Vivienne Westwood e le sue collezioni iconiche
Dai "Pirates" della prima sfilata alle donne in tartan di "Anglomania", il lascito della Dame alla moda
30 Dicembre 2022
Vivienne Westwood è una delle figure più iconiche della storia della moda. Si è spenta all'età di 81 anni, dopo aver raggiunto un livello di popolarità globale grazie in primis alle sue creazioni, capaci di parlare il linguaggio della couture ma anche dei bisogni sociali e dei suoi ideali, fondendo indissolubilmente il legame della moda con il discorso politico personale e collettivo. I suoi capi hanno saputo incarnare lo spirito ribelle di un'epoca, sono stati simbolo di rappresentazione identitaria, un manifesto di appartenenza e una chiara dichiarazione di opposizione ad un mondo che non lasciava spazio al futuro. Oltre alla liberazione delle nuove generazioni dall'ingranaggio arrugginito dell'Ancient Regime borghese, Vivienne si è battuta instancabilmente per la crisi climatica. La Dama d'Inghilterra ha da sempre condannato degli effetti del cambiamento climatico e del consumismo, additando ovviamente il sistema moda per la sua logica capitalista. Con la collezione Climate Revolution del 2021 voleva mobilitare l'attenzione internazionale sul tema dell'ecologia, per questo ha scritto anche un Manifesto a favore delle generazioni più giovani che si fonda sulla cultura come stimolo primario per salvare il pianeta, che ha firmato: "Voglio che mi aiutiate a salvare il mondo, ma non posso farlo da sola", lasciando trasparire la sua energia combattiva. L'impatto del suo lavoro e della sua attività di advocacy che continueranno a lavorare per i suoi ideali. La sua eredità continuerà a espandersi grazie alla sua community e al suo compagno Andreas Kronthaler, al timone creativo del marchio ormai dal 2016. La moda ha perso una delle sue ribelli preferite, ricordiamola ripercorrendo le sue collezioni più significative.
Anticonformista, eccentrica, geniale, talentuosa, ha sempre seguito il suo istinto. Fin da quando ha abbandonato la vita borghese a cui sembrava predestinata, un’esistenza trascorsa tra i banchi di scuola dove faceva la maestra e le noiose cene in famiglia, per correre incontro alla creatività, alla libertà. E così ha rivoluzionato non solo il suo futuro, ma anche il significato della parola stile. Era il 1971 quando, aprendo Let it Rock, un negozio al 430 di Kings Road insieme al compagno e manager dei Sex Pistols Malcom McLaren, ha preso a schiaffi in faccia il fashion gotha con le sue creazioni punk: T-shirt con stampato il volto della regina pieno di spille da balia; pantaloni in latex, dettagli bondage e il super classico tartan inglese. Stagione dopo stagione, il negozio ha cambiato nome (Too Fast To Live Too Young to Die, poi SEX, Seditionaires e, infine, Worlds End,…) seguendo l’evoluzione dell’estro creativo di Vivienne e delle sue collezione, dai Pirates neo romantici in stivali alti, cappelli alla Napoleone e camicie piene di ruches fino alle Witches dallo stile street che indossavano capi in maglia decorati da Keith Haring.
Finito il sodalizio con McLaren, Westwood trova il mix perfetto tra tradizione inglese e francese, storia, arte e ribellione. Con gli anni ’90 arrivano la partnership con Andreas Kronthaler e le sfilate più famose, come quella durante la quale Naomi Campbell inciampa nei tacchi troppo alti e cade o quella nella quale Kate Moss a seno nudo e col viso coperto di cerone bianco mangia un gelato. Tutti vogliono i suoi abiti mini-crini e i suoi corsetti, ma la fama non intacca lo spirito della designer che ha l’ardire di presentarsi a Buckingham Palace senza biancheria intima. Perché anche se è diventata una Dame, Vivienne è rimasta la stessa ragazza controcorrente di sempre. Nella vita e in passerella, infatti, c’è sempre una battaglia da combattere: da quella per l’inclusione portata avanti ad esempio nella collezione Unisex: Time to Act! del 2015 o quella per il clima su cui la creativa si è concentrata negli ultimi anni.
Vivienne Westwood FW 1981 - "Pirate"
La prima collezione vera e propria creata da Vivienne Westwood a sfilare in passerella durante la London Fashion Week del 1981 è Pirate. La designer si distacca dalle creazioni punk sperimentate nel suo negozio al 430 di Kings Road per cercare ispirazione nell’arte e nella storia. Il risultato è una serie di capi per la FW romantici, unisex e colorati che evoca un immaginario di banditi, dandy e bucanieri e diventa l’uniforme di molte pop star parte del movimento underground New Romantics, da Boy George ad Adam and the Ants. L’item cult della collezione? I Pirate Boots, vera incarnazione del laid-back cool.
Vivienne Westwood FW 1983-84 - "Witches"
Vivienne Westwood incontra Keith Haring e, insieme, i due danno vita ad una delle collaborazioni più interessanti tra moda e streetstyle. Questi due artisti anticonformisti portano in passerella una serie di capi colorati e cool che fondono dettagli sportivi, ispirazioni asiatiche e i famosi omini stilizzati di Haring. Quando Madonna, amica del talentuoso newyorkese, vede la collezione se ne innamora subito e la sfoggia in diverse occasioni, contribuendo a renderla ancora più popolare. Witches è importante anche perché segna la fine della partnership tra la Westwood e Malcolm McLaren.
Vivienne Westwood FW 1990-91 - Portrait
L’amore di Westwood per l’arte e i corsetti è tutto racchiuso nella collezione Portrait. L’ispirazione arriva direttamente dalla collezione Wallace di dipinti e arti decorative francesi del XVIII secolo, in particolare dall’opera Daphnis e Chloe di François Boucher e dai disegni rococò dei mobili del 18esimo secolo stampati in inchiostro dorato che trovavano nuova vita sui corsetti e sui capi in velluto nero elasticizzato. Anni dopo, quei corsetti diventeranno un must-have nel guardaroba di it-girls come Bella Hadid e FKA Twigs.
Vivienne Westwood FW 1993-94 - "Anglomania"
Dal 1993 al 1999, la Westwood ha iniziato a delineare una nuova estetica nata dal dialogo tra lo stile di Francia e Inghilterra, unendo l’elegante sartorialità british con l’amore dei francesi per le proporzioni esagerate. Il miglior esempio è Anglomania. La collezione FW 1993-94, create insieme ad Andreas Kronthaler, mixa tartan, pellicce, kilt, silhouette pompose degne di Versailles e tacchi altissimi, come quelli che indossava sulla passerella Naomi Campbell prima di cadere.
Vivienne Westwood SS 1994 - "Café Society"
Per la sfilata Vivienne sceglie un’atmosfera decadente e teatrale. In un set allestito con chaise longue e tappeti dove le modelle con i visi incipriati e le labbra colorate di rosa si muovevano languide, leccando gelati e ammiccando tra di loro. L’alto tasso di erotismo indispettisce la stampa e distoglie l’attenzione dai micro bikini all’uncinetto, dai sontuosi e voluminosi abiti da sera e dalle camicie col fiocco. Iconica Kate Moss col seno nudo, una minigonna cortissima e un Magnum in mano.
Vivienne Westwood FW 1994-95 - "On Liberty"
Westwood continua la sua esplorazione dello storicismo e della sessualità , aggiungendo tanto tartan, inspirazioni provenienti dall’abbigliamento equestre e humor britannico. On Liberty è considerata una sorta di versione embrionale della collezione Lumps and bumps di Comme des Garçons.
Vivienne Westwood FW 2002-03 - "Anglophilia"
Westwood torna all'immaginario storico che più ama e lo rielabora per il nuovo millennio. La designer reinterpreta, tra i tanti capi presentati in Anglophilia, l'abito di seta stropicciata di Madame de Pompadour in un dipinto di François Boucher, uno dei suoi artisti preferiti. Tagli asimmetrici, gusto per l’eccentrico, arte e storia rivivono qui come in ogni altra collezione di Dame Viv.
Vivienne Westwood FW 2003-04 - "Le Flou Taille"
Una riflessione sull’esigenza di "reintrodurre la qualità del taglio couture nel prêt- à -porter". Per Vivienne il massimo segno di qualità e artigianalità è combinare fluidità e sartorialità in un'unica entità.
Vivienne Westwood FW 2005-06 - "Propaganda"
Vivienne Westwood ha sempre usato la moda per sfidare lo status quo. Negli anni 2000, gran parte del suo attivismo riguarda il Climate Change e Propaganda, è una delle collezioni che la stilista inglese considera tra le più politiche. A rendere speciali i capi, infatti, insieme alle onnipresenti influenze storiche, ci sono corpetti e gonne decostruiti, cappotti d’ispirazione militare, stratificazioni e slogan.
Vivienne Westwood FW 2015-16 - "Unisex: Time to Act"
Le fonti d’ispirazione dichiarate della collezione sono "pastori e Sumeri", ma, in realtà, il risultato è una sorta di riflessione sulla moda unisex e sull’inclusione. In passerella si alternano completi sartoriali, look androgini, gonne hula, frange, mantelli col cappuccio e long dress a fiori.