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Le donne che hanno segnato il palco dell'Ariston

Dalle icone indiscusse come Mia Martini e Raffaella Carrà all'Y2K di Paola e Chiara

Le donne che hanno segnato il palco dell'Ariston Dalle icone indiscusse come Mia Martini e Raffaella Carrà all'Y2K di Paola e Chiara

In oltre 70 anni, il Festival di Sanremo ha riservato alle donne un ruolo marginale, concedendo ad una decina di condurlo e a poco più di trenta di vincerlo. Ma sono state le donne a decretare il successo della manifestazione più popolare d’Italia: Nilla Pizzi lo ha inaugurato, Mina ne determinato i primi momenti iconici, Loredana Bertè ha scioccato il pubblico con un finto pancione, Anna Oxa ci ha mostrato il significato dell’aggettivo "camaleontico" associato per la prima volta ad una star italiana. In tempi più recenti Carmen Consoli ha reso Confusa e Felice un motto femminile per ogni momento di indecisione, mentre Paola e Chiara hanno portato un appeal internazionale all'Y2K nostrano. Ora che i tempi sono cambiati, che le donne vengono accolte sul palco come simbolo di determinazione e talento (salvo qualche frase infelice di Amadeus che abbiamo tutto sommato saputo perdonare), la presenza femminile all'Ariston verrà rappresentata quest'anno da un piccolo parterre de rois (o, in questo caso, de reines) che include Lorella Cuccarini, Giorgia e Teresa Mannino.

Ecco dunque una breve lista per ripercorrere storie di donne che con la loro arte ed il loro stile hanno lasciato un segno indelebile nella storia del Festival di Sanremo.

Le icone: Mia Martini, Romina Power, Raffaella Carrà

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Poche performer hanno saputo trasmettere emozioni e stregare il pubblico con la voce come Mia Martini, che al festival partecipò più volte, incantando l'audience degli anni '60 con look indimenticabili, dall’abito coi fiori di La nevicata del ‘56 ai power suit bianchi e neri per Gli uomini non cambiano. Il momento più iconico? Mia, al centro del palco, che canta Almeno tu nell’universo in un abito da sera a pois Armani e un paio di lunghi guanti neri, in un look da Anita Ekberg ne La Dolce Vita. Un’altra cantante che, tra gli anni ’80 e i ’90, ha calcato il palco dell’Ariston molte volte è sicuramente Romina Power, sia in coppia col marito Al Bano, cantando con un filo di voce hit nazional popolari come Felicità o Nostalgia Canaglia vistata di outfit dal twist boho-chic, sia nell'edizione del '75. Il suo vero talento oltre alle doti canore? Riuscire ad essere sempre impeccabile anche nascosta sotto chili di ruches, colori pop, gonne gipsy e una cascata di capelli castani. Il suo outfit migliore, però, resta lo slip dress bianco del 1984. Impossibile sorvolare su Raffaella Carrà, forse la vera madrina dell'Ariston, che con il caschetto biondo, l’ombelico scoperto, il lamè, i balletti e le tutine attillate ha sdoganato un nuovo tipo di sensualità, che l'ha portata insieme al suo indiscutibile talento, ad affermarsi nel 2001 come seconda conduttrice donna del Festival dopo Loretta Goggi.

Le camaleontiche: Patty Pravo, Loredana Bertè e Anna Oxa

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Ci sono star riconoscibili, dive che che disdegnano la caducità delle mode, e altre camaleontiche, capaci di cambiare pelle ad ogni progetto e tornare sulla scena completamente rinnovate, sia a livello artistico che stilistico, anche sul rigido e tradizionalista palco dell’Ariston. È il 1986 quando per il suo esordio al Festival Loredana Bertè sceglie un mini dress in pelle nera e borchie firmato Gianni Versace. Un dettaglio attira l'attenzione: sotto al tessuto sporge un finto pancione. Il pubblico seduto in platea strabuzza gli occhi per quel gesto rock, fatto per sostenere il diritto all’aborto e, allo stesso tempo, sottolineare che "una donna incinta può ballare, cantare, ed essere se stessa". Da quel momento in poi, Loredana ha continuato ad esibire con fierezza le gambe, sfoggiando minigonne inguinali di ogni sorta, in denim, in velluto, tulle e ruches. Altrettanto incisiva è stata la presenza di Anna Oxa: dal suo debutto nelle vesti di adolescente ribelle con pixie cut e mise punk, sino alla sua trasformazione in raffinata cantante, dall’immagine eterea, quasi algida, in abiti cut out, jumpsuit, creazioni minimal chic e scintillanti capi Versace. Poi, alla fine del millennio, la svolta con un outfit Gucci by Tom Ford che entra nella storia: top nero e pantaloni vagamente country, tempestati di cristalli e piccole frange, dai quali fa capolino un tanga nero, make-up bronze, capelli castani semi raccolti su cui spiccano colpi di sole chiarissimi. La Oxa in versione wild rimane iconica almeno quanto Patty Pravo nell’edizione del 1984. La cantante veneziana, in gara con Per una bambola, scende la scalinata del teatro, come una moderna geisha: un'elaborata acconciatura creata da Marcello Casoni, una tunica argento di Gianni Versace e un ventaglio abbinato stretto fra le mani. Tra le sue altre scelte sanremesi memorabili in fatto di stile, ricordiamo il look minimal del 1970, i completi succinti del 1997, l’outfit pseudo hamish del 2011 e i finti dreadlock del 2019.

Le 90s girls: Carmen Consoli, Giorgia, Laura Pausini, Irene Grandi e Marina Rei

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Anche a Sanremo arrivano gli anni ’90, ma se nel resto del mondo impazzano grunge, brit pop, boy e girl band, sulla Riviera ligure si affacciano 5 donne destinate, ognuna col proprio sound, a influenzare la musica italiana contemporanea. La prima è Carmen Consoli: caschetto bruno, rossetto rosso, camicia e pantaloni in latex, una riot-girl made in Sud con lo sguardo fiero, la chitarra fra le braccia e una canzone, Confusa e Felice, destinata a diventare una hit radiofonica. La seconda ha ricci biondi, un sorriso aperto e grinta da vendere, Irene Grandi con i suoi mini dress morbidi, anfibi e manicotti. Marina Rei invece fa il suo ingresso sul palco scalza, con camicia velata e cintura gioiello, restando subito impressa sia per il suo talento da polistrumentista, sia per dei look che le Gen Z Y2K addicted dovrebbero copiare ancora oggi: top cropped, pantalone a gamba larga, vaporosa chioma frisée, ombretto ghiaccio e rossetto viola metallizzato. Infine ci sono Giorgia e Laura Pausini, voci potenti che fanno cantare schiere di adolescenti innamorati, ma, al loro esordio musicale non corrispondono potenzialità di stile: prediligono tagli tomboy, poco makeup, giacche di ispirazione militare e outfit che non le valorizzano affatto, e per il loro glow up, bisognerà pazientare qualche decennio.

Y2K fever: Elisa, Syria, Paola e Chiara, Alexia

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«Mi ero disegnata i vestiti che indossavo sul palco, tutti sempre e solo bianchi perché era il colore del lutto nella cultura cinese che in quel momento studiavo molto e rappresentava per me la fine della storia d’amore di cui parlavo nella canzone», Elisa lo dirà spesso, ricordando, il top garzato e i pantaloni bianchi indossati per esibirsi nella sua prima hit in italiano, Luce (tramonti a nord est): arriva sorridente, timida, a piedi scalzi e, nonostante la vincitrice annunciata sia Giorgia, sorprende tutti e si porta a casa il podio. Il nuovo millennio segna anche il trionfo di un’altra outsider, Alexia, una ventata dance dalle vibes funky, che, al livello di look, si traduce in pantaloni e micro top zebrati, a foulard, glitterati o a righe. Una combo non troppo diversa da quella sfoggiata da due giovanissime Paola e Chiara in pantaloni di latex nero e camicie color pastello. Impossibile non ricordarle vestite uguali, sedute su alti sgabelli, guardarsi negli occhi a cantare all’unisono Amici come prima. Le sorelle Iezzi non sono ancora le it-girl che ricorderemo nel video di Vamos a bailar, ma già alla fine degli anni ‘90 si intravede un potenziale acerbo. Il primo outfit? Un minidress bianco dal fascino anni ’60, mentre per la sua performance del 2001 optano per top monospalla e ultra mini-skirt rossa con borchie e strascico.