I ragazzi della gen Z hanno paura del femminismo?
I giovani sono divisi: le ragazze sempre più progressiste, i ragazzi sempre più conservatori
05 Febbraio 2024
Come sta cambiando il mondo? Impossibile rispondere in breve. Mentre le destre avanzano, le guerre impazzano e le economie collassano, infatti, sembra che dal punto di vista dei diritti civili le cose migliorino poco a poco, in alcuni luoghi più velocemente che in altri. Tanta della speranza è messa nelle mani delle cosiddette nuove generazioni, che dovrebbero avere un ruolo di primo piano nella creazione di un futuro migliore, in cui tutti hanno i diritti che un essere umano si merita e in cui non esistono differenze di trattamento, paga e sicurezza tra uomini, donne e persone che non si sentono conformi al binarismo di genere. Per lo stesso motivo, i giovani vengono visti come liberali e libertini dai più vecchi, che vorrebbero lasciare le cose esattamente com'erano, visto che loro ci stavano tanto bene. Alcune ricerche nuove di pacca, però, dimostrano in maniera tragica quanto tutte queste siano solo semplificazioni. Sopratutto, rilevano una divisione sempre più profonda all'interno della generazione Z per quanto riguarda il posizionamento politico, il femminismo e i diritti civili e sociali tra uomini e donne.
I dati sull'orientamento politico della gen Z
Secondo una nuova ricerca condotta dal Survey Center on American Life in collaborazione con altri organismi di rilevazione dei dati, infatti, in tutto il mondo si è aperto un vero e proprio gap ideologico tra giovani donne e giovani uomini. Se per le precedenti generazioni si rilevava tra persone che vivevano nella stessa città, che condividevano il luogo di lavoro o la scuola, e con lo stesso reddito un allineamento generale dei valori, adesso non è più così. Negli Stati Uniti, ad esempio, le donne dai 18 ai 30 anni sono del 30% più a sinistra dei loro contemporanei uomini. Nel Regno Unito la differenza è del 25%, fuori dall'Occidente (Sud Corea, Cina, Africa e Tunisia mostrano gli stessi pattern) i numeri sono ancora più alti. E questo cambiamento è avvenuto solo negli ultimi 6 anni. Questi dati, organizzati da John Burn-Murdoch per il Financial Times, non sono isolati, purtroppo. Un altro sondaggio compiuto nel Regno Unito, infatti, ha rilevato come 1 su 4 ragazzi di età dai 16 ai 29 anni è convinto che essere un uomo è più difficile di essere una donna, e 1 su 5 pensano positivamente a Andrew Tate, influencer della misoginia accusato di stupro, associazione a delinquere per lo sfruttamento delle donne e traffico di esseri umani in Romania. Interrogati sul femminismo, il 16% degli stessi giovani uomini hanno spiegato come il femminismo abbia fatto più danni che bene. Tra gli uomini over 60 anni, hanno dato la stessa risposta il 13%. Quindi, di fatto, sul femminismo le posizioni dei ragazzi della gen Z tendono a essere peggiori di quelle dei boomer.
Perché i ragazzi gen Z pensano male del femminismo?
A seguito di questi dati, francamente preoccupanti, tantissime persone hanno iniziato a interrogarsi sulle possibili motivazioni di questo gap, e di come sia collegabile alla scarsa considerazione che hanno del femminismo, inteso come movimento intersezionale di liberazione della donna che ha preso sempre più piede negli ultimi 20 anni, imponendosi come tema centrale delle lotte civili contemporanee, soprattutto in quei posti del mondo in cui - ad esempio - non è possibile abortire, cambiare sesso o semplicemente sensibilizzare contro la violenza sessuale e il femminicidio. Secondo alcuni, e contando anche i 6 anni indicati dallo studio, a iniziare questa deriva ci ha pensato il movimento MeToo, che ha contribuito a estremizzare le posizioni delle ragazze e, di conseguenza a "spaventare" gli uomini, che si sono sentiti attaccati nella loro posizione di (attuale o futuro, visto che parliamo di giovani) potere. La paura è un elemento fondamentale insieme alle prime esperienze politicamente formative. Se un ragazzo frequenta community incel online o ha un padre maschilista, ad esempio, probabilmente verrà spinto a considerare il femminismo come negativo.
@easternstandardtimes Young men in #SouthKorea believe they are victims of ‘reverse discrimination’ because of #feminism. #seoullife #feminist #Korean #equality #expatinkorea #대통령선거 #대선 #대선후보 #대통령후보 #윤석열 #ansan #페미니즘 #페미니스트 #미투 #미투챌린지 original sound - EasternStandardTimes
La superficialità social e l'isolamento degli uomini
Famiglia, formazione, educazione, esperienze online e personali, sfiducia nelle istituzioni tradizionali: tutto questo può contribuire alla svolta conservatrice e misogina delle nuove generazioni di uomini, che dovevano essere la nostra luce alla fine del tunnel. I social e internet, creando delle bolle separate, delle eco-chamber pericolosissime, e imboccando tramite gli algoritmi (costruiti per il gradimento degli utenti) sempre gli stessi contenuti a sempre le stesse persone hanno contribuito a esacerbare le posizioni che, però, proprio perché espresse sui social, sono rimaste superficiali, ognuno per sé. Il movimento avviene in due direzioni, che tragicamente si alimentano a vicenda. Da una parte le ragazze sono sempre più consapevoli e ribelli, ma poche di loro approfondiscono le posizioni, o comunque drammatizzano le loro posizioni "anti-uomini" per like o per effetto. Di contro, i ragazzi si fanno imbeccare da specialisti della truffa, che cercano di indottrinarli trasformandoli in soldatini della misoginia. Isolati e abbandonati, diventano facili prede di queste persone. Una soluzione semplice non c'è. Si dovrebbe agire fin dal livello delle politiche giovanili, cambiare la cultura dell'espressione social e della guerra tra i generi in assoluto. Non si può chiedere alle ragazze di domare la loro rabbia (che è sacrosanta), ma forse si dovrebbe insegnare ai ragazzi che garantire parità alle donne non leverà loro nessuna libertà che non sia quella di abusare del loro potere, né li danneggerà nella loro personale forza e virilità. La verità è che i social non dovrebbero essere gli unici riferimenti e sorgenti di sapere di persone così giovani, che dovrebbero naturalmente essere spinte a cercare altre idee (e ad approfondirle) in altri luoghi, leggendo e discutendone con i loro pari e con adulti ragionevoli, insegnanti e figure di riferimento. La verità è, inoltre, che dovremmo cambiare completamente l'idea che abbiamo di Vero Uomo e Vera Donna, liberando questi concetti di spinte patriarcali e traslandoli, invece, sul piano emotivo.
@tranalytics Should we be more proactive in addressing the men’s loneliness epidemic? Resentment, trauma, scarcity of resources are always the precursor to oppression. #lonelymen #lonelymen #malefeminist #datingmen #patriarchy #patriarchyproblems Quiet but dramatic music with strings(879088) - Ryo M.
Non solo femminismo
Il problema non si ferma al femminismo, anzi. I dati mostrano come le donne non stanno diventando più progressiste solo sui temi legati al genere, ma anche a quelli legati, ad esempio, all'immigrazione e alla giustizia sociale, soprattutto negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Germania. Sembra, in conclusione, che mentre le ragazze diventano sempre più consapevoli, intrecciando questioni civili a questioni sociali (come è giusto che sia, ed è un difetto della sinistra definita "arcobaleno" quello di averle scorporate, rispettandone una parte e ignorandone completamente un'altra), i ragazzi, anche di rimando, abbiano deciso di chiudersi in se stessi, trincerandosi in posizioni talmente conservatrici da fare impallidire persino i boomer. Un cambiamento è necessario, e velocemente. Altrimenti, i prossimi anni saranno bui, e non possiamo permetterci nessun passo indietro.