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A nessuno piacciono i musical (soprattutto quelli a sorpresa)

Da Wonka a Mean Girls, perché non li apprezziamo?

A nessuno piacciono i musical (soprattutto quelli a sorpresa) Da Wonka a Mean Girls, perché non li apprezziamo?

Quando mi sono seduta sulla poltrona del cinema a vedere Wonka non sapevo bene cosa aspettarmi. Di solito, tendo a informarmi il meno possibile sui film che vado a vedere, per mantenere intatto l'effetto sorpresa, e questo è un problema mio. Mi aspettavo un Timothèe Chalamet wimsical ed eccentrico, una squadra di underdog pronta a portare a termine una qualche tipo di missione, un lieto fine zuccheroso. Quello che davvero non sapevo è che i personaggi avrebbero passato gran parte del tempo a cantare, mandando avanti la trama a colpi di balletti e coreografie. Un brutto colpo per me, che sostengo strenuamente di non amare i musical. Il film, alla fine, l'ho trovato gradevole. Un futuro classico per bambini, o quasi, che seppur non efficacissimo non inficia assolutamente sul fascino del suo protagonista.

Da Wonka a Mean Girls: la trappola del musical

Non sono l'unica a non apprezzare il genere, tanto che proprio Wonka - o meglio, il suo elemento canterino che non era stato svelato neanche durante la promozione del film - ha scatenato online uno strenuo dibattito tra amanti e hater del musical cinematografico. Stessa discussione che stiamo vedendo accadere sotto i nostri occhi di nuovo a distanza di meno di un mese, questa volta con Mean Girls, nei cinema italiani in release limitata dall'11 gennaio. Il film - adattamento sullo schermo del musical di Broadway che a sua volta è ispirato all'iconico film per ragazze del 2004 che a sua volta è ispirato a un libro (gira la testa anche a noi) - secondo alcuni spettatori non svelava con sufficiente chiarezza nel trailer la sua natura di musical. Tanto che, su Twitter, girava un video (adesso rimosso per violazione di copyright) in cui si sentiva un intero cinema sbuffare e lamentarsi all'inizio dell'ennesima canzone. Le domande sono tante. Perché non ci piacciono i musical? E perché gli studi di produzione ci ingannano facendoceli scoprire a sorpresa, quando ormai è troppo tardi, abbiamo pagato il nostro biglietto e stiamo mangiando i nostri popcorn? 

Una vera e propria pratica di marketing, parola degli studi

Partiamo dai fatti nudi e crudi. Dopo la pandemia, i musical hanno affrontato un momento di grave crisi. Basta osservare gli scarsi risultati al botteghino di Cats e Westside story. Wonka, invece, è stato un successo, e ha di fatto risollevato il genere, perlomeno per quanto riguarda gli incassi. Molti, però, sostengono che questa ripresa ci sia stata semplicemente perché gli spettatori non sapevano che sarebbero andati a vedere un musical. E non è un caso. Secondo quanto riporta Deadline, infatti, lo studio ha intenzionalmente nascosto la parte musical di Wonka nel trailer, perché i gruppi di pubblico su cui si fanno i test di gradimento hanno dimostrato di non amare il genere. Ha rincarato la dose un anonimo studio marketer che ha dichiarato a The Hollywood Reporter: "Se dici o scrivi la parola musical le persone si creeranno dei pregiudizi. Il musical ha una connotazione specifica, si pensa che i protagonisti canteranno ogni singola parola, e il pubblico potrebbe esserne infastidito". La soluzione? Ingannare il pubblico. E se poi il film piace allora è un successo nonostante tutto. Strategia che vince non si cambia, ed ecco che l'hanno rifatto con Mean Girls

@hello_im_payton I hate musicals #controversial #overated #cringe original sound - Payton Floreck

Perché non ci piacciono i musical?

Adesso che abbiamo stabilito che la nostra sensazione di essere presi in giro è fondata, anzi è una vera e propria pratica di marketing, andiamo più a fondo, all'origine del problema. Perché non ci piacciono i musical? Potrebbe essere semplicemente questione di gusti. Dopotutto, il musical è un genere impegnativo, iper specifico, che dal teatro è stato adattato al cinema e alla televisione, e che da sempre attira grandi amori e altrettanto grandi odi. Forse, però, ci sono anche altre ragioni, più sottili. A volte, ad esempio, colleghiamo il musical ai film dell'infanzia, ai Disney e ai Pixar, e per questo li snobbiamo. Alcune persone, poi, trovano le canzoni da musical cringe, soprattutto quando i personaggi parlano cantando e in versione doppiata, per forza di cose meno efficace dell'originale. Infine, esiste il problema dei film bro, che con il loro snobismo superficiale hanno deciso che i musical non sono film veri, degni di apprezzamento. Posa o gusti, moda o realtà? La verità sta nel mezzo. L'importante è essere d'accordo su tre cose: 1) l'inganno non è un buon metodo di fidelizzazione del pubblico a lungo termine 2) bisogna tenere la mente aperta ed essere pronti ad apprezzare l'inaspettato canterino e 3) Chicago (2002) spacca in ogni caso, musical o meno non fa alcuna differenza.