologie vulvodinia e neuropatia del pudendo, la ventiseienne romana si è raccontata senza filtri a 7 - Corriere della Sera, svelando anche momenti più privati e bui della propria vita. Nel corso dell’intervista ha parlato di La signorina nessuno, il suo primo libro di poesie recentemente pubblicato, del doloroso divorzio tra i suoi genitori, dell’aborto dovuto affrontare a 21 anni e di depressione:
"Ho tentato il suicidio. Ero depressa ma non lo sapevo, come capita a tante persone. Anche la depressione ha i suoi segnali ma possono essere diversi da persona a persona. Io stavo sempre a letto, quello che mi avrebbe potuto stimolare non lo faceva più. Poi ho provato a togliermi la vita. Ero arrivata al punto zero, potevo solo risalire o soccombere. Mi ha salvata mia madre: l’hanno avvisata, è venuta a prendermi, mi ha portato a casa sua e sono rimasta lì due mesi. Di nuovo farmaci, speranze, qualche illusione. Il malessere che poco per volta cede il posto a una forma di lucidità. Quanto vorrei che questi miei racconti fossero utili a qualcuno."
Fondamentali nella risalita sono stati il supporto della madre, ma anche la terapia e i farmaci:
"Oggi comprendo che è tutto collegato: la depressione di cui ho sofferto, il dolore, l’ansia di libertà, l’aborto a 21 anni, il percorso femminista. Oscillo tra il buio e la luce, tra l’istinto a nascondermi e quello a liberarmi, anche dei vestiti. Certo, nel 2017 ho toccato il fondo e mi sono salvata per il rotto della cuffia."
Giorgia è tornata a parlare di salute mentale anche in occasione della sua partecipazione al Giffoni Film Festival. Soleri ha ricordato che la salute mentale e la sua cura sono ancora uno tra i temi più stigmatizzati nella società contemporanea e ha sottolineato l’importanza di normalizzare la terapia e l’utilizzo dei farmaci, incominciando a non chiamarli psicofarmaci, ma semplicemente farmaci. È così che ci riferiamo alle cure farmacologiche per altre parti del corpo. Nel linguaggio comune non diciamo cardiofarmaci o testafarmaci, allora perché bisogna aggiungere il prefisso "psico" per quelli destinati a curare la mente?
Bisogna continuare a ripeterlo finché sarà un concetto normale ed acquisito per tutti: le malattie mentali sono problemi di salute come tutti gli altri, e per questo, se serve, vanno curati anche seguendo adeguate terapie farmacologiche. E da oggi potrebbe essere più facile farlo. Dal 25 luglio fino al 24 ottobre 2022 si può compilare presso l’Inps la richiesta per il cosiddetto "bonus psicologo". Ne hanno diritto le persone con un Isee entro i 50mila euro (secondo una graduatoria stilata in base all’ordine di arrivo della domanda) e il bonus può valere fino a 600 euro a persona per sostenere le spese della psicoterapia. Basta andare sul sito ufficiale dell’Inps e seguire il percorso: "Prestazioni e servizi"; "Servizi"; "Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche". In alternativa si può chiamare da rete fissa gratuitamente il numero verde 803.164 oppure da rete mobile il numero 06.164164. Una volta presentata la domanda, l’Inps comunicherà l'esito, fornendo un codice univoco, una sorta di carta prepagata da utilizzare entro 180 giorni presso il professionista scelto dall’utente tra gli iscritti all’Ordine degli Psicologi.