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Pierre Cardin, l’uomo che ha vestito il futuro

5 cose da sapere sullo stilista di origine italiana scomparso pochi giorni fa

Pierre Cardin, l’uomo che ha vestito il futuro 5 cose da sapere sullo stilista di origine italiana scomparso pochi giorni fa

Il 29 dicembre è morto Pierre Cardin. Nei suoi 98 anni ha rivoluzionato il mondo della moda col suo stile unico, unito ad un moderno senso per gli affari. "Ho inventato tutto" o "Io stesso sono il mio più grande successo" amava ripetere senza falsa modestia. E aveva ragione. I primati di Pietro Costante Cardin, nato il 2 luglio 1922, da una famiglia di facoltosi agricoltori della provincia di Treviso, in Veneto, ma cresciuto in Francia, sono molti. Ha imparato a cucire da bambino e nel 1944 è entrato prima alla Maison Paquin, a Parigi, dove ha collaborato alla realizzazione dei costumi e delle maschere per La Bella e la Bestia di Cocteau, e poi da Elsa Schiaparelli. Ha lavorato con la Maison Christian Dior fino a quando nel 1950 ha fondato la propria casa di moda, che ha fatto diventare famosa realizzando spettacolari costumi per l’evento più esclusivo dell’epoca, il ballo in maschera organizzato a Venezia da Carlos de Beistegui. Da lì in poi i suoi successi si sono moltiplicati in fretta: ha vestito i Beatles, è stato tra i primi a organizzare una sfilata a Mosca e sulla Muraglia Cinese, ma, soprattutto, col suo stile innovativo e futuristico ha contribuito all’affermarsi di una moda nuova.

Ecco 5 cose che dovete assolutamente sapere su Pierre Cardin e la sua carriera

 

Ha inventato il prêt-à-porter

Credevo molto nella diffusione su più ampia scala, è grazie al prêt-à-porter se esisto oggi. Non ho mai considerato un disonore lasciare i saloni dorati per uscire in strada.

Come da lui stesso dichiarato più volte, la più grande intuizione di Cardin, destinata a cambiare il corso della storia della moda fu quella di fare sfilare nei grandi magazzini parigini Printemps una collezione di abiti chic, ma fatti in serie, pensati per essere indossati tutti i giorni. Così, nel 1959, il designer rendeva la bellezza democratica, elevando lo status del prêt-à-porter e dei capi low price. La sua idea fu così rivoluzionaria per l’epoca che Chambre Syndacale de la Couture decise di cacciarlo, anche se tre anni dopo cambiò idea e lo nominò suo presidente.  La rottura con l’establishment diede a Monsieur Pierre l’idea di acquistare il Théâtre des Ambassadeurs, una vecchia discoteca sugli Champs-Élysées di Parigi, e di trasformarla in L'Espace Cardin, uno spazio tutto suo dove lanciare le sue collezioni, allestire mostre d'arte e presentare mostre cinematografiche.

 

Ha vestito il futuro

È piuttosto astratto, non mi ispiro ai costumi o alla cultura del passato, ma ad esempio ad un camino, una ruota, un’auto, un pezzo di corda, un cuscino, un dispositivo radio, una pietra. Tutto diventa fonte di ispirazione e cerco di incorporare una forma che non segue il corpo . Ho una pratica molto diversa da tutti i miei colleghi: il corpo è assente, astratto, non penso al corpo. Cerco di mettere un materiale, vale a dire una colonna vertebrale, un fisico, un corpo, in un indumento, in modo che prenda la forma dell’indumento. Questa è la mia visione, per così dire, dell’abbigliamento.

Con queste parole, dette in una lunga intervista a France Culture, Cardin cercava di spiegare le origini del suo processo creativo. Il suo stile era figlio di una visione estremamente personale, ispirata ai motivi e ai colori delle Pop Art e dell’Op Art, ma, soprattutto, alla Space Age, l'epoca della corsa alla luna. Amava i pezzi unisex, la sperimentazione di linee e materiali, le forme geometriche, in particolare quelle circolari che gli hanno suggerito l’idea del suo capo più iconico: il Bubble Dress. Sapevate che era anche ad un omaggio alla Bubble House, la sua famosa residenza estiva costruita in collaborazione con l'architetto Antti Lovag

Era ossessionato dal futuro, dal creare il capo che avrebbe vestito il domani e, per questo, concepiva gli abiti come fossero sculture. Mescolava cut-out ed aderentissime catsuit, pantaloni di pelle attillati e maglioni con le maniche a pipistrello, occhiali spaziali e cappelli geometrici, minigonne e abiti in pvc. Come Paco Rabanne e André Courrèges, ai tessuti tradizionali preferiva vinile e metallo, tanto da ripetere:

Il metallo lo uso per la couture, i tessuti per la gente normale. - E aggiungeva - L’abito che preferisco è quello che immagino in una vita che ancora non esiste, nel mondo di domani. 

 

Ha portato in passerella la prima collezione maschile

Nel 1960 Cardin ha continuato a rivoluzionare il settore portando in passerella 250 studenti delle università parigine che indossavano i capi di Cylindre, la prima vera collezione completa di abbigliamento maschile prêt-à-porter. Il designer conquistò fin da subito tutti, da i Beatles a i Rolling Stones, con il suo menswear innovativo fatto di completi slim fit, colli alla coreana, pantaloni a vita bassa, giacche aderenti con giromanica alti e spalle geometriche.

 

Ha costruito un impero eterogeneo

Mi lavo con il mio sapone. Indosso il mio profumo, vado a letto con le mie lenzuola, ho i miei prodotti alimentari. Vivo di me. Sono nato artista, ma sono un uomo d'affari.

Così Cardin disse al Times nel 1987, sottolineando la sua poliedricità. Anche se la moda è sempre rimasta la sua forma d’arte prediletta, il designer è stato uno dei primi a concepire un’idea di brand globale molto simile a quella contemporanea. Fin dagli anni ’50, infatti, aveva impostato la sua azienda come un impero eterogeneo, capace di diversificare e varcare i confini dell’Europa. Nel 1957, divenne il primo a stringere rapporti d'affari con il Giappone, dove due anni dopo aprì un negozio d'alta moda; nel 1978, sfilò in Cina, sulla Grande Muraglia, continuando la conquista del mercato asiatico; nel 1983 riuscì ad affermarsi anche nell'Unione Sovietica. Nonostante le critiche che lo accusavano di svendere il marchio, ampliò la gamma dei suoi prodotti fino a mettere il suo nome ed il logo Cardin su accendini, acqua minerale, ombrelli, set da gioco, cinture, padelle, sigarette, cioccolatini, cravatte, sottaceti, scatole di sardine, profumi, mobili, auto,… Pare che verso la metà degli anni '80, Monsieur Pierre avesse 500 punti vendita solo in Francia e circa 800 licenziatari in più di 140 paesi nei cinque continenti. Nel 1981 entrò anche nel mondo della ristorazione, precedendo di molto il trend moda-cibo, e diventò uno degli azionisti di Maxim's, il celebre ristorante francese.

 

Amava fare shopping di case

Non tutti sanno che uno degli hobby di Cardin era acquistare immobili. La sua proprietà più famosa era senza dubbio Palais des Bulles, la casa a pochi chilometri da Cannes, famosa per le forme sferiche che abbracciano tutto il complesso: dall’edificio principale alla piscina, dove recentemente Simon Porte Jacquemus ha trascorso l’estate. Meno pop, ma altrettanto spettacolari sono le rovine di un castello a Lacoste, in passato abitato dal Marchese de Sade, e il palazzo Ca’ Bragadin a Venezia, dove Cardin risiedeva tutte le volte che visitava la città.