Cancro al seno: dalla prevenzione al pinkwashing
Tutto quello che c'è da sapere nel mese dedicato
13 Ottobre 2023
Ottobre è il mese per la prevenzione del cancro al seno, un'importante ricorrenza che ha visto la luce nel 1985 grazie alla partnership tra l'American Cancer Society e la divisione farmaceutica di Imperial Chemical Industries, con l'obiettivo di promuovere le mammografie come strumento più efficace nella lotta al cancro al seno. Nel 1992, il nastro rosa (che originariamente era color pesca) è stato introdotto come parte di una campagna che, da statunitense, è diventata internazionale e mondiale.
Incidenza e numeri del cancro al seno
Secondo Breastcancer.org, il cancro al seno rappresenta il 12,5% di tutti i nuovi casi di cancro diagnosticati annualmente nel mondo, ed è dunque il cancro più comune a livello globale. Circa il 13% (ovvero 1 donna su 8) delle donne negli Stati Uniti sviluppa un cancro al seno invasivo nel corso della propria vita. In Italia, i dati sul cancro del Ministero della Salute per il 2022 confermano che il carcinoma mammario è il tumore più diagnosticato nelle donne, e nel 2020 ha rappresentato circa il 30% di tutti i tumori maligni. Il rapporto del 2022 stimava inoltre un incremento dello 0,5% delle diagnosi rispetto al 2020.
Il tumore al seno, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, non è un problema solo degli individui nati donne. Nel 2022 negli Stati Uniti si prevedevano infatti circa 2.800 nuovi casi di cancro al seno invasivo negli individui nati uomini, con un'incidenza di 1 su 883. È molto più raro, e proprio per questo potrebbe passare in sordina. Percentuali e rischi specifici sono presenti anche nelle persone trans. Insomma, la prevenzione è per tuttə.
La prevenzione parte dalla conoscenza
Un buon modo di capire subito quando qualcosa non va nel nostro corpo è quello di fare la sua conoscenza in maniera costante e approfondita. Per questo, in particolare nel caso del cancro al seno, è importante abituarsi a fare un’auto-palpazione almeno una volta al mese a partire dai 20 anni di età. Il momento migliore è una settimana dopo la fine del ciclo mestruale, perché il seno è meno teso. In gravidanza o in menopausa, invece, ogni momento va bene. Da attenzionare, in particolare, masse e noduli non presenti in precedenza, cambiamenti di forma e consistenza, rigonfiamenti e variazioni nei capezzoli. In generale, i medici raccomandano di compiere la palpazione in posizione sdraiata, con la mano corrispondente al seno da controllare sotto la nuca, oppure davanti a uno specchio con un braccio alzato a 90 gradi.
Gli esami da fare periodicamente
Non tutto può essere delegato all'auto-palpazione. Alcune masse tumorali possono non manifestarsi in cambiamenti di forma riconoscibili a occhio nudo o in noduli individuabili con le dita. Per questo, e con particolare rapidità se si è rilevato qualcosa durante la prevenzione fai-da-te, è importante rivolgersi a medici specializzati e sottoporsi periodicamente a ecografia mammamaria e alla mammografia. Si tratta di esami poco invasivi, che nella maggior parte dei casi possono chiarire molto bene la situazione del nostro seno, levarci ogni dubbio o permetterci un intervento tempestivo. L'ecografia è consigliata dai 30 anni in su, la mammografia dai 40. Se ci sono casi di cure ormonali o ereditarietà, invece, anche prima.
L’importanza di una prevenzione pubblica e accessibile a tutti:
Ovviamente, è inutile parlare dell’importanza della prevenzione senza parlare dell’accessibilità degli esami e delle procedure mediche e in generale del diritto alla cura, soprattutto in Italia. Alla fine del 2022, l'Istituto Serafico di Assisi aveva lanciato l'allarme, rilevando come per le persone affette da disabilità e per le loro famiglie le cure fossero tutt'altro che accessibili, da diversi e svariati punti di vista. Questi dati sono stati confermati da quelli dell'OECD rilasciati nel luglio del 2023. Secondo questa indagine statistica, infatti, la spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022 si attesta al 6,8% del PIL, sotto di 0,3 punti percentuali rispetto alla media europea del 7,1%. Sono 13 i Paesi dell’Europa che in percentuale del PIL investono più dell’Italia, con un gap che va dai +4,1 punti percentuali della Germania (10,9% del PIL) ai +0,3 dell’Islanda (7,1% del PIL). I risultati di questa mancanza di investimenti sono sotto gli occhi di tutti: strutture pubbliche al collasso, liste d'attesa infinite, carenza di personale sanitario. Il risultato? Chi può si rivolge al privato, che avanza, chi non può rimane senza.
Il pinkwashing e il nostro ruolo di consumatori
Oltre a cercare di interessarci al diritto alla cura e alla tutela del SSN, in quanto consumatori abbiamo anche un'altra responsabilità, più sottile. Come ogni campagna importante e sentita, che va a toccare il cuore e lo stomaco della popolazione, anche la causa per la prevenzione e la cura del cancro al seno è stata utilizzata per vendere. Nel 2002, l'associazione Breast Cancer Action coniò il termine pinkwashing nel contesto della sua campagna Think before you pink, che si proponeva di combattere il marketing con il nastro rosa di tutte quelle aziende, brand o organizzazioni che sostenevano di interessarsi al cancro al seno e alla sua prevenzione, ma usavano la causa semplicemente come modo per alzare i numeri di vendita, spesso non donando nulla alle organizzazioni benefiche o addirittura producendo o vendendo prodotti che contenevano sostanze chimiche correlate alla malattia. Negli anni, il BCAction ha svolto un lavoro preciso e spietato nello smascherare aziende e campagne pubblicitarie, un lavoro di cui dobbiamo tenere conto non solo in quanto possibili malati, amici e parenti di persone che sono malate e simili, ma anche in quanto consumatori, che nel decidere dove posizionare il proprio portafoglio possono compiere cambiamenti piccoli e anche grandi.