Inditex chiude tutte le attività di Bershka, Pull & Bear e Stradivarius in Cina
Una decisione che parte dall'online, ecco qual è il vero pericolo per l'Italia
07 Luglio 2022
L’obiettivo, dichiarato mesi fa, di Inditex è adattare il proprio modello commerciale alle esigenze e alle tendenze dei diversi pubblici. Così nell’ultimo periodo sta ridistribuendo le proprie risorse, chiudendo o aprendo diversi store in base alla risposta del mercato. In linea con questa strategia, nel gennaio 2021 aveva annunciato l’intenzione di chiudere tutti i negozi fisici cinesi di Bershka, Pull&Bear e Stradivarius, ma di mantenere solo la loro presenza online. E così è stato, almeno fino ad ora perché il colosso spagnolo ha cambiato idea e ha deciso di terminare anche le attività locali di e-commerce, completando l’abbandono di ciascuno dei tre marchi dal mercato. Secondo quanto riportato da una serie di avvisi su Tmall, dove Bershka, Pull&Bear e Stradivarius avevano dei flagship store virtuali, il servizio clienti rimarrà disponibile fino al 31 agosto 2022.
Nel primo trimestre dell’anno, i profitti di Inditex sono aumentati dell’80%, mentre le vendite sono aumentate del 36 per cento; in Cina, però, le performance non sono state altrettanto buone. Anzi. Il paese orientale ha sottoperformato, riportando un rendimento inferiore a quanto previsto a causa delle chiusure dei suoi 67 negozi legate alle restrizioni per il Covid-19. Oltre a lockdown e pandemia, un altro fattore che potrebbe avere inciso su questi dati negativi è l’ascesa dei player locali cinesi, come Peacebird, Urban Revivo e Mo&Co. e, soprattutto dell’ormai potentissimo Shein.
L’anno scorso il gigante spagnolo ha pianificato la chiusura di 1.200 negozi più piccoli per concentrarsi sui suoi grandi flagship e così sta facendo anche in Cina. Nonostante tre dei suoi marchi stiano per lasciare per sempre il paese, Inditex continuerà ad espandere la sua rete di vendita al dettaglio nel territorio, focalizzandosi su Massimo Dutti, Oysho, Zara Home e, ovviamente, Zara che ha recentemente aperto due negozi a Changsha e Chengdu, ciascuno con una superficie di 3mila metri quadrati e dotati di una sofisticata tecnologia di vendita al dettaglio. Se questa strategia attuata in Cina dovesse rivelarsi proficua, accadrà lo stesso anche in Europa? Sicuramente no, ma chiudere porte di mercato in Cina a causa della competizione del fast-fashion locale che acquisisce sempre più potere facendo cambiare gli interessi e gli equilibri di mercato, potrebbe essere un ulteriore motivo per smettere di acquistare su Shein.