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Messy look, quando il caos della normalità diventa cool

Le volte in cui la moda si è ribellata contro il perfezionismo patinato

Messy look, quando il caos della normalità diventa cool Le volte in cui la moda si è ribellata contro il perfezionismo patinato

La moda è arte. Meglio ancora, è espressione della società in cui viviamo. Come tale deve raccontare l'imperfezione, il caos che governa la nostra esistenza e, spesso, la nostra estetica. Se non lo fa, non sta al passo con i tempiA oggi è difficile dire che l'industria della moda non abbia canoni di perfezione rigidi, ma sicuramente alcuni brand si stanno avvicinando alle richieste del loro target, sempre più variegato e attento grazie ai media divulgativi di facile accesso. Nel caos creativo del fashion, c'è una tendenza che sta esplodendo ed è la ribellione contro il perfezionismo patinato.

Sempre più persone stanno abbracciando uno stile disordinato, spontaneo, quasi anarchico. Come risposta allo standard difficilmente raggiungibile a cui siamo sottoposte, i social pullulano di outfit oversize, mix and match improbabili e capi vintage che sembrano scelti a occhi chiusi... e ci piacciono un sacco. È una rinata forma di espressione personale che grida autenticità e abbandona l'idea che lo stile debba essere sempre impeccabile per essere cool, anzi. Ecco alcuni esempi di modalità in cui, nel fashion, si narra la forza della normalità.

Mary Quant e la minigonna

Nel 1963 la Swinging London si è resa protagonista della nascita di minigonna come la conosciamo oggi. Questo capo è nato infatti come simbolo per sottolineare quello che stava accadendo nel mondo: Mary Quant, ispirata dalle giovani donne che tagliavano le loro gonne per renderle più corte, decise di produrre una linea di abbigliamento che esaltasse questa nuova, ribelle moda. Oggi la minigonna fa parte della storia della moda, rimanendo il simbolo del femminismo in espansione.

Le nostre icone sono sempre state messy

Una tendenza che è durata fin troppo è quella della Clean Girl che già dal naming non promette bene: avere una full face come nel 2016 o i capelli ricci e non raccolti in uno sleek bun è "non clean"? Se vogliamo dirla tutta, i più iconici personaggi femminili delle nostre serie o film preferiti sono sempre state in qualche modo lontani dall'essere il prototipo della clean girl e proprio per il loro look a tratti disordinato e molto personale ci hanno conquistate. Qualche esempio di non-clean girl che abbiamo amato.

Serena Van Der Woodsen

Serena Van Der Woodsen è tuttora l'icona di stile di migliaia di ragazze nel mondo e i suoi capelli indomabili, tanto per cominciare, sono il simbolo del suo allure. Da brava fashion victim, S ha una vasta collezione di capi di tendenza negli anni 2000, da mixare sapientemente con accessori e acconciature dal carattere boho chic. Questo mix letale che non ha regole ma carattere, e non potrà mai lasciare spazio alla noia della perfezione. È anche grazie a Blake Lively, la sua interprete. Nonostante non stia vivendo il momento migliore per la sua reputation, l'attrice che ha dato il volto a Serena in Gossip Girl ha creato e lanciato dopo sette anni di ricerca la sua linea di hair-care sul mercato, conquistando i consumatori. Blake Brown offre otto prodotti per la cura della propria chioma che aiutano a ottenere capelli sani e riconoscibili – come quelli di Serena – il tutto con un prezzo inferiore ai 25 dollari.

Effy Stonem

Effy Stonem affascina ancora oggi i più giovani amanti di Skins, la serie per eccellenza sulla gioventù dei millennial e della early Gen Z. Quando è stato chiesto all'attrice, Kaya Scodelario, cosa avrebbe detto a Effy se fosse esistita fuori dallo schermo, ha risposto: "Le chiederei dove fa shopping”. Il suo è uno stile tendenzialmente grunge, con un tocco di indie-sleaze squisitamente britannico – infatti la serie è ambientata a Bristol – e una serie di accessori vicini al boho chic. Ci ha insegnato che una t-shirt oversize può trasformarsi in un mini abito, e con un paio di calze a rete il look per la serata è pronto.

La perfezione: la peggiore abitudine?

Lo stile messy ci offre qualche libertà e probabilmente ci fa sentire anche un po' Kate Moss. Questa aesthetic mostra la bellezza nella normalità e dimostra che lasciare da parte il sogno di una perfezione disperata può solo farci del bene. Siamo tutte d'accordo che le brutte abitudini sono sbagliate, ma purtroppo sono anche normali, ed essendo esseri imperfetti dobbiamo trovare una via di fuga nella routine, iniziando dallo stile.

Siamo pur sempre figlie della scena finale di Black Swan diretto da Darren Aronofsky. Nina Sayers, prima ballerina che interpreta sia il Cigno Bianco che il Cigno Nero, sente di aver finalmente raggiunto la perfezione e la libertà che ha sempre sognato solo alla fine dell'atto di danza, e muore mentre il pubblico continua ad applaudire e ad acclamare il suo nome.

 La normalità della vita arriva in passerella con Miuccia Prada

Sulla passerella uno dei riconoscimenti più scoppiettanti al disordine della vita è venuto - proprio nella scorsa stagione - dall'oracolo del settore, Miuccia Prada. Per la sua collezione Miu Miu SS 2024, la signora Prada ha fatto sfilare le sue modelle in abiti misti fatti di costumi da bagno, sartoria e abiti da sera, con borse che esplodevano di detriti della vita che non possono essere contenuti. La collezione è stato un inno a una "logica della bellezza di oggi, che esplode, che si riveste". La bellezza, proseguono le note, "deve fare eco alla complessità della nostra epoca: Questa collezione è una ricerca di una definizione riflessiva, un indirizzo reattivo della bellezza per i tempi moderni". I capi sono stati intenzionalmente stravolti, lavati o segnati per sembrare vissuti.

Chi ha riassunto al meglio l'imperfezione? 

The Attico ci racconta che la collezione SS25 è fatta di ciò che esiste di più umano: le emozioni. Si riflettono nelle varie sfumature dei colori, nei contrasti e nelle trasparenze. Ci sono anche pezzi di abbigliamento sportivo che ci sorprendono nel contesto della sfilata. La collezione, intitolata The Sound of Breaking Glass, analizza la fragilità di un cuore spezzato e presenta una seconda collaborazione con Nike

Le direttrici creative di The Attico, Giorgia Tordini e Gilda Ambrosio, hanno entrambe vissuto di recente un cuore spezzato. Per la loro alla Settimana della Moda di Milano hanno scelto di tradurre questa esperienza in una collezione che esplora la forza che si trasforma in fragilità e che ci spiega perché l'imperfezione va raccontata.