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Morfologia delle immagini di buongiorno

Da fenomeno boomer a meme girlypop sulla difficoltà dell'esistenza

Morfologia delle immagini di buongiorno Da fenomeno boomer a meme girlypop sulla difficoltà dell'esistenza

Buongiorno, caffè???? Se negli ultimi anni avete dato un'occhiata a Facebook o siete stati inseriti in un gruppo di Whatsapp con la vostra famiglia allargata, appena prima di silenziarlo per 1 anno intero forse avete avuto l'occasione di vedere une delle tante immagini di buongiorno che inquinano la internet sfera come cartacce ai bordi delle strade. Ce ne sono svariate: con i cagnolini, con le rose, con le scritte glitterate, con Gesù. Alcune sono genericamente carine, altre sono dedicate ad occasioni particolari: Natale, Pasqua, Festa delle Donne e così via. Ce ne sono a connotazione laica e religiosa, con scritte lunghe o semplicemente con un breve augurio o una frase motivazionale e poetica.

Le immagini del buongiorno nascono come boomerata

La loro prerogativa? Essere assolutamente non ironiche, essere inoltrate in tutti i gruppi over 50 in cui avete avuto la disgrazia di essere aggiunti per vari motivi e non avere un'origine unica e individuabile. Non si sa da dove arrivino, semplicemente emergono sul web, in una fonte infinita senza apparente demiurgo o con troppi creatori da poterli contare. Un rito collettivo senza autore in cui si partecipa quasi sotto obbligazione, e infatti nei trend Google compaiono spessissimo le parole "immagini buongiorno". La loro completa mancanza di ironia e contestualizzazione le rende solo più divertenti quando rubate dal loro ecosistema, perfette per essere utilizzate come reaction pic post-ironiche.

E si evolvono sotto i nostri occhi grazie alla Gen Z

Su questo filone le immagini buongiorno si trasformano e diventano intergenerazionali. Internet è fluido, internet non riconosce barriere di ironia, di età, di geografia. Ed ecco che le immagini del buongiorno, glitterine ed esagerate, camp e kitsch, diventano intere pagine su Instagram di meme che parlano della fatica di svegliarsi, di andare in bagno, di sopravvivere al lavoro, alle e-mail, alla pioggia, allo stress. Post chiassosi ma anche densi di significato, sono diventati una modalità di espressione del contemporaneo, condivisi compulsivamente nelle storie Instagram dei nostri contatti. E a volte ci finiscono dentro anche i personaggi della cultura pop italiana e internazionale, per non farsi mancare proprio nulla.

La differenza sta negli occhi di chi guarda

La cosa più buffa è forse che queste due modalità esistono in due bolle separate che non si toccano mai. Perché il modo di guardarle è diametralmente opposto, e perché probabilmente se nostro zio 65enne vedesse queste esplosioni compulsive di glitter, lamentele, cagnolini con gli occhiali da sole e gattini sullo skateboard, non le capirebbe o non riuscirebbe a guardarle con l'ironia un po' cinica un po' patetica che tanto caratterizza la Gen Z e i millennials, anzi le prenderebbe sul serio e deciderebbe di diffonderle. È un grande generational divide che fa riflettere sul modo in cui i contenuti vengono letti online e apre un dibattito sull'effetto dei social sulle diverse generazioni. Intanto, però, ci facciamo una risata.