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Benedetta Pilato ed Elisa Di Francisca: la competizione tra donne in diretta tv

Ageismo, boomerismo e produttività: di chi è la colpa?

Benedetta Pilato ed Elisa Di Francisca: la competizione tra donne in diretta tv Ageismo, boomerismo e produttività: di chi è la colpa?

Si stanno tenendo a Parigi le Olimpiadi 2024, e il mondo tiene il fiato sospeso. Sui social, gare di scherma, sciabola, nuoto e tiro al piattello vengono commentate con passione, e gli occhi di tutti non riescono proprio a staccarsi dai canali dello sport. Nuove personalità vengono a galla, giovani atleti alla prima olimpiade incontrano le simpatie o le antipatie del pubblico, promettendo di monopolizzare la nostra attenzione per tutta l'estate, o almeno finché non partiremo per le vacanze. Non può mancare, ciliegina sulla torta, la polemica. L'ultima, che si basa tutta sui commenti che Elisa Di Francisca ha fatto su Benedetta Pilato, ci offre degli spunti di riflessione sulla competizione tra donne, sulla guerra tra generazioni e sul mito della vittoria e della produttività a tutti i costi. 

Benedetta Pilato ed Elisa Di Francisca, cosa è successo

Andiamo con ordine. Il 29 luglio si è svolta a Parigi la finale dei 100 metri a rana femminili. A un centesimo dal podio si è fermata Benedetta Pilato, nuotatrice tarantina di 19 anni. Alla fine della gara, tra le lacrime e il riso, la ragazza ha esclamato: "È il giorno più bello della mia vita, comunque sia andata" e poi ha spiegato: "Ci ho provato fino alla fine, mi dispiace, però le mie sono lacrime di gioia, ve lo giuro. Un anno fa non ero neanche in grado di farla questa gara. Ci ho provato dal primo metro. Questo è solo un punto di partenza". Qualche giorno prima, in occasione della qualificazione alla finale, aveva raccontato di aver affrontato tanti cambiamenti nell'ultimo anno, e di essere cresciuta tanto. Insomma, tutte le emozioni che una ragazza talentuosa può provare al cospetto di un evento sportivo di portata mondiale, anche se concluso "solo" al quarto posto. Non a tutti è piaciuto questo atteggiamento positivo e propositivo. Elisa Di Francisca, ex schermitrice classe 1982, nel commentare la cosa sui canali Rai ha espresso perplessità, dicendo: "Sinceramente non l'ho capita. Ci è rimasta male, obiettivamente male. Non è possibile. È assurdo, è surreale questa intervista. Che ci è venuta a fare? Io rabbrividisco, dico solo questo".

Il polverone social: ageismo o boomerismo?

Sui social network questi commenti non sono piaciuti. C'è chi ha accusato Di Francisca di stare sfogando le proprie insoddisfazioni su una ragazza più giovane di lei, chi ha rilevato come essere felici di un quarto posto a 19 anni non sia poi così assurdo, chi semplicemente ha fatto notare che arrivare alle Olimpiadi è già un traguardo, soprattutto in giovane età e dopo un anno comunque pieno di avvenimenti e, pare, qualche problematica fisica. Le fazioni sembrano essere due: chi sostiene che la campionessa di scherma si sia messa in competizione con la nuotatrice, portando avanti la retorica che vuole la Gen Z come nullafacente e improduttiva e sottolineando il proprio potere e la propria autorevolezza, quindi si sia tacciata di boomerismo, e chi invece si scaglia contro questi primi, sostenendo che non è una questione di età e che chiunque se la prenda con Di Franscisca si macchia di ageismo, quindi di discriminazione per chiunque sia più vecchio.

Una riflessione sulla competizione tra donne, sulla guerra generazionale e sul valore dato alla giovinezza

Quello che rileviamo noi, invece, è che la competizione tra donne basata sull'età non solo esiste ma è anche attivamente alimentata dalla società, e se Di Francisca l'ha portata sullo schermo lo ha forse fatto in maniera inconscia, inconsapevole. Senza andare a scomodare la retorica e il lessico incel, che sta diventando sempre più mainstream, non è difficile notare come le donne, a mano a mano che invecchiano, vengano considerate meno valevoli, come trovare lavoro per una donna più avanti con l'età sia difficile, come la giovinezza venga considerata un valore, un simbolo, come gli uomini spesso amino accompagnarsi con donne più piccole, mentre quelle più grandi diventano praticamente trasparenti, dimenticate negli angoli. È inevitabile che si crei della competizione, che però non serve a nessuno, se non agli uomini e al potere, che si beano nel vedere come donne, campionesse, sportive si scaglino l'una contro l'altra per loro, per dimostrare qualcosa al mondo. Si inserisce, dentro a questa dinamica, anche il tema guerra tra generazioni, in questo caso tra millennial e Gen Z, che ci mostra la sua aridità in tutta la sua evidenza. Niente di tutto questo è costruttivo, anzi, ci rende miopi e rabbiosi. Non sarebbe più utile unire le forze, come donne e come persone giovani?

La produttività a tutti i costi non serve a nessuno

Ancora, questo scontro - che la Pilato ha commentato su Instagram semplicemente condividendo opinioni altrui e mostrando tutta la sua perplessità in maniera indiretta - ci dice qualcosa su una società basata sulla produttività, in cui il valore degli esseri umani viene deciso in base a cosa conquistano, e deve essere tangibile (in questo caso una medaglia, ma spesso anche dal punto di vista economico) altrimenti non vale. Una società in cui la prepotenza e la presunzione sono visti come positivi, mentre l'emozione è segno di debolezza, una società in cui se non vinci non vali, anche se ti sei impegnato, anche se riesci a vedere (come Benedetta Pilato ha dimostrato di saper fare) che questo impegno ha tutto il valore del mondo.