Il sesso ai tempi delle dating app
E quel che resta dell'amore nella società dell'abbondanza
28 Novembre 2022
Secondo una ricerca condotta da GlobalWebIndex, il 41% degli utenti single ha dichiarato di aver usato app o siti di appuntamenti, mentre uno studio di Pew Research ha rilevato che una relazione su tre inizia online. «Pare che una persona single abbia almeno cinque app di dating sul proprio telefono: le usano proprio tutti, dai preadolescenti ai boomer. La pandemia ha dato un boost a tutto ciò che è virtuale, dalle dating app al sexting: prima era una pratica meno comune, piano piano sta diventando qualcosa di quotidiano, come stringersi la mano» - spiega Valeria Montebello, giornalista che sull’erotismo ai tempi di TikTok ha condotto anche un podcast, Il Sesso degli altri, una testimonianza lucida e al contempo assurda - come solo la realtà sa essere - sul suo viaggio tra le dating app, prodotto da Spotify Studios in collaborazione con Chora Media. La materia di per sé è vasta, basti pensare alla galassia di siti e applicazioni di cui si compone il mondo del dating online: da Match, una realtà apparsa nel lontano 1995 che oggi arriva a contare oltre 200 milioni di utenti, a Tinder, forse l’app di dating online più conosciuta al mondo, da Bumble a Her, passando per Badoo, Hinge e Blindlee, una nuova piattaforma che propone appuntamenti al buio tramite videochiamate sfocate da tre minuti tra utenti che corrispondono ai reciproci criteri. Ma c'è spazio anche per altre aziende: questa settimana Grindr, un'app per incontri molto popolare nella comunità LGBTQ+, si è quotata in Borsa e il valore delle sue azioni è aumentato del 400% in poche ore, chiudendo il primo giorno di contrattazioni a +200%. In generale le persone sono sempre più propense a pagare un abbonamento per trovare l'amore.
«Stanno diventando sempre più dettagliate e specifiche: ci sono domande per profilarti e matcharti meglio che ti legano alla decisione di un algoritmo che, chissà, magari sceglie meglio di te. Ci sono quelle per gli hater che ti fanno parlare con altre persone che odiano le tue stesse cose, ma quelle più divertenti sono le app ideologiche: esiste qualcuno che vuole scoparti solo se sei davvero di sinistra e viceversa.»
Alle luce dei dati e di un tripudio di fertilità che ha portato la soglia della popolazione mondiale agli 8 miliardi, ci si aspetterebbe per Millennials e Gen Z una vita sessuale se non sfrenata quantomeno attiva. Uno studio pubblicato su Archives of Sexual Behavior ha invece indagato un fenomeno “demograficamente preoccupante”, analizzando due gruppi di oltre 4.000 statunitensi dai 14 ai 49 anni tra il 2009 e il 2018: la percentuale degli adolescenti che non hanno riportato alcuna attività sessuale è cresciuta dal 28,8 % al 44,2 % per i ragazzi, e dal 49,5% al 74% per le ragazze. Si parla sempre più di sesso, ma i dati sono chiari, se ne fa sempre meno, quasi come se l’avvento della vita online abbia contribuito a inibire l’interazione diretta, quella senza alcun preambolo in chat, senza l’effimera certezza di un match a proteggerci. «Ci proviamo sempre meno dal vivo, senza dubbio. E non so se era meglio quando ti trovavi davanti uno che biascicava ubriaco parole senza senso. Ma conoscersi online e soprattutto piacersi online è complicato quanto piacersi dal vivo, se non di più. Mentre dal vivo può andare bene o male perché mangi in modo scomposto, sudi troppo, non paghi il conto, hai l’alito cattivo, quando conosci qualcuno online le cose possono andare bene o male per un’emoji di troppo, per non aver capito il tono della conversazione, per una foto con l’ex.»
È vero, è impossibile riassumere una persona in sei foto e una bio, ma tanto basta per farci una prima impressione, idealizzata, polarizzata, parziale, il risultato del mezzo stesso da cui provengono le informazioni. E se dal vivo le convenzioni sociali, il quieto vivere, la paura di essere bollati come folli o maleducati ci fanno comportare in modo quantomeno civile, la conversazione online sfonda il muro immaginario. Possiamo dire e fare cose che dal vivo non avremmo neanche contemplato, compreso ghostare, skippare, bloccare, perché in “un mare di pesci”, si può sempre sperare in un pescato migliore. Il brivido della caccia, il mistero del taboo, tutto viene cancellato dall’abbondanza.
Forse nella società dei social media, il goal non è tanto fare sesso, quanto piuttosto far credere agli altri di farlo e a se stessi di poterlo fare. E se il falso mito che aleggia attorno alle app di dating parla di swipe compulsivo e dell’eterna caccia alla prossima prestazione occasionale, la realtà è ben diversa: emerge un ritratto della gioventù generalmente disagiata, inibita ancor più dalla pandemia, introversa e tendenzialmente depressa che Dazed ha definito “eteropessimista”. In Call Her Daddy, il podcast realizzato da Alexandra Cooper e Sofia Franklyn, un’ospite sottolineava una frase diventata ormai luogo comune: "se sei stata con più di dieci uomini le tue chance di incontrare l’anima gemella si abbassano del 50%". «Prima avevi a disposizione le persone che abitavano nel tuo paese e basta. La scelta era limitata. Ora è potenzialmente infinita: le app di dating offrono di tutto e possono spingere chi le usa a cercare cose sempre diverse, migliori, può diventare una specie di supermercato del sesso. Se trovi qualcuno, però, e ti viene voglia di fermarti nonostante tutti i mezzi che hai a disposizione, magari vuol dire che sei davvero preso.» Davvero preso, sì, ma per quanto?
In quella che il filosofo Byung-chul Han definisce “società del positivo” - espressione idiomatica per sottolineare la contraddittorietà del sistema capitalistico - siamo sempre di fronte ad opzioni migliori: si aspira a una casa migliore, una macchina più costosa, un lavoro pagato meglio, un fidanzato migliore, senza neanche un briciolo di quella parvenza di eternità con cui eravamo cresciuti da bambini, l’idea di un matrimonio o un amore che possa davvero durare “finché morte non ci separi”. Il cibo, i vestiti, l’ultimo iPhone, sembrano avere una data di scadenza prestabilita, un sentore di morte che aleggia al momento dell’acquisto. E chiusi come siamo tra mura di cemento e convinzioni autoimposte con lo scopo di darci una parvenza di sicurezza in un mondo alla deriva, l’incontro con l’altro può rivelarsi destabilizzante o sorprendente: per mitigare ci sono le app di dating. Almeno finché la storia finisce e la giostra ricomincia.