Vogliamo andare a vivere in campagna
Sempre più giovani abbandonano la città per rivolgersi ad ambienti meno frenetici
08 Novembre 2023
Milano è cattiva, Milano è veloce, Milano è europea. Milano è grigia, bellissima, bruttissima, soprattutto polarizzante. Alcuni la definiscono la New York italiana, altri la reputano provinciale e falsa, una città ipocrita costruita su false promesse. Quel che è certo è che poche città italiane agitano gli animi come Milano, aizzando la guerra tra chi la difende e chi la demolisce. Nel mezzo, le persone che ci vivono, per scelta o per obbligo, per familiarità, per studio o per lavoro, che ogni giorno devono gestire queste ambiguità presenti in ogni angolo del capoluogo lombardo, che forse sono parte del suo fascino subdolo. I problemi sono sia oggettivi che soggettivi, alcuni sono sempre gli stessi, altri sono peggiorati negli anni, dopo l’Expo prima e dopo il Covid poi. Alcune questioni sono squisitamente milanesi, altre condivise da altre città.
Non solo Milano
@nary_resort The story is much longer of course, but what was supposed to be 3 months has turned into seven. #exnewyorker #smallfashionbrand #smallbusiness #brooklyn #southeastasia #expat #phnompenhcity #cambodia #lifepivot #costofliving #leavingnyc ceilings - Sped Up Version - Lizzy McAlpine
Milano è forse la città in Italia a risultare così aspra, ma non è certo l’unica da cui scappare. Si aggiungono alla lista anche Torino, Roma e Bologna, Firenze, Napoli, Palermo. In generale, la città dà e la città toglie. Dà opportunità di lavoro e di divertimento, dà varietà, possibilità di incontrare persone e situazioni nuove. Leva tempo, tende a costare di più, è più inquinata e meno tranquilla, meno adatta, forse, a costruirsi una famiglia o una comunità, un villaggio, un sostegno. Questa riflessione sui centri abitati italiani si inserisce in una più ampia tendenza internazionale e mondiale: quella a lasciare la città e rifugiarsi in provincia, dove la vita è più economica e serena e dove, forse, si può aspirare a comprare casa e a raggiungere equilibri di vita e lavoro migliori. Dove si può crescere con calma. Spostarsi in luoghi più raccolti fa sentire meno soli, meno isolati, meno abbandonati al flusso.
Anche Londra e New York
Questo è quello che sta succedendo, ad esempio, a Londra. Un tempo vista come crogiolo di stimoli e opportunità per tutta Europa, italiani compresi, adesso è abbandonata dalle persone della fascia 18-24 anni, secondo quello che ha rilevato YouGov. Il 47% dei giovani intervistati pianifica di lasciare la swinging city entro i prossimi dieci anni. A scacciarli, sono soprattutto i costi della vita, aumentati a dismisura e poco sostenibili. Il Regno Unito non è l’unico. Secondo SmartAsset, che ha portato avanti una ricerca sull’America del Nord, stilando una classifica degli Stati e utilizzando come criterio i numeri di immigrazione ed emigrazione, di ingresso e uscita delle persone, i giovani professionisti (dai 26 ai 35 anni) lasciano sempre di più lo stato di New York e la California, tradizionalmente considerati the place to be, per spostarsi soprattutto in Florida e Texas. Stati meno frenetici, ma comunque considerati moderni e al passo con i tempi. In Cina, grossi gruppi di giovani si trasferiscono in aree remote per abbracciare una modalità di vita isolata, da eremiti. Un estremo, che però segnala una stanchezza estrema nei confronti della vita moderna e contemporanea tradizionalmente intesa.
Nomadismo digitale e cottagecore: le priorità sono cambiate
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Il Covid, in questo, ha aiutato. La possibilità di lavorare da remoto, prima usata per necessità, adesso mantenuta da alcune aziende, ha fatto aumentare a dismisura il fenomeno che viene definito nomadismo digitale, per cui i lavoratori full remote di aziende che hanno sedi in città molto ricche e caotiche si spostano in giro per il mondo, lavorando da ovunque e, perché no, mettendo da parte qualche soldo. Questo meccanismo, in realtà, si rivela profondamente dannoso per i luoghi prescelti, facendo aumentare a dismisura i prezzi e rendendo difficile la vita dei cosiddetti locals. Altri scelgono semplicemente di comprare casa in campagna, magari chiedendo una diminuzione delle ore lavorative e dedicandosi all'orto. Altro che cottagecore, la verità, è che i giovani hanno un’idea della vita molto diversa dalla generazione precedente, da diversi punti di vista. Alcuni, appena entrati in un mercato lavorativo post-covid e allo sbando, hanno preso una decisione: lasciare stare le ambizioni, la velocità, la scalata imprenditoriale, concentrarsi su se stessi, sulla costruzione di un ambiente di lavoro sereno, sulle proprie passioni e i propri progetti.
La città del futuro
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Il cambiamento è più grosso di quello che sembra, e i suoi veri effetti li vedremo solo sul medio-lungo periodo. Quello che rimane in primo piano, in questa sterzata decisa verso la tranquillità e lontana dalla frenesia, è una rinnovata attenzione alla propria salute (anche mentale) e alla costruzione di una comunità di appoggio. Sarebbe bello - in un futuro speriamo non troppo lontano - non sentirsi costretti a scegliere tra ambizione e tranquillità, tra realizzazione personale e comunità. Sarebbe bello che un buon equilibrio vita lavoro, la possibilità di farsi una famiglia e di comprare una casa fosse raggiungibile ovunque desideriamo, che sia in provincia, in campagna o nel centro della megalopoli più caotica del mondo.