Diritti e femminismo: i rischi della bolla social
I dibattiti online ci distraggono dalla realtà?
27 Settembre 2023
Sui social si fa un gran parlare di questioni sociali, diritti e chi più ne ha più ne metta. Le discussioni sono giunte a un livello di raffinatezza tale da essere completamente slegate dalla realtà. Avete mai provato a proporre le vostre teorie sulle sfumature e le intersezioni del femminismo contemporaneo al bar? In famiglia, magari durante un pranzo della domenica con gli zii sessantenni, o con i colleghi di altri dipartimenti davanti alla macchinetta del caffè?
Le bolle social e gli algoritmi
È il classico problema delle bolle. La tendenza naturale (e comprensibile) a frequentare persone con cui abbiamo qualcosa in comune, che sia il luogo, l'età, gli hobby e le abitudini, si acutizza all'inverosimile sui social network. L'algoritmo, che ci propone solo cose che presume possano piacerci per spingerci all'interazione, corre ulteriormente in questa direzione. Il risultato positivo? Una sorprendente comunanza di cuori, anche per chi vive in luoghi solati, qualcuno con cui parlare senza confini e magari anche amicizie che si traslano nel mondo di fuori.
Una questione di contesti
Non c'è nulla di male, se non fosse che, a stare solo e soltanto con persone che fanno quello che facciamo noi, discutono di quello che discutiamo noi, pensano esattamente quello che pensiamo noi, rischiamo di perdere di vista la situazione reale, del mondo reale, fatto di persone diverse che vengono da posti diversi, cresciuti in contesti diversi e che hanno priorità diverse. La nostra visione del mondo risulterà per forza di cose parziale, se non del tutto isolante. Persa qualsiasi abitudine al confronto e alla discussione che non sia tramite commenti violenti e arrabbiati.
Il rischio di isolamento e radicalizzazione
Se discutiamo di quello che ci sta a cuore solo con persone che sono d'accordo con noi, come potremmo sviluppare un pensiero critico, sfumato e soprattutto realistico? Il rischio, reale soprattutto tra i giovanissimi, è di smettere di considerare il mondo di fuori, arroccandosi nella propria torre e non imparando mai a vivere con gli altri, anche in contesti futuri in cui l'interazione con gli altri è fondamentale e obbligata, ad esempio quelli lavorativi. È così che, ad esempio, i seguaci di Andrew Tate si radicalizzano, chiusi nella loro cameretta a subire messaggi violenti e a ripeterli a pappagallo.
Bolle e femminismo: un problema di realismo
Anche quando parliamo di temi costruttivi e positivi, come ad esempio il femminismo, esiste il rischio di isolarsi nelle mille problematiche e sfumature particolari senza considerare in primis la situazione globale, in secondo luogo il fatto che nel mondo reale, in questo momento, le donne sono sotto attacco. Lo vediamo nelle progressive modifiche delle leggi sull'aborto, atte ad eliminare la possibilità di scelta, nelle politiche per la famiglia che celebrano quella tradizionale (e danneggiano quella arcobaleno) e che vogliono limitare le donne nel ruolo di madri, nel discorso pubblico sulle persone trans, che in Italia è criminalmente indietro.
Le donne fuori dalla bolla
Mentre gli utenti litigano sul vero significato di Barbie, e cercano di decidere se è abbastanza radicale e cattivo nei confronti degli uomini o se pone la questione in maniera troppo poco belligerante, le donne di tutto il mondo, magari cresciute in contesti chiusi, magari troppo impegnate a lavorare, spesso non sanno neanche il significato e le implicazioni della parola patriarcato. Mentre sui social si proclama l'antilavorismo in nome di un'idea di vita libera dalle catene del denaro, le donne che vorrebbero lavorare non possono, perché non hanno tempo, perché esistono in una situazione di dipendenza economica, intrappolate in case e rapporti da cui scapperebbero volentieri, anche lavorando.
Una possibile apertura
Una possibile soluzione, ovvia ma da sottolineare, sarebbe abbandonare i social un paio di ore al giorno, parlare con le donne della nostra vita, capire e calibrare il messaggio a cui teniamo così tanto per loro, magari partecipando insieme ad assemblee indette dai movimenti femministi locali. O magari semplicemente essere consapevoli dei confini della propria bolla e iniziare a farsi qualche domanda, considerando l'esperienza dell'essere donna nella sua complessità, senza voler imporre una soluzione social che debba andare bene a tutte sempre.