Tutti i motivi per cui il caso Giambruno è molestia
Uno spaccato di realtà a telecamere accese
20 Ottobre 2023
Andrea Giambruno è tante cose, forse troppe. Andrea Giambruno, ad esempio, è un giornalista e conduttore televisivo classe 1981, al timone di Diario del giorno, rubrica di informazione che va in onda su Rete 4. Agli occhi del pubblico, inoltre, Andrea Giambruno era, fino a virtualmente la giornata di ieri 19 ottobre 2023, il compagno della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il padre di sua figlia Ginevra, nata nel 2016. Infine, Andrea Giambruno è un molestatore.
Le frasi di Giambruno
Non possono e non devono esserci dubbi su quest’ultimo punto. Nelle immagini del fuori onda della trasmissione scovati da Striscia la Notizia, infatti, sentiamo il conduttore apostrofare la collega Viviana Guglielmini con frasi del tenore di “Tu entrerai a far parte del nostro gruppo di lavoro? Ti piacerebbe? Devi darci qualcosa in cambio. Devi fare le foursome con noi. Tradotto: si sc*pa”, “Lo sai che io e *** abbiamo una tresca? Però stiamo cercando una terza partecipante perché noi facciamo le threesome” e ancora: “Posso toccarmi il pacco mentre vi parlo?”. A corredo, immagini in cui le tocca le spalle e i capelli. Come se non bastasse. A seguito di queste immagini, la premier Giorgia Meloni ha comunicato via social la fine della sua relazione con il compagno, senza mancare di ringraziarlo per “gli anni splendidi che abbiamo trascorso insieme” e sottolineando che avrebbe difeso “la nostra amicizia”.
La mia relazione con Andrea Giambruno, durata quasi dieci anni, finisce qui. Lo ringrazio per gli anni splendidi che abbiamo trascorso insieme, per le difficoltà che abbiamo attraversato, e per avermi regalato la cosa più importante della mia vita, che è nostra figlia Ginevra.… pic.twitter.com/1IpvfN8MgA
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) October 20, 2023
La mia relazione con Andrea Giambruno, durata quasi dieci anni, finisce qui. Lo ringrazio per gli anni splendidi che abbiamo trascorso insieme, per le difficoltà che abbiamo attraversato, e per avermi regalato la cosa più importante della mia vita, che è nostra figlia Ginevra.… pic.twitter.com/1IpvfN8MgA
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) October 20, 2023
Un problema di inquadramento
Striscia la Notizia, la premier in persona e molto del discorso pubblico sul caso - trattato alla stregua di un gossip particolarmente succoso da battere prima degli altri - fanno l’errore di non contestualizzare a dovere gli episodi. Quelli che abbiamo davanti agli occhi non sono casi isolati o rari, non sono gli exploit goliardici di un provolone un po’ vanesio, sono veri e propri esempi di molestie sul luogo di lavoro, e come tali dovrebbero essere discussi. Che Giambruno, come conseguenza più o meno diretta, sia stato mollato pubblicamente dalla compagna e abbia (o almeno così dice Dagospia) perso il suo ruolo di conduttore su Rete 4 è bene ed è un inizio, ma non è il punto. Se questo è quello che accade fuori onda ma a camere accese, riusciamo a immaginare cosa succede di solito e quello a cui sono sottoposte le giovani professioniste nel mondo della televisione e in tutti gli altri ambiti?
Donne e lavoro: il sesso come arma
Qualsiasi cosa ci sia o non ci sia dietro - e gli utenti social si sono dimostrati come sempre i maestri del complotto, ipotizzando una vendetta della famiglia Berlusconi ai danni della presidente del consiglio, un’operazione simpatia per aiutare la suddetta in un periodo di crisi e tutto quello che ci sta in mezzo - la verità è che il sesso viene utilizzato da sempre per mettere a disagio e in difficoltà le donne sul luogo di lavoro, come minaccia o come modo per rimetterle al proprio posto e sminuirle, come insinuazione o voce di corridoio con cui rovinar loro la reputazione. Le donne, rispetto a questa immagine del sesso quasi punitiva data dagli uomini, sono e devono rimanere in silenzio, meglio ancora se graziose e sorridenti. Se osassero “scherzare” allo stesso modo, infatti, ne verrebbero immediatamente danneggiate. Non c’è scampo, in nessun ambito e a nessun livello. Si tratta di una sorta di compromesso implicito, una cosa che comunque succede e che quando viene fuori viene trattata alla stregua di un capriccio, di un’esagerazione. Sono ragazzi, che ci vuoi fare? La carne è debole. Nessuno ha neanche pensato di chiedere a Viviana Guglielmini come si sentisse e cosa avesse dovuto sopportare.
Il privato è privato?
Ancora, chi dice che della vita privata della classe politica non ci dovrebbe importare sbaglia di nuovo. È inutile girarci attorno: Giorgia Meloni e il suo partito hanno fatto di gran parte della loro campagna elettorale un manifesto a favore della famiglia tradizionale, delle vere donne che si sposano con i veri uomini e fanno dei bambini, e più sono meglio è, proprio come ai bei vecchi tempi. Il privato è politico sempre, ma lo è soprattutto quando è strumentalizzato in questo modo dai suoi stessi protagonisti per portare avanti messaggi di esclusione e di restaurazione, di lotta aperta contro le famiglie arcobaleno, contro la comunità LGBT+ e contro il diritto delle donne di scegliere.
Un messaggio forte e chiaro
In quest’ottica, il caso e la comunicazione che lo circonda non vanno minimizzati in nessun modo, anzi sono ancora più significativi. La classe dirigente, nella persona della Presidente Giorgia Meloni e dei suoi scagnozzi, ci sta dicendo forte e chiaro: siamo amici dei molestatori, li allontaniamo per una questione di immagine e di introiti e non perché condanniamo le loro azioni, che trattiamo come casi isolati e non come problemi sistemici di mobbing e di genere, ci appelliamo a un sensibilità per la sfera privata che noi non abbiamo, dato che non ci facciamo scrupoli a utilizzarla contro i nostri nemici e per portare avanti le nostre battaglie. Tapparci le orecchie potrebbe non essere sufficiente.