Perchè la biker jacket sarà ancora più cool nel 2023
Da Rosalìa a Courréges, la giacca del momento ha un futuro cyber
01 Febbraio 2023
Quando Rosalìa ha debuttato con Motomami, il suo terzo album in studio, probabilmente non pensava che avrebbe riportato sulle passerelle lo stile da biker girl, l'estetica storicamente epitomizzata dalla cara vecchia biker jacket. La giacca di pelle con la G maiuscola, che tutte le teenagers volevano a indossare, è diventata un oggetto del desiderio negli anni Novanta grazie a star come Winona Ryder e Kate Moss, che la abbinavano a jeans e slip dress, mentre non molto tempo fa, su Netflix, è risbucata dal nulla, complice la protagonista della serie Girlboss ispirata alla vita della fondatrice di Nastygal Sophia Amoruso, che ha fatto capire quanto una giacca di pelle (la sua vintage e dai colori sgargianti) può essere importante nella composizione di un look tosto. E così, tutte le ex-teenager che avevano custodito un chiodo nei loro armadi, nero o multicolore che fosse, l'hanno rispolverato senza obiezione, anche perchè, in brand come Chanel, Dior, Courrèges, Diesel e Martin Rose, i designer di punta hanno confermato che vestirsi da motocicliste cool è la quintessenza dello stile attuale.
La tendenza è stata confermata, in maniera decisamente più civettuola, dalla stessa Emily in Paris. La stylist della serie, Patricia Field, ha introdotto in molti look del personaggio di Emily non solo giacche in pelle, ma anche gli stessi guanti da biker tagliati a metà dita, che il personaggio interpretato da Lily Collins valorizzava con abiti multicolore o in abbinata al basco tipicamente à la française. Insomma: il look Motomami sta continuando a piacere, e riesce a distinguersi in base agli stili di chi lo indossa e a seconda del mood, più o meno rock o romantico. Quello che è certo è che la giacca di pelle resta tutt'ora iconica. Pensiamo allo strano caso del chiodo anni Duemila di Dolce & Gabbana, sfoggiato all’ora da Victoria Beckham e Brittany Murphy e poi finito tra i capi di punta dell'armadio della It-girl Camille Charriere, e che a una cena ha attirato proprio l'attenzione di Posh Spice. A piacere, di quella giacca e di quelle avvistate su Dua Lipa, Bella Hadid e Julia Fox, è il loro essere variopinte, e lo stile a metà tra il sofisticato e l'allure da racing, (e qui la reference che balza subito all'occhio di chi la sfoggiava qualche decade fa è la Penelope Pitstop tutta di rosa vestita, del cartoon Wacky Races).
Il bello di questa giacca è che è l'emblema della circolarità, perché le ragazze sognano modelli autentici, non arrivati da qualche scaffale dei fast fashion, e la loro ricerca è minuziosa come quella di Sophia Amoruso in Girlboss, in store dell'usato o sui migliori siti online di genere. La curiosa storia di questa giacca rende ulteriormente intrigante la ricerca del modello perfetto, che può aggiungere un nuovo capitolo a questa fiaba moderna. Il primo modello, nato negli anni Sessanta, è dei fratelli Irving e Jack Schott, che hanno iniziato ad assemblare capi di pelle a mano nel loro negozio di New York per rispondere alla domanda crescente da parte dei motociclisti post Seconda Guerra Mondiale di ideare un capo capace di proteggere dal vento e dalla pioggia. Ed ecco qui la nascita della giacca Perfecto, con i bottoni a chiusura asimmetrica e la cintura in vita, ancora oggi iconica. Diventa prima il capospalla dei motociclisti, e poi dell’aviazione americana, ma sono Marlon Brando, James Dean e Steve McQueen, con la loro aura da belli e dannati, a convincere anche il mainstream a indossarla come segno di ribellione. E poi è arrivato il turno della moda.
Anche se è stato grazie a Yves Saint Laurent se questo capo è arrivato in passerella, quando lo disegnò per la prima volta per Christian Dior, a rendere il capo femminile sono state le rockettare Joan Jett e Debbie Harry, fino all'arrivo della visionaria Vivienne Westwood che lo trasformò in un capospalla punk (e genderless, anche se ai tempi questa parola ancora non esisteva) per eccellenza. Oggi non ci stupisce il suo ritorno, perché gli anni Duemila hanno sempre affascinato la moda. E con la tecnologia cibernetica e il Metaverso, non troppo dissimili dal cyber e dal Matrix anni 2000, era piuttosto logico che l'allora chiamato chiodo in pelle diventasse la capsula temporale per trasformarsi in una versione futurista del perfecto, ovviamente con delle modifiche a tema. Courrèges, con la sua Scuba Biker Jacket ideata da Nicolas di Felice, reinventa i codici del capo della maison del 1981 disegnato dallo stesso André Courrèges, che è oggi contaminata da volumi oversize e elementi di design ripresi dall'abbigliamento tecnico biker. In conclusione, la giacca di pelle si sfoggia vintage, ma guardando già alla sua evoluzione. Non solo con pannelli in colori sgargianti ma anche con inserti fluorescenti o riflettenti. Okay, motomami?