Avanguardia e tradizione salentina: nella cucina di Isabella Potì
Dall'alta cucina di Bros' alla dark pastry di crostate Sista, dal rugby alla collaborazione con Land Rover
08 Aprile 2021
A soli 25 anni, ha già una lunga storia di successi alle spalle, e non solo in cucina: è Isabella Potì, head chef e co-owner del ristorante di alta cucina Bros’ a Lecce, che a due anni dall'apertura aveva già ottenuto una stella Michelin, diventando così il primo ristorante del Salento a finire sulla prestigiosa guida.
La sua più grande passione è senza dubbio la cucina, oggi anche la sua professione principale, ma Isabella Potì ha molte sfaccettature: insieme al compagno di business e di vita Floriano, Isabella gestisce oltre a Bros' anche una trattoria a Scorrano, Roots, ha da poco aperto una dark kitchen specializzata in crostate dal nome Sista, ha pubblicato un libro di cucina, è presidente di una squadra di rugby, e a marzo 2021 è diventata brand ambassador di Land Rover in occasione del lancio della nuova Defender 90. Potì è l'esempio per tutti i giovani che vogliono iniziare una carriera nel mondo della cucina (e non solo).
"Il fatto di essere così giovane ha influenzato in qualche modo la mia carriera: quando sei giovane ti fermi a riflettere di più, e a volte il fattore meritocratico viene meno. E proprio questo ci ha dato la spinta in più, abbiamo dimostrato di che pasta siamo fatti, avevamo 20 e 25 anni quando abbiamo aperto Bros', sono passati solo 5 anni e sono successe tantissime cose nel frattempo: questo è il segno che qualcosa sta cambiando e il valore è sempre più riconosciuto. Penso che la nostra esperienza possa essere da stimolo e da esempio per molte persone giovani." - racconta Isabella ad nss G-Club.
La chef stellata non si ferma neanche durante la pandemia ed ha sempre nuovi progetti da realizzare, dentro e fuori dalla cucina. nss G-Club ha intervistato Isabella Potì per scoprire meglio tutte le curiosità sulla sua cucina e i suoi numerosi progetti.
Ciao Isabella, raccontaci di te e della tua cucina.
Sono innanzitutto un’appassionata di cibo, sono Isabella Potì, chef di 25 anni (quest’anno 26); da quando sono molto piccola amo il cibo e ho sempre saputo che questo sarebbe diventato il mio mondo e la mia professione. A 18 anni ho iniziato a viaggiare e a conoscere i ristoranti stellati nel mondo, i migliori che potevo provare e dai quali avrei voluto imparare, e insieme a Floriano (mio compagno anche nella vita) ho aperto a inizio 2016 il mio primo ristorante Bros’ a Lecce: dopo soli due anni e mezzo abbiamo ricevuto la prima stella Michelin, la prima del Salento: portando l'alta cucina in Salento abbiamo riempito un gap, abbiamo fatto qualcosa che qui mancava. Un anno fa abbiamo aperto a Scorrano Roots, la nostra trattoria che celebra la tradizione del nostro territorio, pura e cruda, senza alcun ritocco e senza alcuna modifica. Se Roots è tradizione pura, Bros' ha una cucina d’avanguardia, più ricercata, dove la tradizione si può trovare nel gusto. Invece da Roots il processo creativo parte proprio dalla ricetta, quella tradizionale "della nonna".
Cosa significa per te la collaborazione con Land Rover? C’è un piatto della tua cucina che ti viene in mente pensando al brand?
Non potrei associare alla collaborazione un solo piatto della nostra cucina, perchè la connessione con Land Rover è proprio nel nostro modo di fare cucina. Sento molto legati a me e alla mia personalità sia la nuova Defender 90 che il brand, ed è per questo motivo che la collaborazione ha ancora più valore per me. Per me Land Rover è qualcosa di forte, funzionale, versatile, ma allo stesso tempo molto cool. Mi ci ritrovo al 100%.
Inoltre è arrivata in modo inaspettato, durante la pandemia: è stata proprio ciò che mi ha fatto capire che anche nei momenti difficili non bisogna mollare, che anche nei momenti peggiori possono arrivare le cose più belle.
Qual è il tuo primo ricordo in cucina? E quando hai capito che sarebbe diventato il tuo lavoro?
Sono sempre stata in cucina, fin da piccola quando vedevo qualcuno cucinare io ero là a guardare e a mettere le mani in pasta. I primissimi ricordi risalgono a quando creavo dei "dolcetti" di nascosto da mia mamma, mischiando tutto ciò che trovavo, poi li nascondevo e mia mamma li ritrovava poi dopo mesi.
L’amore per il cibo - perché tutto parte da lì - l’ho maturato quando in estate andavamo in vacanza in Polonia (mia mamma ha origini Polacche) in un paesino piccolissimo situato all’interno di una riserva naturale: è rimasto tutto fermo nel tempo, le case in legno con il proprio cortile che porta nel bosco... La mia bisnonna aveva un orto con le fragoline fresche, le galline, e noi assaggiavamo tutto, quindi c’era un legame forte e diretto con il cibo, era tutto immediato, spontaneo.
La tua top 3 dei piatti che preferisci cucinare (e mangiare)?
Amo più di tutto cucinare i soufflè, che sono il mio must, e amo cucinare il salato in generale, soprattutto la panificazione, impastare la pizza, le brioches. Poi amo mangiare... il tiramisù! Fatto esclusivamente nella maniera tradizionale.
Pensi che essere una giovane chef donna abbia avuto un peso durante il tuo percorso?
Il fatto di essere giovane sicuramente mi ha segnato più del fatto di essere donna, cerco di non porre mai l’attenzione su questo fattore, visto che per me non ha influito in alcun modo. Invece essere giovane sicuramente ha avuto il suo peso, perché a volte il fattore meritocratico viene meno.
Com’è stato ricevere la tua prima stella Michelin con Bros'?
Non è solo un riconoscimento, ma molto di più: è stata la conferma del fatto che stavamo facendo bene, che siamo riusciti davvero a realizzare il sogno di fare alta cucina e di portarla per primi in Salento. È tutto così inaspettato: gli ispettori in incognito vengono a mangiare nel ristorante e giudicano tutto, dal servizio al menù. A pochi giorni dall’uscita della Guida è arrivata una telefonata che ci ha informati che avevamo ricevuto la stella. È stato tutto molto emozionante!
Specialmente in Italia sembra esserci, in cucina, un’attenzione sempre più profonda verso le origini e la tradizione. Come pensi che sarà la cucina del futuro?
Quello che cambierà sempre di più sarà l’attenzione ai valori etici: questo ritorno alla tradizione non sta solo nelle ricette, ma parte dall'attenzione e dal rispetto delle materie a 360 gradi: dall'origine degli ingredienti e come vengono prodotti alla sostenibilità di tutta la filiera, sarà questo a fare la differenza nella cucina del futuro. La consapevolezza delle persone verso ciò che mangiano è sempre maggiore.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro, dentro e fuori la cucina?
Il progetto di ristorazione più recente è Sista, dark pastry che nasce come delivery e asporto di crostate, con 6 gusti diversi ogni mese fra cui una Sista’s Choice scelta da me, che si possono ordinare online dal sito e da Instagram. È da molto tempo che avevo in mente questo progetto e finalmente è diventato realtà! In futuro, crediamo ci sia spazio anche per un Sista fisico... anzi, più di uno.
Invece sul campo di rugby, la novità è che a settembre/ottobre 2021, quando inizierà il campionato di rugby, ci sarà una nuova squadra di cui sono presidente, il Bros' Rugby Club: stiamo facendo i primi passi nei confronti di questo sport che è sempre stato vicino a me e soprattutto a Floriano durante il nostro percorso.
In un momento così difficile per la ristorazione (e non solo), è importante non perdere le speranze: quali consigli daresti a chi sta iniziando una carriera in questo mondo o vorrebbe iniziarla?
In questo periodo molto difficile per il mondo della cucina, quello che serve è proprio cercare di pensare positivo. In un momento dove regna per tutti la negatività, il segreto sta nel reagire in modo differente. Quello che stiamo facendo noi è progettare, reinventarci continuamente - purtroppo quello che al momento sta subendo il nostro ristorante non dipende da noi, quello che possiamo fare è soltanto pensare a come ripartire al meglio non appena si potrà.