Street-art e graffiti in passerella
L'incontro tra moda e street art da Vivienne Westwood e Keith Haring negli anni '80 ad oggi
03 Febbraio 2021
Arte e moda se la intendono ormai da un po’, basti pensare agli abiti Yves Saint Laurent della collezione Mondrian, le collezioni di Elsa Schiaparelli in collaborazione con Salvador Dalì o le più recenti tra Alexander McQueen e Damien Hirst. Ma non sono le passerelle l’elemento in comune di questi due mondi, bensì la strada.
La strada è dove nascono le tendenze, prima dell’avvento di internet e del bombardamento di immagini a cui siamo soggetti ogni giorno, erano i cool hunter ad andare in giro per il mondo a captare cosa sarebbe andato di moda. Ed è fuori dai musei, al di fuori di tele e cornici che l’arte ha cercato e cerca tutt’ora il suo posto. Nata come protesta tra gli anni '50 e '60 ed esplosa con l’arrivo delle bombolette spray negli anni '80, è proprio in questi anni che Street-art e moda si incontrano.
The Witches collection by Westwood e Haring
O meglio, a fare incontrare questi mondi sono due personalità tutt'altro che ordinarie. È durante un viaggio a New York che una giovane Vivienne Westwood conosce l’artista Keith Haring e lì fu amore creativo a prima vista. Da questa unione inaspettata, tra la pioniera del punk, proprietaria di un negozio di abbigliamento Sex al 430 di Kings Road e il ragazzino che imbrattava le metropolitane di Manhattan - finito nei musei nel 1978 e conosciuto oggi per i suoi omini colorati - che nacque Witches. Era l’inverno 1983/84, una delle collezioni più colorate della Westwood, folgorata dalla metropoli americana e dai colori del decennio del fitness interpretati con i "ghirigori" di Haring riprodotti su maglia. Una pozione esplosiva, indossata spesso dalla icona pop per eccellenza, Madonna!
Marc Jacobs, Stephen Sprouse e Louis Vuitton
Un altro figlio di quegli anni segnerà una collaborazione rimasta nella storia della moda. Coincidenza vuole che fosse amico di Keith Haring: Stephen Sprouse stilista, artista e costumista definito re del punk glamour. È con lui che Marc Jacobs scelse di collaborare negli anni della rinascita di Louis Vuitton, esattamente nel 2001 quando nacque la ricercatissima (ancora oggi) Graffiti Speedy 30 Monogram. L’iconico monogram di Monsieur Louis Vuitton viene stravolto, evidenziato e ricalcato con il lettering di Stephen Sprouse con un effetto spray. Ma sarà l’omaggio dedicato a Sprouse dallo stesso Jacobs, con la collezione Monogram Neon Graffiti, a restare nel nostro immaginario. Probabilmente colpevole l’editoriale di Terry Richardson del gennaio 2009 che ritraeva Marc Jacobs con addosso solo le borse della capsule.
Jean-Michel Basquiat e COMME des GARÇONS
Un altro contemporaneo del coloratissimo Haring, che non sarà da meno nel fashion system, è Jean-Michel Basquiat. Sfilerà per Comme des Garçons nel 1987 e uscirà una collezione di camicie e t-shirt con le sue opere nel 2018. La sua impronta nel settore fu talmente forte che non ha paragoni in fatto di longevità: ancora oggi l’arte cruda di Basquiat vive nelle recenti creazioni di Coach, Off-White, Uniqlo, Supreme, Dr Martens, e molti altri brand del settore.
I graffiti nella moda
Ai graffiti fa richiamo un’altra scarpa, apparsa per la prima volta nel 1999, la sneakers Replica di Maison Margela. In una nuova versione dal nome Vintage Graffiti, ritorna in collaborazione con MyTheresa, piattaforma dove è in vendita. Come ogni opera d’arte ha un forte messaggio da trasmettere scritto chiaramente nero su bianco come sui muri delle strade, che cita “Love Matters”, “No Rules” o “Be Yourself”.
Non solo scarpe. A far discutere qualche anno fa, la collezione Moschino FW15 firmata da Jeremy Scott, in particolare l’abito indossato sulla passerella da Gigi Hadid che è finito in tribunale. Avete capito bene, più che una collaborazione si è trattato di un plagio, del quale Moschino ha dovuto risarcire lo street artist Joseph Tierney in arte Rime.
Non si è ispirato a nessuno invece, se non a sé stesso, Karl Lagerfeld per la Chanel SS14, portando in passerella una collezione dai leggeri colori pastello di cui uno zaino ne è diventato icona. Sdoganando lo stile Chanel, con un tocco street, ma pur sempre femminile, è così che la doppia C e l’indirizzo rue Cambon Paris appaiono come attraverso uno stencil.
La Street Art nella SS21
Il logo si fa macro e i colori ricordano i neon, nell’ispirazione dalla strada, pardon la rue, firmata da Virgine Viard per la collezione SS21 Chanel in arrivo nelle boutique. Non c’è dietro Marc Jacobs bensì Nicolas Ghesquiere a firmare gli slogan della collezione estiva Louis Vuitton che inneggia al Voto, alla guida e allo skate. Tipiche “azioni da uomini” in tipico “abbigliamento da uomo” per il messaggio di Ghesquìere alle donne di oggi, ovvero volgere lo sguardo al futuro. Più street di così non si può, con la presentazione scelta dal designer Francesco Risso della SS21 Marni chiamata Manifesto. Persone, storie, vite e risvegli dalle strade di tutto il mondo, raccontate sugli abiti dipinti a mano come graffiti.