La visione della donna araba oggi
A 21 anni dalle torri gemelle, cosa non sta cambiando a causa del Neorientalismo
08 Settembre 2022
Gli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono dell'11 settembre 2001 hanno destabilizzato radicalmente il senso del sé negli Stati Uniti e hanno portato a una riaffermazione dell'identità statale che ruota violentemente attorno a genere e razza. Il progetto degli Stati Uniti volto a "salvare" la propria identità oggi intreccia religione, ideologia e conflitto in modo da incidere permanentemente sulla psiche dei cittadini statunitensi (non solo), innescando paura, ripugnanza e paternalismo nei confronti dell’ “Medio Oriente”.
In particolare, il trauma statunitense legato all’11 settembre ha portato alla costruzione di un progetto neo-orientalista che ha istituzionalizzato la violenza di genere e il razzismo attraverso l’infantilizzazione, la demonizzazione e la mercificazione sessuale della persona intesa come “altro”, specialmente se corrispondente a tratti estetici orientali. Ma partiamo dalla differenza di come era percepito il Medio Oriente prima dell’attentato alle Torri Gemelle per capire cosa è cambiato e identificare lo scotto pagato ancora oggi dalle donne arabe in merito.
ORIENTALISMO E NEO-ORIENTALISMO
Il termine “orientalismo” è stato coniato nel 1978 da Edward Said, scrittore statunitense di origini palestinesi, per definire il potere e il controllo che l’Occidente esercita sull’Oriente, producendo rappresentazioni culturali stereotipanti e lontane dalla realtà, inizialmente attraverso la raffigurazione pittorica.
Said per primo sostenne l’esistenza di un persistente pregiudizio eurocentrico nei confronti dei popoli arabo-islamici e delle loro culture, che trova la sua origine in secolari rapporti oppressivi che hanno motivato le persecuzioni dei musulmani durante le crociate, le prime leggi razziali, i Decretales, compilati da papa Gregorio IX nel 1234, nonché la schiavizzazione dei mori (termine dispregiativo utilizzato in Europa per parlare dei Nordafricani). Queste rappresentazioni, diffuse nell’immaginario occidentale hanno descritto i popoli d’Oriente come irrazionali, violenti, selvaggi, moralmente corrotti e intellettualmente inferiori rispetto alle loro controparti occidentali.
Da dopo gli attentati del 11 settembre 2001, a cui è seguita la guerra al terrorismo proclamata dall’ex presidente George W. Bush, è necessario parlare di Neo-orientalismo - termine contemporaneo coniato da accademici occidentali tra cui Ali Behdad e Juliet Williams - che descrive l’attuale percezione degli arabi, ormai inconsciamente percepiti come terroristi, intrinsecamente violenti.
A questa percezione violenta e incivile dell’uomo arabo è legata una visione ben più subdola della donna araba, perennemente percepita come vittima sottomessa dalle figure familiari maschili. Questo mito di oppressione pone differenti ostacoli e sfide alle donne arabe poiché sono costrette non solo ad interfacciarsi a difficoltà differenti come minoranza razzializzata, ma anche come minoranza di genere.
LA VISIONE DELLA DONNA ARABA
Questo perché attraverso la lente dell'Occidente, a sua volta vittima della sindrome di Wendy o della crocerossina, la donna araba oppressa ha bisogno di un salvatore, che si concretizza nell’immaginario occidentale nella figura del soldato americano, elevato a figura eroica utile al discorso neo-orientalista occidentale. Ancora una volta, la donna araba è vista attraverso lo sguardo dell’uomo occidentale e i suoi bias di potere, gli stessi applicati nelle raffigurazioni pittoriche che la rappresentano negli harem come figura disponibile a soddisfare qualsiasi desiderio sessuale, sempre seguendo la figura rispondente all’atteggiamento di sottomissione religiosa dell’orientalismo.
Il neo-orientalismo ha portato però ad un ulteriore feticismo legato alle manifestazioni religiose della donna araba; così anche l'Hijab è diventato parte integrante delle immagini fetish e dei film pornografici, invitando i consumatori a esplorare e a normalizzare le proprie fantasie di matrice coloniale, radicando concezioni razziste e sessiste nel loro modo di comprendere e comunicare il mondo. La visione neo-orientalista e razializzata delle donne arabe a 21 anni dall’11 settembre oggi è incentivata dall’industria del porno, dove continua ad amplificarsi e radicarsi fuori contesto, ampliando il problema di percezione della femminilità araba e rendendola oggetto commerciale e punto di riferimento estetico di una bellezza esotica che attrae per la sua sfumatura sottomessa le attenzioni di utenti alla ricerca di un esercizio di potere. Proprio perché nel porno è coinvolta la sfera del piacere estetico e sessuale e ci si inserisce in dei momenti legati all’irrazionalità e alla disinibizione personale, si normalizza completamente una struttura razzista, che difficilmente verrà sradicata, al contrario, tale fabbrica del desiderio e del piacere farà sempre parte delle politiche neo-orientalista statunitensi che hanno occidentalizzato un profondo odio e rigetto per l’oriente.
Non a caso Mia Khalifa si conferma ogni anno essere la porno-star più cercata sul web, nonostante non lavori più nell’industria del porno main-stream da anni e abbia svariate volte chiesto che i suoi video venissero eliminati da tutte le piattaforme, denunciando anche la circuizione che ha vissuto e che l’ha portata a dover subire una pericolosa esposizione mediatica.
She's the most searched pornstar online despite only being in the industry for 3 months.
— BBC Radio 5 Live (@bbc5live) April 20, 2018
Born in Lebanon to a strict Catholic family, @MiaKhalifa was raised in the US & received ISIS death threats after performing a scene in a hijab.
She spoke to @CalumAM & @InzyRashid pic.twitter.com/6u7bGq74nh
OGGI
A 21 anni dalle torri gemelle, le forme di feticizzazione dell'hijab, del niqab e del burqa invitano ad una violenza epistemica, basata su uno sguardo maschile volto a costruire uno strumento di controllo che permette di soggiogare uomini e donne arabe, rendendole figure subalterne, sfruttabili nella costruzione di ideologie razziste, come dimostrato nelle campagne anti-hijab portate avanti da Lega e Fratelli d’italia, in seguito al lancio della campagna contro l’hate speech, in rete e offline, lanciata dal Consiglio d’Europa e poi subito rimossa.
Council of Europe removes diversity-promoting hijab campaign after backlash
— #BoycottBrahmastra (@KreatelyMedia) November 6, 2021
European Union paid €340,000 for the anti-hate speech project pic.twitter.com/sOetfeR1eM
Ad oggi sono ancora inesistenti discorsi sull’islamofobia e l’arabofobia ed è urgente innescare un processo che possa smantellare tali forme di razzismo, attraverso la conoscenza e lo studio di un’oppressione, come detto prima, radicata nella storia occidentale da secoli ed enfatizzata negli ultimi anni a causa delle politiche statunitensi ed europee anti-islam.
L’autodeterminazione delle donne e le decisioni sul proprio corpo sono parte fondante dei discorsi e delle azioni femministe, è quindi necessario uscire dal proprio privilegio, svincolandosi dalle narrazioni occidentali.
If your feminism doesn’t uplift women who wear hijab - it’s not for me.
If your feminism is “more women in the army” not “let’s stop blanket bombing the Middle East” - step aside.
If your feminism is rooted in white saviorism, capitalism, and militarism - it’s a no from me
Il velo per moltissime persone, specialmente in occidente, è un simbolo di libertà e di espressione del proprio personale credo. Tutto ciò che è personale è certamente politico, ma non può essere lasciato in pasto a politici che minano le espressioni e le scelte individuali, venendo meno al terzo articolo della costituzione italiana!
Hijab campaign tweets pulled by Council of Europe after French backlash https://t.co/rt6oOfBbZY
— BBC News (World) (@BBCWorld) November 3, 2021
#EqualTreatmentForEveryone Every person should be free to choose what they wear and still have equal opportunity to education. Wearing a hijab is a choice and human right #WECAN4HRS So, #LetMeChoose @CoE_Antidiscrim @femyso @ENAREurope @EUParl_EN pic.twitter.com/MFFxGbuIWM
— europeanmuslimwomen (@euromuslimwomen) October 28, 2021