Il rapporto tra moda e donne in gravidanza
La parola al fashion month in corso tra sfilate, celebrity e voglia di emancipazione
22 Febbraio 2023
Quando nel 1991 Demi Moore finì sulla copertina di Vanity Fair immortalata da Annie Leibovitz, nuda ed incinta di sette mesi, il mondo sembrò fermarsi. Improvvisamente il corpo gravido non era più qualcosa da nascondere né un oggetto desessualizzato, vincolato da tabù e miti alle norme sociali di ciò che è o non è considerato accettabile per le future mamme. L’effetto di quell’immagine, così libera e diversa, fu tanto dirompente e divisivo che molti lo definirono addirittura pornografico. Il gesto dell’attrice lasciò il segno innescando un dialogo a più voci, raccolto da alcune celebrità (e persone comuni), sulla possibilità di vivere la gravidanza in modo diverso, da affrontare, come qualsiasi fatto della vita, a modo proprio, anche con un’estetica personale. Insomma, è ok indossare crop top e shorts così come lo è optare per felpa e pantaloni baggy. Nonostante ciò, decenni dopo l’iconica cover di Vanity Fair, c’è ancora molta strada da fare nel rendere la maternità più inclusiva, multiforme e diversa a seconda di chi la vive. Basta fare un giro su Instagram e scrollare, ad esempio, la valanga di commenti negativi sotto i post di Chiara Ferragni in lingerie o con un outfit più audace per capire che c’è ancora chi giudica e si scandalizza vedendo un pancione esibito con naturalezza, una donna che allatta al seno o una madre che vive gioiosamente il proprio e corpo e la propria sessualità. Il problema è che non ci sono verità assolute, bianco e nero, giusto e sbagliato. Anche se sembra che ognuno abbia in tasca la risposta giusta.
Il mondo della moda prova a normalizzare le donne incinte portandole sempre più in passerella. Nel primo giorno della settimana della moda londinese Sinéad O'Dwyer e Di Petsa hanno fatto sfilare modelle col pancione che spuntava racchiuso in body ispirati allo shibari o in tuniche omaggio al mito greco di Persefone. Maggie Maurer, eterea e incinta, con un naked dress di paillettes che ne rivelava tutte le rotondità durante la sfilata di Nensi Dojaka è stata la protagonista delle fashion week FW22, ma molte la hanno preceduta. Una delle prime si è vista nel 1994 per la presentazione della collezione Banshee di Alexander McQueen, poi tra le altre ci sono state Adriana Lima per Alexander Wang FW22; Slick Woods, al nono mese di gravidanza in lingerie e copricapezzoli per lo show del 2018 di Savage X Fenty; Ashley Graham nel 2019 per Tommy Hilfiger x Zendaya Show; Bianca Balti per la FW15 di Dolce&Gabbana; Miranda Kerr per Balenciaga SS11; Jourdan Dunn nel 2010 all’ottavo mese di gravidanza per Jean Paul Gaultier con un top che rivisitava apposta per lei il famoso cone bra dello stilista. Nelle ultime stagioni, però, l’interesse della moda per le donne col pancione e per la maternità in genere si è fatto sempre più pressante, tracciando uno strano e pericoloso parallelismo con il ribaltamento della Sentenza Roe vs. Wade del 1973 che legalizzava il diritto all’interruzione di gravidanza al livello federale negli USA e il fatto che in molti altri paesi il diritto all'aborto è negato o, come in Italia, messo in discussione. Qualcuno lo ha percepito come una sorta di spot pro-life, altri come un possibile tentativo per affrontare il calo delle nascite, mentre un terzo gruppo di persone lo ha interpretato come il desiderio di una nuova generazione di stilisti di portare in passerella un’idea di maternità e di famiglia contemporanea. Più probabilmente gran parte di questa rinnovata attenzione si deve all’effetto Rihanna.
Lo scorso 12 febbraio Rihanna non ha solo regalato al pubblico del Super Bowl una grande performance, ma ha approfittato dell’halftime show per annunciare al mondo la seconda gravidanza. La news è arrivata a sorpresa e l’immagine della cantante in look total red firmato Loewe è immediatamente diventata virale. Il pensiero di fan e fashionistas, memori della precedente gravidanza della star, è subito andato a quali outfit sfoggerà nei prossimi mesi.
"Quando ho scoperto di essere incinta, ho pensato tra me e me, non è possibile che io vada a fare shopping in nessun reparto maternità. Mi dispiace, è troppo divertente mettersi in ghingheri. Non lascerò che quella parte scompaia perché il mio corpo sta cambiando. Spero che siamo riusciti a ridefinire ciò che è considerato "dignitoso" per le donne incinte. Il mio corpo sta facendo cose incredibili in questo momento, e non me ne vergognerò. Questa volta dovrebbe sembrare celebrativo. Perché dovresti nascondere la tua gravidanza?"
Ha detto Riri e mentre era in attesa del primo figlio da A$AP Rocky ha indossato underwear e crystal mesh di Miu Miu, mini dress di piume fucsia Saint Laurent, un abito in pizzo trasparente di Dior, un set tutto a fili di The Attico, eco-fur viola e top vinilico di Gucci, jeans baggy con strass di Martine Rose, … Ogni look era un mix di audacia e spirito playful che restituiva l'immagine di un corpo femminile libero da vincoli e stereotipi misogini. Non era solo una lezione di stile, né una strategia di marketing per farsi pubblicità e restare il terreno per il lancio di una linea dedicata all’abbigliamento baby o delle mom-to-be. Un no all’orribile moda premaman, al dover nascondere un corpo gravido perché considerato indecente o imperfetto, al rimanere confinata nel ruolo di madre-madonna asessuata e al servizio della famiglia. Come in parte avevano già provato a fare prima di lei (o ispirate dal suo esempio) altre celebrità come Beyoncé, Cardi B, Emily Ratajkowski, Blake Lively, Kim Kardashian e Kylie Jenner, ma senza ottenere lo stesso effetto dirompente.
L’immagine di Rihanna vestita a seconda del suo mood e del suo gusto e non del diktat sociale è il tentativo di dare un colpo di spugna (o perlomeno una versione alternativa) alla rappresentazione del corpo gravido legata alla discendenza e al potere patriarcale diffusa nel Medioevo e alla concezione della gravidanza come qualcosa di privato, da vivere con pudicizia, propria del XX secolo. Mettendo a confronto i look e l’atteggiamento di empowerment della cantante con Grace Kelly che nascondeva la pancia dietro alla sua borsa Hermès o con Lady Diana e i larghi vestiti a fantasia, pieni di ruches e fiocchi, sfoggiati mentre era in attesa di William ed Harry sembrano passati anni luce. Eppure sono in tanti quelli che sono ancorati all’ideale monolitico di ciò che una madre dovrebbe essere e come dovrebbe apparire. Per loro il diktat rimane mascherare le forme e incoraggiare una femminilità docile e rassicurante (per non dire remissiva), quindi giudicano negativamente Rihanna, Emrata, Kylie e le altre donne, famose e non, che scelgono di vivere e vestire la maternità secondo il proprio stile e le proprie esigenze. Difronte a questo tipo di atteggiamento diventa secondario il fatto che alcune celebrità usino la loro gravidanza anche per marketing. Conta il mostrare che esistono alternative possibili e diverse per ogni madre e non una maternità universale e monolitica. C’è validità in ogni scelta, in ogni corpo. Anche per chi madre non può o non vuole essere.