Come sostenere una persona che sta facendo il Ramadan
Il digiuno potrebbe non essere facile, ecco come dare una mano
11 Marzo 2024
L'11 marzo è iniziato il Ramadan. Si tratta di una ricorrenza della religione islamica che presuppone, nel nono mese del calendario lunare, che quest'anno va avanti fino all'8 aprile e che non corrisponde con quello gregoriano, di digiunare dall'alba al tramonto. Le date esatte cambiano ogni anno. Non solo digiuno - che comunque è uno dei cinque pilastri dell'Islam, introdotto da Maometto nel 624 - ma anche astinenza dal fumo e dai rapporti sessuali. Sono esentati da questa ricorrenza i malati, i bambini, le donne incinte, le donne durante il periodo mestruale, chi è in viaggio o in guerra, insomma chiunque per ragioni indipendenti dalla sua volontà non possa affrontare un digiuno. In Italia, il Ramadan sta iniziando a essere conosciuto dalla maggior parte della popolazione solo adesso. A contribuire al suo racconto sui social sono i creator musulmani, gli italiani di seconda generazione e tutte le persone che si trasferiscono qui e che ogni anno, più o meno all'inizio della primavera, si trovano a spiegare ad amici, colleghi, vicini di casa e quant'altro che proprio non possono mangiare o bere, perché desiderano portare avanti questo precetto della loro fede.
Una tipica giornata di Ramadan
Ci vuole grande precisione. I diversi momenti della giornata, durante il Ramadan, sono divisi in maniera rigorosa. All'alba si fa il primo pasto della giornata, il Suhur. Poi inizia il digiuno, ogni mattina, che viene inaugurato da una preghiera e poi interrotto dall'Iftār, che tradizionalmente prevede dei datteri, come fece Maometto. Alla fine del mese, si fa una festa, l’Id al-Fitr, che segna la fine del Ramadan e l'interruzione del digiuno dall'alba al tramonto. Non è facile, e proprio per questo il Ramadan viene spesso vissuto come uno sforzo comunitario, in cui le famiglie si riuniscono per il pasto della sera, mettendo insieme gli sforzi per preparare il cibo in anticipo e cose simili. In Italia, però, spesso una comunità islamica non esiste, o è più difficile da individuare e compattare. Ecco perché, senza inserirci in tradizioni non nostre, potrebbe avere senso mostrarci di supporto alle persone nella nostra vita che hanno deciso di prendere parte al Ramadan. Ma come si fa, senza essere invadenti o giudicanti? Qualche consiglio arriva da Denise Primbet, giornalista inglese di fede islamica.
Essere curiosi va bene, giudicare no
Secondo Denise, per ognuno il digiuno prende un significato diverso, e alle persone coinvolte piace molto condividere le proprie motivazioni, parlare di come si sono preparate o di come la propria famiglia organizza il mese più importante dell'anno, come festeggia e come prega. Chiedere senza stranirsi, senza mostrare morbosità (e soprattutto senza dispiacersi o dire cose come "poverino, non so come fai", "mi dispiace molto per te" e simili) potrebbe essere un primo passo per aprire un dialogo, scoprire cose nuove e mettere a suo agio l'interlocutore senza causare frustrazione e sensazione di essere giudicati. Se si parla di un ambiente di lavoro, potrebbe avere senso informarsi sugli orari e sulle date precise ogni volta, per offrire la possibilità di lavorare in maniera più flessibile durante il mese del Ramadan, magari iniziando prima e finendo, di conseguenza, anche prima. Sul lavoro si pone il problema della pausa pranzo. Anche se una nostra collega o amica musulmana non mangia, potrebbe essere carino, se lo desidera, farla stare con noi, senza escluderla. Il primo pasto della giornata, infatti, avviene intorno alle 4 del mattino, mentre il secondo per le 18/19, a seconda del paese in cui ci si trova.
Il miglior regalo è aprire la mente
Se vuoi dimostrare il tuo appoggio con un regalo, i datteri sono sempre una buona idea. Anche invitare le tue amiche musulmane a casa tua per l'Iftar potrebbe essere una bella dichiarazione di sostegno, vicinanza e affetto. Così come potrebbe esserlo andare a cena in un ristorante halal in compagnia. Altri piccoli regalini potrebbero essere le cosiddette bevande sportive, creme o maschere viso. La cosa più importante, però, al di là di regali e inviti a cena, è l'approccio, che deve rimanere rispettoso e aperto, curioso senza malizia. La fede può essere una cosa vissuta in maniera privata, personale. Non straniamoci se la persona con cui parliamo vuole dirci poco. Nessuno ci deve nulla, ma se si parte con la volontà di sapere, genuinamente, di capire, allora tutto andrà bene, anche se a volte ci dimentichiamo che una persona nella nostra vita sta facendo il Ramadan e le chiediamo se vuole mangiare qualcosa. L'importante è farlo in buona fede. Parola di Denise Primbert.