Come i designer hanno interpretato il fuoco nella moda
Tutte le volte che le passerelle hanno preso spunto dagli elementi, a partire dal fuoco
31 Gennaio 2023
Il fuoco è stato scoperto dall’uomo 400 mila anni fa, ma è arrivato nel mondo della moda solo lo scorso secolo. Erano gli inizi della Seconda Guerra Mondiale quando, a una serata di gala, la designer Coco Chanel invitò per un ballo la rivale storica Elsa Schiaparelli. Dopo qualche passo di valzer - e qualche battuta di troppo - Chanel spinse la stilista italiana contro un candelabro acceso facendo prendere fuoco al suo prezioso vestito a forma di albero, spento rapidamente dai convitati con acqua tonica. Anche se meno divertenti, il mondo della moda è ricco di aneddoti sul fuoco; in tempi più recenti diversi designer si sono ispirati alle fiamme per le loro creazioni, come nel caso dello stilista inglese Robert Wun, che ha ritratto un incidente simile a quello di Schiaparelli nella forma di un abito da sposa volutamente bruciacchiato per la sua prima collezione couture “Fashion Accidents”. Dalle "grafiche focose" agli incendi in passerella, eccovi una rassegna di tutte le volte che il fuoco è stato assoluto protagonista:
Grafiche focose
Tra il 2016 e il 2020, la moda ha avuto una vera e propria ossessione per le grafiche “focose”: a dare l’inizio al trend potrebbe essere stato l’appariscente copricapo disegnato da Philip Treacy per Sarah Jessica Parker per il Met Gala del 2015. Oppure, forse più verosimilmente, il look “e-boy” tipico di quegli anni, che da un giorno all’altro ha convinto eserciti interi di adolescenti a indossare maglie firmate Thrasher. Sulla passerella, la grafica “a fiamme” anni ’90 è stata utilizzata prima da Paco Rabanne nel 2016 su top in pelle nera, da Balmain l’anno successivo su gonne a frange dipinte in giallo e rosso, o in chiave più ironica da Moschino, su magliette raffiguranti uno Spongebob stralunato. Anche Prada ha giocato diverse volte con questa grafica, nonostante il brand sia notoriamente conosciuto come brand dalle linee minimal. Miuccia Prada ha infatti scelto di aggiungere fiamme colorate prima ai sandali della Spring Summer 2012, e poi ancora ai tacchi a zeppa della Fall Winter 2018. Portavoce indiscusso del trend rimane però Vetements, che ha fatto di questo look in stile Hot Wheels un leitmotiv di tantissime collezioni, dagli stivali della Fall Winter 2020 agli abiti della più recente Spring Summer 2022.
Incendio in passerella
Mangiatori di fuoco, domatori di leoni, equilibristi e contorsionisti: il circo insegna che, a volte, per stupire serve suscitare un po’ di paura negli spettatori. E così hanno fatto i designer di moda negli ultimi anni, portando fuoco e fiamme sulle passerelle dei loro show. Ispirato da una raccolta fotografica di Irving Penn che ritrae tribù peruviane, la collezione di John Galliano uomo Fall Winter 2007 ha sfilato su un corridoio illuminato da torce accese per evocare emozioni contrastanti, tra meraviglia e terrore. Come Galliano, anche Rick Owens ha sfruttato il rischio insito nel fuoco per creare un clima di tensione durante i suoi show: nel 2012, accendendo due linee sottili di fuoco a fare da sfondo alla sfilata, e nel 2019, costruendo un vero e proprio rogo al centro della passerella. Nel 2020, Maria Grazia Chiuri ha riproposto lo stesso concetto nella sfilata resort di Dior, facendo trottare le modelle e i loro look dai toni blu e grigi in un grande piazzale infuocato di Marrakech, per rendere omaggio alle collezioni che Yves saint Laurent disegnò per la Maison negli anni ’60 durante i suoi innumerevoli viaggi in Marocco.
Il Re delle fiamme, Alexander McQueen
Un solo designer al mondo ha saputo davvero utilizzare il fuoco come astuto mezzo di provocazione: Alexander McQueen, il genio inglese dagli show mozzafiato e dallo spirito irriverente che ha sfidato il sistema anche a capo di una Maison antiquata come Givenchy. Le fiamme hanno debuttato alle sue sfilate nel 1997, grazie a un incidente rivelatosi fortunato. Alla presentazione di "It’s a Jungle Out There", la decima collezione di McQueen e la prima dopo la sua nomina come direttore artistico di Givenchy, l’atmosfera minacciosa creata dal designer accatastando delle automobili sulle passerella è stata elevata all’ennesima potenza da un incendio improvviso, causato da alcune persone che avevano tentato di scavalcare le barricate per assistere allo show facendo cadere delle stufe - anch’esse parte del set - sulle macchine. Nonostante l’incidente, Lee McQueen ha continuato a far sfilare le modelle, portando così al termine una sfilata che ancora oggi viene ricordata come una delle più memorabili della storia.
Un anno dopo, lo stilista ha scelto di utilizzare le fiamme volutamente nel magazzino di Gatliff Road per la presentazione di "Joan", la collezione dedicata al personaggio di Giovanna D’Arco. È stata questa l’opera che ha reso il colore rosso simbolo universale del brand, battezzando lo stilista come prodigio della creatività, non solo tingendo di rosso abiti e imbottiture di cappotti, ma anche le lenti a contatto delle modelle, e il bozzolo di tessuto da cui emergevano prima di sfilare. Lo show, fino ad allora elettrizzante, è culminato con un’immagine dal fascino inebriante: una modella intrappolata in un cerchio di fuoco in un abito interamente costruito con perline rosse che le copre il viso, mentre la voce di Diana Ross inneggiava alla vita; “You’re gonna make it, you’re gonna make it”.