Il caso Yara Gambirasio arriva su Netflix, ma forse non ne avevamo bisogno
La docuserie promette di far parlare
15 Luglio 2024
Ci sono dei casi di cronaca nera recenti che hanno segnato le nostre vite. Che sia per efferatezza, per la giovane età delle vittime, per il modo in cui sono stati raccontati dalla televisione italiana e dai giornali, mescolandosi con il sensazionalismo e con lo scandalo non importa. Sono nella nostra testa, presenti. Ce li ricordiamo tutti. Il delitto di Erba, quello di Sarah Scazzi, quello di Meredith Kercher e di Cogne, quello di Avetrana. Tra questi figura anche quello di Yara Gambirasio, a cui Netflix ha dedicato una docuserie che uscirà il 16 luglio.
Il Caso Yara: Oltre Ogni Ragionevole Dubbio
Cinque episodi per ripercorrere la tragica vicenda accaduta nel novembre 2010 a Brembate di Sopra (BG) e per ricostruirne le indagini, il processo investigativo e giudiziario, il verdetto. Yara, di soli 13 anni, venne uccisa mentre percorreva i 700 metri che separano casa sua dalla palestra di ginnastica ritmica. Il colpevole è Massimo Bossetti, che ha un ruolo attivo in questo contenuto, e la cui testimonianza si affianca a quella della moglie, a ricostruzioni e materiali inediti, tutti messi sul tavolo per, a detta di Netflix: "esplorare gli eventi legati al caso, le accuse di depistaggio e i sospetti sui metodi investigativi".
Le polemiche sulla testimonianza di Massimo Bossetti e l'amore per il true crime
La docuserie deve ancora vedere la luce, eppure la polemica già impazza. C'è chi dice che non è giusto dare la possibilità a Bossetti di dire la sua, chi contesta il sempre più grande interesse nei confronti del true crime, la voglia perniciosa di mettere bocca su omicidi violenti, di risolvere il caso fai-da-te, da casa, attraverso speculazioni. Basta vedere i commenti sui social network per capire da dove viene questa remora. Il web è pieno di detective dilettanti che sostengono l'innocenza dell'uomo, che speculano e ipotizzano. Tutto molto interessante, ma alla famiglia della 13enne uccisa chi ci pensa? È impossibile non porsi qualche domanda. È giusto trattare i casi di cronaca nera come fossero enigmi o giochi da tavolo, rimuovendoli dal loro rapporto con la realtà? E se davvero ci fosse qualcosa che non va nel verdetto, di chi sarebbe il compito di rettificarlo? Di un documentario su Netflix, di un programma televisivo o del sistema apposito, a cui dobbiamo chiedere rigore e correttezza senza avere la pretesa di prenderne il posto?